Con la festa della Trasfigurazione, il 6 agosto, il calendario tocca il punto mediano dell’estate, offrendoci una piccola oasi di refrigerio spirituale nei giorni più torridi dell’anno. La liturgia ci concede infatti una sosta in un luogo appartato, il monte Tabor, dove il mistero del Dio incarnato si rivela in tutto il suo splendore. Marco, nel suo vangelo, ci regala una pennellata unica, di grande suggestione, descrivendo il Cristo trasfigurato con vesti che Beato Angeli (1438-1440) «divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche».

La Trasfigurazione di Giovanni Bellini
L’arte ha saputo catturare questa luminosità trascendente. Il Beato Angelico ad esempio, tra il 1438 e il 1440, realizza nella “cella 6” del convento di San Marco a Firenze un affresco della Trasfigurazione di straordinaria potenza, dove il fulgore della tunica di Gesù incornicia quasi tutto il campo visivo, creando un’icona per la contemplazione personale. Pochi anni dopo, la meditazione razionale e umanizzante del veneto Giovanni Bellini dipinge una Trasfigurazione (1478) serena, lontana da echi sconvolgenti con un paesaggio armonioso e misurato. Di tutt’altro tenore lo sfolgorante prodigio visivo orchestrato da Raffaello nella tela della Pinacoteca Vaticana (1518) in cui la tunica del Cristo, raffigurato nella parte alta dell’opera, garrisce potente, levata da terra come un vessillo in battaglia. Tutta l’opera è innervata da un dinamismo prorompente, cinematografico verrebbe da dire Anche la musica ha onorato questo mistero: Franz Liszt compose una “Trasfigurazione” nell’opera “Christus”, dedicando un intero movimento a questa manifestazione divina e ancora, nel 1969, Olivier Messiaen dedicò a questo mistero di luce e di bellezza un monumentale capolavoro. La storia poi, nei suoi molteplici incroci, ci segnala coincidenze affascinanti. Il 6 agosto è anche la festa di San Sisto, primo patrono di Pisa, e guardando il calendario delle date storiche pisane emerge un dato impressionante: i maggiori successi che imposero la repubblica marinara come potenza mediterranea avvennero sempre in questo giorno: nel 1003 l’ammiraglio pisano Orlandi sconfisse una flotta saracena nelle acque di Civitavecchia; nel 1005, sempre nel corso di una spedizione contro i Saraceni, i pisani conquistarono le città di Reggio Calabria, Amantea, Tropea e Nicotera; nel 1087, dopo aver espugnato Pantelleria, gli armigeri toscani sbarcarono in Africa conquistando le città di Zawila e Mahdia; nel 1119 le galee salpate dalle rive dell’Arno sconfissero la flotta genovese nelle acque di Porto Venere; nel 1135 venne conquistata Amalfi e nel 1282 fu ancora Genova a essere sconfitta nelle acque di Porto Venere. Tutte imprese immancabilmente accadute sempre in un 6 agosto. E rammentiamo per ultima la vittoria forse più celebre, quella del 6 agosto 1063, quando l’arrembaggio pisano forzò il porto di Palermo. Il bottino di quella impresa finanziò i marmi e le maestranze che diedero vita al Duomo in Piazza dei Miracoli, quel miracolo di luce bianchissima che ancora oggi si erge ai limiti nordoccidentali delle mura cittadine. Ma il 6 agosto 1284 segnò per Pisa anche il destino opposto: proprio nel giorno del loro santo protettore, i pisani subirono la cocente sconfitta della Meloria contro Genova, che decretò il loro tracollo come potenza marinara.
Una data che attraversa i secoli, abbiamo visto, portando eventi di luce e ombra. Nel 1806 ad esempio, Napoleone decreta la fine del millenario Sacro Romano Impero proprio in quel giorno, con l’abdicazione di Francesco I una sorta di “trasfigurazione” al contrario.

La Trasfigurazione di Raffaello Sanzio
E il 6 agosto 1945 ci richiama tragicamente la trasfigurazione luciferina della bomba su Hiroshima, una luce accecante come quella del Tabor – “il sole di Hiroshima” appunto che alle 8:16 del mattino uccide all’istante 80mila persone. Lo stesso giorno che celebra la luce divina testimonia anche l’ombra più cupa dell’ingegno umano. Venendo ad anni più vicini a noi: il 6 agosto del 1991Tim Berners-Lee mette in rete il primo sito internet, dando vita al fenomeno del www, una “trasfigurazione” tutta laica che permea oggi in modo importante le nostre vite. E nel 1993 Giovanni Paolo II sceglie questa data per pubblicare l’enciclica dedicata alla teologia morale, Veritatis Splendor: lo splendore della verità, uno dei vertici del suo pensiero. Ritornando più specificamente alla festa liturgica della Trasfigurazione, occorre dire che è dall’anno 1457che si celebra al 6 agosto, quando papa Callisto III la inserì nel calendario liturgico romano, estendendola alla Chiesa universale, come ringraziamento per la vittoria ottenuta sui Turchi a Belgrado il 6 agosto 1456. Questa data fu scelta anche perché, secondo una tradizione, l’episodio della Trasfigurazione narrato nei Vangeli sarebbe avvenuto quaranta giorni prima della Crocifissione. Poiché la festa dell’Esaltazione della Santa Croce veniva già celebrata il 14 settembre, la Trasfigurazione fu fissata proprio al 6 agosto anche per questo motivo. Concludiamo con una nota locale: nella nostra diocesi, a San Miniato Basso, sorge dal 2009 una chiesa dedicata alla Trasfigurazione. La sua forma ellittica, rivestita di marmi della Terra Santa, non lascia indifferenti. Chi l’ha pensata, l’architetto Silvia Lensi, le ha conferito una caratteristica unica: quando il sole è senza nubi, la luce che sgorga all’interno è così intensa che «bisognerebbe entrarci con gli occhiali da sole». La luce si sfrangia infatti sulle pareti candide, sulle icone d’oro, sugli arredi chiari, come in un caleidoscopio che richiama vividamente l’immagine biblica del Tabor. Ecco, il 6 agosto, potrebbe essere l’occasione per vivere questa festa andando a Messa proprio nella chiesa della Trasfigurazione, dove la luce stessa diventa preghiera.

La chiesa della Trasfigurazione a San Miniato Basso