Si è svolto il 17 agosto scorso, nella chiesa Collegiata di Fucecchio, il funerale di Marisa Bonini, capogruppo scout e consigliera nazionale Agesci. La chiesa traboccante di amici venuti a dare l’estremo saluto alla giovane donna che era un vero e proprio punto di riferimento per tanti. Il vescovo Andrea, che ha presieduto la Messa, nella sua omelia l’ha ricordata così.
La notizia della morte di Marisa è giunta sorprendendoci, pur a conoscenza della sua malattia e della lotta che stava conducendo, la mattina del giorno della Assunta, proprio il giorno in cui si celebra la vittoria sulla morte e la pienezza di vita donata a Maria, Madre di Gesù, quando lei, Maria, nella sua morte vive l’abbraccio del Padre che le dà pienezza di vita, varca i confini dell’esistenza terrena e accoglie il destino di tutti noi che è vivere.
Una singolare sintonia, seppure dolorosa, di date questa. Marisa ci ha lasciato in un giorno dedicato a Maria, proprio quel giorno che si celebra la vita piena di Maria e questo è accaduto ad una amica che era particolarmente vicina alla Madonna con il cuore e nel suo servizio concreto. Sembra quasi che dal cielo abbiano voluto mandarci questo messaggio di conforto, quasi dirci che non dobbiamo temere per Marisa perché in questa sua morte risuona già l’annuncio di vita, la potenza del Risorto che vince la morte, l’abbraccio di Maria che con cuore materno custodisce.
La morte sconcerta sempre, ancora di più quando colpisce ingiustamente una vita giovane come quella di Marisa e maggiormente quando uno la vita la sta spendendo per il bene degli altri, nel servizio generoso e ricco di gioia. Così è accaduto per Marisa. Dunque una fine prematura che ci disorienta e ci addolora. Nella fede però e nello sguardo che ci è indicato di Maria oggi si parla di vita, si annuncia la vita, si celebra un passaggio oscuro, la morte, che apre le porte della vita piena.
Il cammino di Marisa è stata davvero una esistenza che ha parlato di vita.
Allegria della sua vita. Cordialità dei rapporti e degli incontri.
Servizio negli scout: avere a cuore l’educazione, la vita degli altri, il servizio.
Un servizio a più livelli: il gruppo del Fucecchio, il comitato di zona, consigliera ai consigli nazionali.
Foulard bianchi e lourdes, unitalsi: la cura del malato, del più povero, scoprendo che quella sofferenza può parlare di vita vera.
La consulta dei giovani dell’UP di Fucecchio, una avventura per mettere insieme i tanti volti giovani che abitano le nostre case.
Tutte queste realtà oggi si sentono più povere, riconoscendo il tanto ricevuto da lei.
Anche le letture ci lasciano intravvedere cosa ha voluto dire nella vita di Marisa vivere, ci fanno scoprire che la sua esistenza ha parlato di vita.
La pagina di Paolo ai Corinzi ci regala quello che è definito l’inno all’amore. Si comprende che egli ne parla non come sviluppo di pensiero, teorico, seppur bello, ma lo racconta con le parole di chi ne ha fatto esperienza. Paolo ha scoperto così l’amore, ha scoperto di essere Lui amato così dal Padre e ha fatto diventare questo amore il suo annuncio, la sua missione.
L’amore, la carità è magnanima, benevola, non invidiosa, non si vanta, non si gonfia di orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tien conto del male ricevuto, cerca la giustizia e la verità.
Marisa l’abbiamo conosciuta così e in questo modo si è fatta compagna della nostra strada.
La sua avventura ha parlato di vita perché parlava di amore. Sarebbe difficile individuare quale delle qualità richiamate da Paolo per la carità appartenesse maggiormente a Marisa, perché riascoltandole sembra di cogliere in esse le varie sfaccettature del suo volto, i toni della sua parola, la premura del farsi vicino ai più piccoli e ai più bisognosi.
Marisa ci ha parlato di vita con la sua vita, con il suo amare con gesti concreti, facendosi sorella di tutti.
Ora nell’abbraccio del Padre siamo sicuri che il Signore la accoglie con questo stesso amore. E’ questo vedere Dio faccia a faccia, è il lasciarsi amare da Lui. Ora così lo conosce Marisa ed è da lui accolta.
Colpisce la parola di Paolo che aggiunge: “La carità non avrà mai fine”. Sembra il commento più bello alla vita di Marisa. Non solo non finisce il bene che lei ha fatto, la carità donata rimane in chi l’ha ricevuta e continua a fare il bene. Ma con questa parola ci viene anche detto che avendo amato non viene meno la vita. Per l’amore condiviso il cammino di Marisa non è terminato, non si è spento, ma continua a vivere nella forza dell’amore eterno di Dio.
Anche il vangelo ci aiuta a scoprire che la strada di Marisa è cammino che parla di vita, regala vita.
L’elenco delle beatitudini che Gesù ci consegna è una prospettiva rivoluzionaria. Egli ci racconta che nelle situazioni diverse della vita, anche le più difficili e desolate, è donata beatitudine, è donata gioia, pace, salvezza.
E subito prosegue il suo discorso annunciano che da amici suoi noi siamo sale della terra, luce del mondo, cioè presenza che fa vivere.
Ho partecipato a tante partenze con gli scout e sempre è risuonato nella cerimonia questa breve pagina di vangelo: sale e luce, con la consegna dei simboli, del sale e della lanterna.
Oggi Marisa vive la “partenza” della vita, quella più importante, e noi riconosciamo come lei è stata sale e luce del mondo, nella concretezza della storia di tanti di noi oggi qui presenti. Marisa ha portato un po’ di sale, di sapore, di gusto nella vita, ha aiutato a scoprire il dono bello di vivere; ed è stata luce, perché ha aiutato altri, ha confortato, aiutato a camminare, spinto carrozzelle, offerto consigli sapienti.
Sale e luce e in questo modo lei ha regalato beatitudine a chi ne aveva bisogno, perché solo, malato, nel cammino di crescita della vita, bisognoso di amicizia, in cerca di un incoraggiamento. Marisa ha regalato beatitudine non come augurio, ma facendosi compagna di strada, sale e luce.
Ma Marisa è stata anche dall’altra parte, ha vissuto quella povertà che è la malattia, ha saputo lottare, ha conservato la fede, anzi questa le ha dato sempre coraggio e speranza. In Marisa abbiamo visto realizzarsi queste beatitudini: beati quelli che sono nel pianto, che sono nella sofferenza, nella malattia, perché saranno consolati. Ma è possibile essere beati se questa consolazione viene da Dio. Marisa ne ha fatto esperienza e noi lo abbiamo intuito.
Ora ella vive la pienezza di questa beatitudine nell’incontro per sempre con Dio, pienezza di luce e di vita.
Teniamoci vicino e cara la testimonianza di vita di Marisa, è stata e continua ad essere sale e luce per noi. E ci invita a fare della nostra vita sale e luce per altri, beatitudine per ogni fratello e sorella.