San Miniato, 20 Febbraio 2022

Un nuovo sacerdote per la nostra diocesi, è Marco Paoli originario di Capannoli

Intervista di Francesco Fisoni

Marco Paoli è stato ordinato presbitero domenica 20 febbraio, alle ore 17, nella chiesa Cattedrale dal vescovo Andrea. Gli inizi del suo cammino di crescita umana e cristiana sono profondamente radicati nella parrocchia di Capannoli, al tempo in cui era parroco don Morello Morelli, cui Marco dedica, nell’intervista che gli abbiamo rivolto, parole di grande affetto e gratitudine.

 

Marco Paoli, 38 anni originario della parrocchia di Capannoli, questo 20 febbraio – VII domenica del Tempo ordinario – è stato ordinato sacerdote in Cattedrale dal vescovo Andrea. Diventato diacono lo scorso anno, in un periodo difficile come quello della pandemia, in cui con ancor maggior forza è stato avvertito il bisogno di segni di speranza e di futuro, Marco è stato accompagnato nel suo percorso verso il presbiterato dai familiari, dalla comunità parrocchiale d’origine, da quella in cui presta servizio, Cerreto Guidi, e dalla comunità del Seminario di Firenze, dove ha compiuto la sua formazione con il rettore don Gianluca Bitossi. Siamo andati a conoscerlo per ascoltare da vicino la sua testimonianza e per farci raccontare nei particolari il cammino che lo ha condotto fino al sacerdozio.

 

Marco, quali sono state le figure che maggiormente hanno influito sul tuo percorso umano e cristiano?

Posso dire che sono grato a molti, che con la loro vita e il loro esempio mi hanno testimoniato la fede. Anzitutto ai miei genitori, che con la loro premura e attenzione alla mia educazione umana e cristiana, mi hanno trasmesso il valore e la fondamentale importanza della partecipazione all’eucaristia domenicale. Alle mie nonne, le quali erano molto assidue nella recita del santo rosario e avevano una particolare devozione a Maria Santissima di Montenero. I tanti sacerdoti che ho avuto la grazia di incontrare, primo fra tutti don  Morello Morelli, sia precedentemente che durante gli anni di preparazione in seminario. È stato con lui, sacerdote e parroco di Capannoli, che ho ricevuto i sacramenti dell’iniziazione e i primi insegnamenti sulla vita cristiana. Uomo colto e di preghiera, molto stimato e ben voluto da tutti i capannolesi, è stata una figura luminosa di sacerdote sapiente. Vorrei rammentare, fra i molti, anche don Erino Toni, primo parroco e fondatore della chiesa di San Donato in San Miniato, che conobbi casualmente durante un pellegrinaggio a un santuario mariano. Ormai già avanti con l’età e in pensione, si rese comunque disponibile per seguirmi personalmente. Di lui ricordo la grande spontaneità e semplicità, la sincerità e la trasparenza, sempre allegro e gioioso, pronto ad ascoltare e ad accogliere chiunque bussasse alla sua porta. Vorrei anche ricordare, per il confronto e i preziosi consigli ricevuti durante questi anni di preparazione, don Roberto Malizia, attuale parroco di Capannoli, e don Paolo Barnini, parroco in Selvatelle, paese confinante. E assieme a loro tutta la comunità dei formatori del seminario di Firenze, e gli altri sacerdoti che ho incontrato in questi anni. Nonché i tanti laici e laiche che mi hanno sostenuto e incoraggiato con la loro vicinanza e preghiera.

 

E come e quando è arrivata la chiamata particolare al ministero ordinato?

