In questi giorni d’inizio anno i gruppi sinodali sono chiamati a riunirsi nelle parrocchie per portare avanti la consultazione per il Sinodo della Chiesa universale. Al fine di facilitare il lavoro dei moderatori e dei segretari, chiamati a guidare gli incontri e redigere le relazioni finali, riportiamo la sintesi dell’incontro del Consiglio presbiterale che lo scorso 9 dicembre, sotto la guida del vescovo Andrea, si è trasformato in un gruppo sinodale.
La domanda di fondo da cui i membri del consiglio sono partiti per la loro preghiera e riflessione personale è stata questa: «Come stiamo vivendo il camminare insieme nella Chiesa?».
L’incontro è iniziato con la preghiera dell’Adsumus, poi ognuno ha esposto brevemente il frutto della propria riflessione e preghiera personale. Ad ogni intervento è stato assegnato un tempo di 2/3 minuti. Dopo un minuto di silenzio, i partecipanti hanno condiviso liberamente le mozioni interiori provocate in loro dall’ascolto degli altri. Dopo un’ulteriore breve pausa di silenzio, ciascuno è stato invitato a riassumere quanto emerso dal gruppo sinodale in una parola chiave o una frase.
Riportiamo di seguito la relazione finale che ne è scaturita.
«Tra i partecipanti si è creato un bel clima di ascolto reciproco. Ognuno si è sentito libero di esprimere il proprio vissuto personale, anche negli aspetti più faticosi, e questo ha avuto come reazione una maggiore comprensione e accoglienza. Questo ha generato anche il desiderio di una ulteriore “condivisione leggera”, con la proposta di ritrovarci tra preti per una gita o qualche altro momento di svago senza particolari vincoli, solo per il gusto di stare insieme e di conoscerci meglio. La questione che ha originato punti di vista differenti è stata l’attenzione o meno ai “lontani”. Molte delle esperienze condivise dai partecipanti hanno riguardato infatti la dimensione “ad intra” della Chiesa, mentre poco si è detto della gente “della strada”.
Gli aspetti su cui la Chiesa ha bisogno di conversione sono stati appunto segnalati nel clericalismo e nel farisaismo e in un’insistenza sulle regole e sui dogmatismi, non soltanto da parte dei preti ma anche da parte di laici impegnati. Questo genera in molti diffidenza e paura ad esporsi. Le aspirazioni espresse dai partecipanti hanno riguardato l’opportunità di fare un esame di coscienza, di concentrarsi su ciò che siamo piuttosto che su ciò che facciamo, il perdono reciproco per i torti e gli ostracismi subiti, e ancora l’importanza di andare incontro alle persone, di dare voce ai più piccoli e ai giovani, senza lasciare indietro nessuno ra le esperienze da valorizzare in vista della sinodalità sono stati indicati i gruppi di condivisione sulla Parola di Dio e sull’attualità, i pellegrinaggi e la pietà popolare, l’attenzione alla famiglia, l’accoglienza di gruppi e movimenti per la ricchezza che possono portare nelle parrocchie.
Le parole chiave conclusive sono state: abbassamento, servire, condividere, tempo libero (leggerezza), Parola di Dio, mondo, pulmino (giornata vissuta insieme), apertura, conversione, gioia, speranza, ascolto, umorismo, vedere negli altri l’immagine di Dio, gratitudine nel constatare l’azione dello Spirito, Babele e Pentecoste, cercare, continuità, stupore».
L’auspicio è che le sintesi, frutto del lavoro dei gruppi sinodali, facciano emergere ulteriori indicazioni e stimoli per il cammino della nostra Chiesa locale. Ma più che le relazioni scritte, il frutto più prezioso di questi incontri sarà senz’altro l’esperienza dell’ascolto che trasforma i cuori e che rinsalda i legami nella comunità.