Dico: il pensiero del Vescovo

I Dico, la famiglia, le convivenze, i rapporti tra Chiesa e Stato.
14-03-2007

Perchè la Chiesa è contraria a che dei conviventi possano avere diritti, per tutelare magari la parte più debole tra loro o permettere cose piuttosto di buon senso?

La chiesa non è contraria a questo, sia ben chiaro. Anzi è favorevole a che siano risolti certi problemi umani legati ai diritti delle persone. La Chiesa è più che d’accordo sul fatto per es. che ciascuno possa farsi assistere nella malattia anche in ospedale da chi vuole, con la possibilità di decidere in sua vece in certi casi estremi. La Chiesa desidera che siano riconosciuti e tutelati i diritti dei più deboli; che sia ri-conosciuto magari un certo qual diritto di successione o di reversibilità a chi è stato accanto ad un altro e lo ha sostenuto o anche di alimenti se nel bisogno e fosse sta-to allontanato ingiustamente. Se ne può discutere, ci mancherebbe altro. La Chiesa ritiene che la legge possa provvedere a certe cose, applicando ed esplicitando i di-ritti di ciascuna persona.

Qui però sta il punto. Quello che la Chiesa ritiene profondamente sbagliato, per il bene della società ed anche per coloro che vi sono implicati, è che si voglia dare alle convivenze in quanto tali una legittimazione che le avvicini in qualche modo alla famiglia fondata sul matrimonio, facendo scaturire i diritti da tali convivenze. Per risolvere i problemi, veri, che si sono affacciati in questi anni, non c’è alcun bisogno di dare riconoscimento giuridico alle convivenze. Basta applicare il codice civile, in special modo quanto vi si dice a proposito dei contratti. Se proprio si vuole, si po-trebbe fare eventualmente una piccola legge esplicativa dei diritti di ciascuna per-sona. Si evitano così confusioni deleterie e diseducative, senza oltretutto andare contro il dettato della nostra Costituzione che riconosce come famiglie unicamente quelle fondate sul matrimonio, attribuendo solo ad esse in quanto tali tutta una se-rie di diritti.
Nel ribadire queste cose, la Chiesa si appella alle coscienze, ritenendo di fare il bene della società e delle persone, non tanto un bene ‘cattolico’, bensì semplice-mente umano. Pensa infatti che equiparare legalmente le convivenze alla famiglia fondata sul matrimonio sia alla fine un male, un’involuzione della società.

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