Don Udoji Onyekweliha concluso il suo primo anno da direttore dell’Ufficio catechistico diocesano; è tempo dunque per lui, e per l’equipe che lo coadiuva in questo servizio, di primi bilanci e di sguardi sul futuro della catechesi nella nostra diocesi. In una chiacchierata fatta insieme abbiamo raccolto il suo pensiero e quello di alcuni membri dell’equipe che è composta da Paola Gennai, Monica Martini, Luca Poggi, Catia Piatelli, Carmelo Giunta, Roberta Solano, don Tommaso Bottie don Castel Nzaba.
La prima domanda la rivolgerei direttamente a te don Udoji: come valuti l’anno catechistico appena trascorso?
«È stato un anno davvero molto positivo, in modo particolare per la risposta entusiastica che abbiamo ricevuto sia dai catechisti che dai parroci, ma anche per il sostegno e l’apporto che il vescovo ha dato al nostro lavoro. Si è trattato di un nuovo inizio, perché siamo partiti proprio formando l’equipe, e in equipe abbiamo imparato da subito a condividere modalità e idee, raccontandoci anche le nostre esperienze personali. Un anno di scambio, che è servito soprattutto a gettare le basi su cui lavorare nei prossimi anni».
Su cosa sono stati indirizzati gli sforzi maggiori e come sono state recepite le novità dalle nostre comunità cristiane?
Risponde Catia Piatelli: «Il nostro obiettivo primario è stato quello di conoscere la realtà della catechesi in tutta la diocesi. A questo proposito abbiamo programmato un nutrito calendario d’incontri con i catechisti nelle diverse unità pastorali. L’altro sforzo è stato indirizzato a conoscere i catechisti stessi. Abbiamo rilevato quanto sia stato importante dare loro voce e esserci fatti conoscere, cercando di avvicinare l’ufficio catechistico alle diverse realtà parrocchiali. Ci siamo quindi concentrati sull’ascolto…, l’ascolto dei loro vissuti, delle loro esperienze; l’ascolto dei punti di forza da condividere con tutta la diocesi. Avevamo chiesto espressamente di evitare le lamentele. In questo modo sono emerse tante buone abitudini che le nostre parrocchie portano avanti. È patrimonio che poi verrà condiviso con tutti. La soddisfazione e la gratitudine per questi incontri d’ascolto è stata generale, tanto che, ad incontri terminati da un pezzo, continuiamo a ricevere messaggi e inviti, da parroci e catechisti, che chiedono di continuare a poter condividere ancora il loro percorso. Da questo punto di vista ci siamo sentiti veramente accolti dalle comunità che abbiamo incontrato, dai parroci e dai catechisti, che si sono messi a nostra disposizione con grande umiltà».
Per il prossimo anno pastorale cosa ci aspetta?
Risponde Paola Gennai: «Partendo da quanto è emerso dagli incontri effettuati, richiamati poco fa da Catia, e dall’ascolto sinodale, che ha fornito una cornice agli incontri stessi, per il prossimo anno pastorale stiamo allestendo un calendario di appuntamenti di formazione per tutti i catechisti, soprattutto per quelli che sono alla loro prima esperienza. Gli incontri si terranno nei mesi di ottobre, gennaio e febbraio. Restiamo inoltre disponibili a dare un seguito alle richieste di ascolto che continuano ad arrivarci da diversi catechisti e parroci. Pertanto l’ascolto prosegue e resta fondamentale per capire su cosa investire in base alle necessità che si presentano. A breve auspichiamo anche di creare una rete di collaborazione con tutti i referenti parrocchiali, in modo da conoscere bene le persone e le risorse che esistono sul territorio della diocesi».
Una novità sarà anche il libretto per organizzare l’esperienza catechistica con i ragazzi, che verrà presentato il prossimo 22 settembre in Cattedrale, in occasione del conferimento del mandato a tutti i catechisti della diocesi. Come è nato questo vademecum?
Risponde don Udoji: «Il libretto non è tanto una novità quanto piuttosto un’esigenza nata dagli incontri di ascolto sinodale che abbiamo vissuto. Raccoglie il frutto del lavoro svolto sino ad oggi; frutto di tutti questi incontri, ma anche degli scambi che abbiamo avuto col Vescovo, con i parroci e tra noi come equipe. È l’esito anche delle esperienze di formazione a cui abbiamo partecipato. Si tratta di spunti e suggerimenti che abbiamo cercato di mettere insieme. Vuole essere uno strumento di consultazione che aiuti a programmare gli incontri della catechesi dei ragazzi. Raccoglie anche le buone pratiche che abbiamo individuato in tutta la diocesi. Riteniamo infatti che una buona prassi consolidata in una parrocchia, possa diventare la soluzione a una necessità di un’altra parrocchia. Mettendo in comune le esperienze, il libretto può dunque aiutare a trovare nuove idee per l’attività catechistica. È insomma un aiuto a servizio dei catechisti e del loro impegno in parrocchia».
Il Vescovo ha scritto una lettera in occasione dell’avvio dell’anno catechistico, che contiene note pratiche per la catechesi dei ragazzi. Chiedo ancora a te don Udoji di parlarcene…
«Si, il Vescovo ha scritto quest’estate una lettera a tutti i parroci con delle note pratiche per la catechesi dei bambini e dei ragazzi. È un testo dove monsignor Paccosi fornisce indicazioni e disposizioni e dove ci chiede di adeguarci per realizzare un cammino comunitario come diocesi. Nello scritto il Vescovo indica l’età del cammino, della catechesi e anche dei sacramenti; le modalità di accesso, e punta soprattutto sul coinvolgimento delle famiglie, alle quali deve essere indirizzata la proposta di un’esperienza di fede comunitaria. In modo particolare il Vescovo sostiene che gli incontri con i genitori non devono avere soltanto carattere organizzativo, ma devono essere incontri vivi, di evangelizzazione, in modo che le famiglie facciano un’esperienze di Chiesa. Invita anche tutta la diocesi ad una catechesi fatta di esperienza. Il Vescovo ci indirizza, insomma, verso questo rinnovamento della catechesi, abbandonando l’impostazione scolastica che ormai ha fatto il suo tempo. È una lettera che invita a sentirci Chiesa unita, un’unica Chiesa di San Miniato, che anche nella diversità dei suoi territori deve mostrare comunione».
Il tema guida del prossimo anno (che dà anche il titolo alla giornata del 22 settembre) è una frase di Madre Teresa di Calcutta: “Una matita nelle mani di Dio”… Che significato hanno queste parole nel contesto del servizio catechistico alle nostre comunità?
Risponde Monica Martini: «Madre Teresa di Calcutta diceva che la matita è piccola e non può fare nulla da sola, ha bisogno di essere usata. Così anche noi catechisti, ispirandoci a questa frase ci lasciamo guidare da Dio, in modo che sia Lui a scrivere nelle nostre parrocchie, ma soprattutto nella vita dei ragazzi che ci sono affidati. È una frase che noi doniamo a tutti i catechisti, vuole essere un invito ad affidarsi a Dio sempre e soprattutto nei momenti di difficoltà, ma anche per combattere la rassegnazione, quel senso di fallimento che di fronte alle difficoltà talvolta affiora; per ricordarci che è Dio, in primis, ad agire. È un invito quindi anche alla preghiera, una raccomandazione a non dimenticare il Signore della vita».