Nell’ambito degli incontri «Al Caffè del Poggio», giovedì 18 luglio alle 21,30 sul Poggio Salamartano a Fucecchio, si terrà la presentazione del libro «Don Mario Santucci, una guida per il nostro cammino con i ricordi di chi lo ha conosciuto» (Edizioni Dell’Erba).
Alla serata interverranno don Andrea Cristiani, don Idilio Lazzeri, don Giorgio Rudzki e i curatori del libro Marco Bitossi, Alberto Malvolti e Mariella Santucci.
Riportiamo di seguito il ricordo che gli dedicò don Idilio Lazzeri sul settimanale diocesano «La Domenica» all’indomani della morte, avvenuta il 7 aprile 2011. Don Lazzeri ha condiviso con don Santucci 40 anni di impegno pastorale nella parrocchia della Collegiata a Fucecchio.
«Don Mario Santucci, 72 anni, dopo una breve malattia, ha cessato di vivere nel tempo il 7 aprile scorso (2011 ndr). Ha sorpreso tutti la sua scomparsa.
A Fucecchio dal 1963, anno in cui fu ordinato presbitero, prima come coadiutore in Collegiata, poi, dal 17 dicembre 2006, come parroco nella parrocchia di Santa Maria delle Vedute. Anche la parrocchia di San Gregorio a Torre lo ha avuto per diversi anni come preziosa ed apprezzata guida. 47 anni di servizio pastorale in cui don Mario ha sentito i fucecchiesi come suoi familiari e Fucecchio lo ha considerato sempre fratello e padre.
Le parrocchie della Collegiata, della Torre e di Santa Maria delle Vedute hanno fatto esperienza della fede viva, dell’entusiasmo con cui viveva la sua missione di pastore. Ognuno potrebbe raccontare come lo ha sentito vicino nei momenti di gioia e in quelli della sofferenza: le coppie che ha preparato e sposato, gli ammalati che ha visitato, persone che hanno trovato in lui sensibilità di ascolto e conforto.
Per Fucecchio don Mario è stato un riferimento per tutti. In lui tutto era finalizzato a compiere bene la missione da Dio affidatagli: la meditazione costante della Parola di Dio, il nuovo respiro offerto dal Concilio Vaticano II da lui raccolto e diventato, insieme ad altri, oggetto di particolare riflessione (gli anni del “Poggio”), l’attenzione a quanto avveniva nella società, il desiderio di relazionarsi con tutti, la percezione del ruolo di educare alla fede, la ricerca di come annunciare Cristo in un mondo secolarizzato. Non possiamo dimenticare il tempo e la passione impegnati nell’amministrazione del sacramento della penitenza e la ricerca costante da parte di molti della sua guida spirituale. Di questo era felice come lo era di essere prete. Ha comunicato con gioia il messaggio cristiano.
Non ha mai perso tempo nella sua vita sempre aggrappata all’essenziale. E anche la morte lo ha colto nel suo campo di lavoro. La formazione dei giovani ha trovato in don Mario l’impegno maggiore: la scuola cui ha donato il meglio di sé anche in tempi difficili; i gruppi parrocchiali da cui sono sorte vocazioni al sacerdozio o a seri impegni nel sociale; la formazione dei catechisti anche a livello diocesano.
Non è mai mancato di creatività, di fantasia per annunciare il Signore ai piccoli. La sua nutrita cultura e la sua personalità lo hanno fatto apprezzare nel mondo della scuola (alunni e colleghi), ma questo non gli ha mai impedito di farsi vicino alla persona povera, ultima. La chiesa di Santa Maria delle Vedute, ove la salma è stata esposta fin dal mattino dell’8 aprile, è stata costantemente gremita di gente per rendere omaggio al defunto: alla preghiera di suffragio dopo cena si sono resi presenti in molti, specialmente giovani.
Alla Messa esequiale presieduta dal vescovo e concelebrata da quasi tutti i sacerdoti della diocesi, la chiesa non è riuscita a contenere i partecipanti. Sul volto di tutti il dolore, la riconoscenza, lo stupore per un distacco imprevisto. Fucecchio e la diocesi perdono un sacerdote che ha regalato a tutti una grande ricchezza di fede e di impegno pastorale.
Ma non viene meno la speranza che i molti giovani che hanno avuto la gioia di conoscere e di apprezzare la testimonianza di don Mario, come si è espresso il vescovo al termine della celebrazione, sia feconda di nuove vocazioni al ministero presbiterale. È la fecondità che tutti ci aspettiamo dalla sua vita generosamente offerta per la Chiesa e per la società».
(Don Idilio Lazzeri – da «La Domenica» del 17 aprile 2011).