Il tempo delle vacanze è per scelta un non-tempo durante il quale ci allontaniamo fisicamente e mentalmente dalle occupazioni ordinarie. Ci allontaniamo, ci fermiamo. A fare cosa? Le vacanze sono giorni in cui interrompiamo il lavoro, si abbandonano i riti quotidiani, si parte dal luogo abituale per dimorare in un luogo diverso, più o meno lontano, un luogo “altro”, al mare, in montagna, in collina, visitando città. Fermarsi, contemplare, verificarsi davanti a Dio: rimanere davanti a Lui, stare di fronte all’amore di Dio senza paura.
La vita spirituale, il cammino di fede attingono forza ed energia dalla statio, dalla capacità di fermarsi, come Maria di Betania, ai piedi del Signore per ascoltare la sua Parola, vivendo di Lui ed in Lui. E così misteriosamente lì si scopre che lo stare davanti a Dio dona forza. È lo sguardo della contemplazione a cui noi siamo poco abituati, sempre presi dal tempo esistenziale e dalla frenesia della vita produttiva. In certi periodi c’è necessità di tempo, attenzione, concentrazione e silenzio. Com’è difficile il silenzio davanti alla meraviglia di Dio. Stare di fronte alla grande opera di Dio che è la Creazione che non è un atto chiuso e relegato all’origine del mondo ma azione continua di Dio che mantiene in vita il mondo come ci ebbe a dire papa Giovanni Paolo II nell’udienza del 7 maggio 1986. Noi abbiamo bisogno di fermarci a guardare l’opera di Dio che è sempre in atto, di questo parla il bellissimo salmo 46 in cui il Signore esorta i credenti a vedere le meraviglie: «Fermatevi e sappiate che io sono Dio».
La traduzione latina della Bibbia così ci tramanda: «Vacate et videte quoniam ego sum deus». “Vacate”, cioe fermatevi, da cui discende l’italiano vacanza. In questo salmo c’è un preciso invito ad intendere il tempo delle vacanze come tempo per Dio, tempo per se stessi, tempo per l’essenziale, tempo per la Chiesa, tempo per la meditazione, tempo per lo Spirito, tempo per la preghiera, tempo per il silenzio. E la terra, questo meraviglioso spazio che siamo invitati ad abitare con rispetto, ci attende con le sue molteplici bellezze ci chiede di essere amata e gustata per poi essere lasciata alle future generazioni più bella di come l’abbiamo ricevuta. In vacanza ci sono svariate occasioni per ammirarla e contemplarne le sue naturali bellezze: mare e montagna fanno a gara per destare emozioni. Il mare ha un forte ascendente sull’anima: chiede di essere attraversato, se ti lasci andare o trascinare ne rimani catturato. Ogni tentativo di gestirlo risulta inutile. È un ascoltatore attivo. Egli parla nel mormorio delle onde o nel fragore della tempesta o nella pace di una risacca sulla spiaggia ma sempre ci narra qualcosa. La montagna è diversa: non si muove, è imperturbabile, resta immobile, solida, accoglie le tue emozioni, è una ascoltatrice passiva, non interagisce, non influenza i pensieri come fa il mare, ascolta soltanto.
E poi, sopra il mare e la montagna, sopra alla terra c’è il cielo, è sempre lì, sopra alle nostre teste. È immenso, infinito, è dappertutto, ci sovrasta e noi neppure lo vediamo. Il cielo cambia di continuo ma nello stesso tempo non muta mai. È sopra di noi da sempre per darci protezione e stupore. Il più grande spettacolo del mondo è sopra di noi insieme agli elementi che lo arricchiscono e che lo rendono così vivo come le nuvole, gli uccelli, le stelle, la luna e il sole. Ma noi facciamo fatica ad alzare la testa, intenti come siamo a guardare in basso non riusciamo a “perderci”, siamo terribilmente legati alle nostre preoccupazioni, ai nostri timori, al rumore assordante che ogni giorno ci genera confusione e ansia, i nostri impegni quotidiani ci dominano.
E allora facciamoci una promessa: in questo tempo di vacanza alziamo la testa, guardiamo dentro di noi e assaporiamo la bellezza di Dio.