Annunciare il Vangelo della Speranza nelle famiglie e tra i giovani

Ai presbiteri e diaconi, religiosi e religiose,

ai laici tutti della Chiesa di San Miniato


 

La riflessione che propongo quest’anno sulle famiglie e sui giovani conclude il nostro itinerario pastorale 2005-2011, con il quale abbiamo cercato di rispondere all’invito del Signore trasmessoci dall’apostolo Pietro: ‘Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi’ (cfr 1 Pt 3,15). 

Venti minacciosi increspano paurosamente le acque in cui navighiamo e la Chiesa ‘ come ci ricordò con parole forti e profetiche l’allora card. Ratzinger nella Via Crucis del 2005 al Colosseo ‘ a volte ‘ci sembra una barca che sta  per affondare, una barca che fa acqua  da tutte le parti e la cui veste e il cui volto sporchi ci sgomentano’. Noi però, con gli occhi rivolti all’immagine evangelica della barca sballottata dalle onde che non affonda perché in essa c’è il Signore, confidando dunque in Lui vogliamo guardare alle nostre famiglie e ai nostri giovani con grande fiducia. Per far cosa? Per provare a seminarvi di nuovo il Vangelo della Speranza, convinti che questo seme ha in sè tutta la capacità del frutto se trova terreno disponibile. Ma proprio perché sappiamo che il nostro terreno non è sempre pronto, vorremmo cercare di individuare anche i sassi, le spine e i rovi, la terra battuta di cui parla la parabola del ‘buon seminatore’ (Lc 8,4-15), tutto ciò che nei nostri cuori impedisce al seme di fruttificare. A partire da quella mancanza di fede che è forse l’ostacolo più grande alla fruttificazione del Vangelo in ciascuno di noi, nelle nostre famiglie e tra i nostri giovani.

L’itinerario pastorale 2005-2011 prevedeva nella sua conclusione una speciale attenzione ai ‘poveri’.  Oggi, famiglie e giovani vivono in una tale situa-zione di fragilità e di debolezza da potersi considerare a buon diritto luoghi di povertà. Occuparci di famiglie e di giovani è segno di carità; interessarcene è servizio d’amore. Nell’attuale crisi economica si riaffacciano ‘vecchie’ povertà che crede-vamo scomparse: famiglie che non  riescono ad andare avanti per l’insufficienza dello stipendio o la mancanza di lavoro; giovani che il lavoro non lo trovano o sono sottoposti a un precariato che rende problematico qualsiasi progetto per il futuro. Questioni serie, causate in gran parte da un ingiusto assetto dell’economia, dalla mancanza di rispetto della dignità dei lavoratori e dalla speculazione che arricchisce alcuni a danno degli altri. Bisogna perciò impegnarsi seriamente per un’effettiva riforma sociale e una concreta solidarietà.

Ma anche se tutte le nostre famiglie stessero  bene e tutti nostri giovani avessero un lavoro stabile e potessero comprarsi una casa, rimarrebbero purtroppo separazioni e divorzi, incomprensioni, disagi e violenza, alcool e droga ed una sfrenata licenza sessuale. La crisi delle nostre famiglie e dei nostri giovani non è primariamente di carattere sociale od economico: è morale e spirituale. È una ‘nuova’ povertà. Nasce dal vuoto interiore, dalla mancanza di un senso per la propria vita, dalle delusioni negli affetti, dalla mancanza di speranza nell’anima e quindi dalla solitudine. In definitiva dall’assenza di Dio dentro il cuore: di quel Dio d’Amore esigente che ti accoglie e ti abbraccia infinitamente e che si è rivelato in Gesù Cristo. Queste ‘nuove’ povertà non meno delle altre ci interrogano e chiedono speranza. 


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15-08-2010