Dopo un periodo di trattamento biotal con cui la pala è stata disinfestata dai tarli ed il completo restauro operato dalla dottoressa Sandra Pucci, la Pala del maestro Giuseppe Fontanelli “Bissietta”, commemorativa delle Vittime dell’eccidio del duomo del 22 luglio 1944, è tornata alla sua splendida bellezza nel sito della chiesa della SS. Trinità, detta della Misericordia, ove era stata collocata nel 1974, entrando a far parte del suo patrimonio artistico.
La cerimonia si è svolta sabato 25 luglio, a San Miniato, con la partecipazione del vescovo Migliavacca, del sindaco Giglioli e con la presenza dei familiari del pittore: Jeanette, Andrea e Roberto Maier. Giuseppe Fontanelli, detto “Bissietta”, negli ultimi anni della sua vita, dopo 20 anni vissuti in Australia, nel 1970 rientrò in Italia ed a San Miniato trascorse i suoi ultimi anni. Il prof Luca Macchi, nella sua presentazione, ha colto gli aspetti salienti di quella fase della sua vita artistica: «La sua pittura – ha detto – in questi anni, giunge al suo culmine artistico: è fatta di rigore geometrico e di scale cromatiche, ma anche di visione sospesa. Infatti nei titoli dei suoi quadri di questi anni è spesso presente il termine “incantesimo”, “Incantesimo su San Miniato”, “Incantesimo su Perugia”, “Incantesimo con la torre di Matilde” ecc.. È una pittura velata di favola.
Questo modo di dipingere è l’approdo finale del suo percorso artistico, percorso lungo fatto di sperimentazioni. I dipinti di questi anni – ha proseguito Luca Macchi – si presentano come formati da preziose tessere di mosaico o come luminose vetrate medioevali, comunque visioni risultate attraverso una scomposizione cromatica e luminosa come potrebbe risultare dall’incontro di arcobaleni che si intersecano creando rifrazioni, appunto, da vero incantesimo. Bissietta elabora questa nuova formula pittorica destinata a divenire la sua peculiarità. Di questa sua ricerca che potremmo chiamare geometrico – luminosa, la Pala dedicata alle Vittime del Duomo costituisce il punto più alto, il suo capolavoro».
Dopo una breve introduzione del Governatore della Misericordia di San Miniato, Bruno Bellucci, che ha ricordato la perseveranza dell’arciconfraternita nel ristrutturare questa opera, gli interventi del vescovo e del sindaco, hanno illustrato il significato morale e il valore iconografico dell’opera, mettendo bene in evidenza quanto l’opera trovi un perfetto connubio tra il soggetto rappresentato ed il luogo dove è stato collocato. L’eccidio del Duomo di San Miniato colpisce l’anima di tutti ed è sempre presente nella mente dei cittadini. La Misericordia, parola latina il cui significato etimologico è “miseris-cor-dare” = “dare il cuore ai bisognosi, a chi soffre», è il luogo perfetto per questa opera d’arte: il ricordo che suggella il concetto fondamentale di questa preziosa organizzazione volontaria: il soccorso.
«Nella pala – ha illustrato ancora il maestro Luca Macchi – l’artista rappresenta il momento del soccorso di una vittima alla quale dà l’aspetto della madre. La figura è circondata da personaggi riconoscibili tra i quali il Duca di San Miniato Arturo Pini con la moglie, Renato Ercolani all’epoca Governatore della Misericordia, accanto alla madre si autoritrae anche il pittore, mentre i nipoti Jeanette, Andrea e Roberto posano per lui per altre figure. Un bagliore luminoso taglia diagonalmente la composizione quale segno del contatto divino. Una cosa senz’altro da notare è che Bissietta, proprio per le grandi dimensioni del lavoro, il consueto ordito geometrico dai colori luminosi tipica dei suoi incantesimi, qui nella pala della Misericordia assume l’aspetto di una superficie infranta, frantumata da un colpo improvviso, apocalittico».
La dottoressa Pucci ha ricostruito dettagliatamente, con l’aiuto di diapositive, tutte le fasi del restauro, mettendo in risalto quanto sia stato difficoltoso il recupero conservativo per lo stato in cui si trovava il tessuto ligneo dell’immagine, eroso da oltre sedicimila tarli. Molto interessante è stata la descrizione della scelta dei colori: il blu, che rappresenta la saggezza, il rosso che identifica l’amore della spiritualità, il viola che viene associato al mistero, alla mistica, alla penitenza, all’inconscio, al segreto, alla malinconia, alla morte, alla paura, alla pietà, all’umiltà. Nel Cristianesimo è legato al pentimento, all’espiazione e al raccoglimento. È anche un colore ecclesiale che si usa durante il periodo di meditazione dell’Avvento, che prepara alla festa del Natale e della Quaresima, il periodo di penitenza prima della Pasqua. Lo scoprimento della Pala ha segnato il momento culminante dell’evento a cui è seguito l’intervento dell’avvocato Crescenzio Franci, che con la consorte Francesca Taddei hanno finanziato tutte le spese del restauro, per ricordare il legame affettivo e di parentela con il Maestro Bissietta nonché il desiderio di sottrarre al degrado, «un’opera unica nella sua bellezza e nel suo valore morale e di memoria».
Tutti gli intervenuti si sono poi spostati in Piazza della Repubblica dove è stato inaugurato un mezzo di soccorso della Protezione civile della Misericordia, attrezzato come sala mobile operativa per ogni evento di emergenza, acquistato con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato e del Crédit Agricole. Dopo i consueti saluti e interventi delle Autorità religiose, civili e militari e del responsabile della Protezione Civile Dario Fanciullacci, hanno preso la parola il dottor Giovanni Urti della Fondazione CRSM e il dottor Alessandro Benedetti del Credit Agricole per rimarcare che il loro impegno non verrà mai a mancare verso le associazioni particolarmente impegnate nel servizio sociale e di protezione delle popolazioni. La benedizione del mezzo da parte del vescovo Andrea ha concluso la cerimonia nello scenario suggestivo della piazza del Seminario, a cui è seguito un brindisi augurale nel cortile di palazzo Roffia. Un grazie sincero è stato elargito a tutti volontari che, con profonda dedizione umana, hanno offerto il loro preziosissimo apporto durante questi duri e sofferti mesi di pandemia.