Ottobre è il mese tradizionalmente dedicato alle missioni, in cui tutti siamo invitati a sostenere l’opera evangelizzatrice della Chiesa nel mondo. La veglia missionaria diocesana di sabato 19 a Capanne è uno degli appuntamenti volti a sensibilizzare e a far pregare per questa intenzione, ma in tutte le nostre parrocchie non deve mancare un momento di riflessione e di coinvolgimento su un tema così importante. La missione ad gentes (“verso i popoli”) deriva direttamente dal mandato di Cristo Risorto agli apostoli: «Andate e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19). Un imperativo per tutti i cristiani, chiamati a contribuire affinché l’annuncio del Vangelo raggiunga ogni angolo della terra. Ma perché è così importante oggi, in un mondo globalizzato, continuare a parlare di missione.
Nel Concilio Vaticano II, il decreto Ad gentes ribadisce che la Chiesa è, per sua natura, missionaria. La missione non è dunque un’attività tra le altre, ma il cuore pulsante della sua esistenza. Senza missione, la Chiesa tradirebbe la sua stessa vocazione. Al centro della missione c’è l’amore. Annunciare Cristo ai popoli significa condividere il dono più grande che la Chiesa possiede: la rivelazione del volto di Dio come Padre misericordioso, vicino a ciascuno di noi. La missione ad gentes non è quindi una forma di proselitismo aggressivo o un’imposizione della fede, ma è un invito alla libertà, alla verità e alla pienezza della vita. La missione è un’espressione del dinamismo stesso dell’amore che non può rimanere chiuso in se stesso, ma tende ad espandersi.
Nel contesto attuale, la missione ad gentes assume nuove sfide e nuovi significati. La Chiesa non può limitarsi a una semplice presenza nelle regioni già evangelizzate, ma deve continuare a rivolgere lo sguardo alle “periferie”, sia geografiche sia esistenziali. Le periferie geografiche sono quelle zone del mondo dove il Vangelo è ancora sconosciuto o non è stato pienamente accolto. Le periferie esistenziali sono quei luoghi del cuore umano dove regnano la sofferenza, la solitudine, l’ingiustizia e la disperazione. Papa Francesco ha più volte sottolineato l’importanza di una “Chiesa in uscita”, capace di andare incontro a tutti, senza paura di sporcarsi le mani. Questa dinamica missionaria è cruciale in un mondo che si è in gran parte allontanato dai valori cristiani o che li fraintende.
Un aspetto fondamentale della missione nel mondo contemporaneo, inoltre, è il dialogo interreligioso. La Chiesa è consapevole che viviamo in un mondo multiculturale e plurireligioso, e per questo il dialogo con le altre religioni diventa una parte essenziale della missione. Tuttavia, questo dialogo non deve mai sostituire l’annuncio esplicito di Cristo. Come sottolineato nella Dichiarazione conciliare Nostra Aetate, la Chiesa riconosce i semi di verità presenti in altre tradizioni religiose, ma crede fermamente che la pienezza della verità si trova in Cristo. La missione ad gentes non può rinunciare a questo annuncio, pur rispettando e valorizzando le culture e le fedi con cui entra in contatto. Oltre all’annuncio del Vangelo, la missione ad gentes ha sempre comportato un impegno concreto per lo sviluppo umano integrale. L’opera missionaria della Chiesa, infatti, è spesso associata all’educazione, alla sanità, alla difesa dei diritti umani e alla promozione della giustizia sociale. In molti contesti, i missionari sono stati pionieri nell’introduzione di scuole, ospedali e infrastrutture fondamentali. Questa dimensione sociale della missione è strettamente legata al messaggio evangelico, poiché l’annuncio del Regno di Dio include la promozione di una vita dignitosa per tutti. La missione ad gentes è quindi anche una testimonianza di carità e di servizio verso i più poveri e gli emarginati. Lungi dall’essere qualcosa di lontano dalle nostre comunità di antica tradizione cristiana, un’attività appannaggio di pochi cuori generosi, la missione rimane il compito principale di ogni battezzato. Tutti siamo chiamati a essere missionari, non solo a parole, ma soprattutto con l’esempio della nostra vita. In questo mese missionario di ottobre, siamo quindi invitati a rinnovare il nostro impegno, chiedendoci come possiamo, nel nostro piccolo, sostenere l’annuncio del Vangelo e la costruzione di un mondo più giusto e fraterno.