La decisione di entrare in seminario non è arrivata improvvisa, ma è stata piuttosto il punto di arrivo di un altro percorso iniziato diversi anni prima. Un cammino personale fatto di ricerca sul senso della vita, sulla necessità ad un certo momento di capire come stessero davvero le cose e se vi fosse davvero un fine ultimo nell’esistenza. Andando alla ricerca di risposte a queste e ad altre domande mi sono “incontrato”, in una maniera radicalmente nuova, con quel Dio di cui ci parla la Bibbia, ma con il quale non avevo poi opportunamente approfondito il rapporto dopo aver ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana, e del quale, nonostante le mie frequentazioni domenicali alla santa Messa, avevo poca esperienza diretta. Così, quasi senza accorgermene, trovando sempre più risposte a ciò che andavo cercando, ero giunto a domandarmi se davvero il Signore mi stesse davvero chiedendo di mettere in discussione tutto quanto avevo fino ad allora progettato. Mi ha aiutato a dire quel “si” al generoso e sorprendente invito di Dio per “stare con lui” e per essere “mandato a predicare” (cfr. Mc 3,14), il rapporto con la creazione. Spesso infatti, quando mi era possibile, avevo l’esigenza di sostare un po’ di tempo in silenzio in luoghi naturali. In quei contesti mi era più semplice ascoltare con chiarezza la voce di Dio, in quanto la «coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità» (Gaudium et Spes, n. 16). È stata altresì importante per me, la visita ai numerosi luoghi di culto che costellano il nostro bel territorio pisano e fiorentino. Per mezzo di una vera e propria “immersione” nel cristianesimo, capace di farsi architettura ed arte, ho potuto comprendere sempre di più la bellezza e l’importanza, anche culturale, della fede cristiana, rimanendo oltremodo affascinato ed edificato anche dalle vite di tanti santi che qui si possono riscoprire, sempre attuali e cariche di profondo significato. Poi, in seguito alla mia partecipazione ad un ritiro estivo ad Assisi organizzato dai frati minori della Porziuncola, ebbi l’opportunità di avere un colloquio con l’allora vescovo di San Miniato monsignor Fausto Tardelli, il quale, dopo avermi ascoltato attentamente, mi prospettò di fare una prova di un anno in seminario a Firenze, per verificare se davvero fosse quella la strada che Dio aveva tracciato per me e che io, pian piano, forse stavo iniziando a percorrere. Ad oggi posso dire che il tempo ha dato ragione al vescovo Fausto, e ho così proseguito fino ad oggi, sotto la paterna guida del nostro attuale vescovo Andrea, il mio cammino verso l’ordinazione sacerdotale.

 

Come desideri, Marco, declinare il tuo servizio all’interno della Chiesa?

Dando ampio spazio certamente alla liturgia, sia essa quella delle ore con la recita del breviario quotidiano – che per i ministri ordinati è un dovere d’ufficio – sia quella della celebrazione del «sacrificio eucaristico, fonte e apice di tutta la vita cristiana» (Lumen Gentium, n. 11), nonché la celebrazione degli altri sacramenti e sacramentali. Credo sia molto importante riportare all’attenzione dei fedeli anche la meditazione personale della Parola di Dio, unitamente alla conoscenza dell’insegnamento della Chiesa, per camminare insieme come popolo di Dio, certamente nella realtà contingente di questo mondo materiale, ma consapevoli che la meta ultima è eterna e trascendente, che va oltre le dimensioni misurabili, controllabili e visibili cui siamo abituati.

 

Come hanno vissuto (e stanno vivendo) i tuoi familiari e i tuoi amici questa scelta di servizio nella Chiesa?

I miei familiari e amici hanno visto da vicino e vissuto questo mio percorso, protrattosi negli anni e adesso sfociato definitivamente nel servizio ministeriale, con stupore, entusiasmo e positività, sempre sostenendomi nel proseguire, augurandosi e augurandomi che un giorno sarei giunto veramente dove il Signore Dio aveva pensato per me. In questo momento, davvero così unico e speciale, sono molto felici ma al contempo anche molto emozionati almeno quanto me!

 

A chi va il tuo pensiero in questa occasione particolare?

Va sicuramente anzitutto a tutti coloro che in questi anni si sono fatti vicini e presenti a me, soprattutto con il pensiero e la preghiera, sostenendomi e incoraggiandomi in tanti modi. In particolare i miei familiari, i miei amici, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i laici e le laiche conosciuti nel corso di tutti questi anni, siano essi ancora viventi oppure già ad osservarci dal cielo. Ciascuno di essi ha lasciato qualcosa nella mia vita, che porterò indimenticabilmente per sempre con me. Infine, in questo giorno di grazia così grande, il mio pensiero e la mia preghiera vanno in maniera particolare anche a tutti quelli che soffrono nel corpo e nello spirito a causa di malattie, persecuzioni, violenze e ingiustizie.