Quest’anno la Pasqua la vedo macchiata di sangue. Lo è sempre, naturalmente, per quello versato da Cristo per noi fino all’ultima goccia. Ma negli ultimi giorni, al suo se n’è mescolato dell’altro: quello del vescovo Rahha in Iraq, rapito ed ucciso, inerme testimone di una secolare presenza cristiana ora seriamente minacciata, e quello delle vittime del Tibet, in gran parte religiosi buddisti, schiacciati da chi per interessi economici, ideologici e di potere, non vuol lasciare alla religione la libertà di espressione.
L’uccisione del vescovo cattolico caldeo di Mossul ci richiama alla tragica situazione dei cristiani in Medio Oriente, oppressi da ogni parte, costretti a emigrare, a lasciare la propria terra che essi abitano non da stranieri, ma da antichi residenti. Pochi si curano di loro, perché i cristiani sono inermi, discepoli di un crocifisso, pacifici, ma paradossalmente ingombranti. Alla fin fine non interessano ad alcuno e quindi nessuno si mobilita per loro o reclama o anche solo offre spazi adeguati nei vari mezzi di comunicazione.
Il mio augurio pasquale vuole portare quest’anno nelle nostre case il ricordo di questi straordinari fratelli nella fede, nella convinzione che ricordarli e sentirseli accanto, dà loro forza per non scoraggiarsi e tirare avanti, sorretti dalla certezza della luce della Risurrezione di Cristo che vince ogni male.
Non meno drammatica è la situazione del Tibet, da decenni sottomesso e represso soprattutto per la sua profondissima anima religiosa. Quei monaci buddisti non sono lontani dal Regno di Dio. Pur non essendo cristiani, esprimono una grande spiritualità ed un’etica di notevole valore. Semplicemente in quanto esseri umani hanno diritto alla libertà per sè e per il popolo al quale appartengono e debbono poter manifestare liberamente le proprie convinzioni spirituali che ritengono importanti per
Buona Pasqua allora a tutti, nel ricordo anche di questo popolo oppresso. La Risurrezione di Cristo è un fatto, un evento, la cui luce d’amore squarcia le tenebre del mondo fatto spesso di odio e violenza. Il mattino di Pasqua è ragione di speranza perchè ci fa dire che dove all’apparenza c’è solo sconfitta, lì può trionfare
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