Se il culto di San Jacopo ha seguito nel territorio diocesano le principali vie di pellegrinaggio, le vie fluviali e le strade lungo l’asse Firenze-Pisa, si è, com’è naturale, esteso anche lungo quelle che noi consideriamo oggi “varianti” rispetto ai percorsi ufficiali. È il caso della via Francigena che aveva senza dubbio molte diramazioni, una delle quali, importante, portava in Valdegola ampiamente documentato ancora oggi dalla presenza della pieve di Corazzano e alcuni chilometri dopo della pieve di Cojano. Ebbene in Valdegola troviamo tracce del culto jacobeo.
La prima tappa è in località Paesante nei pressi di Molino d’Egola, sotto Cigoli, nella chiesetta dedicata a Sant’Albino e Jacopo. Ora di proprietà privata, l’oratorio nel Medioevo era una delle suffraganee dalla pieve di San Saturnino a Fabbrica; al suo interno sono affrescati, da autore ignoto tardo cinquecentesco i santi Francesco che riceve le stimmate, Albino, Iacopo e Maddalena, e un Cristo in Pietà. La seconda tappa è alcuni chilometri più avanti a Balconevisi, accanto al campanile a quello che resta della “chiesa vecchia” intitolata ai santi Pietro e Jacopo. Il paramento murario originale, restaurato in più occasioni dagli abitanti del paese che lo hanno salvato da un crollo pressoché annunciato, porta ancora i segni di alcuni affreschi e decorazioni dell’antica chiesa. Sicuramente portato e diffuso lungo le vie di pellegrinaggio è il culto verso Sant’Eurosia di cui è molto S viva la memoria e la tradizione a Corazzano. La santa era originaria di Jaca sui Pirenei, una cittadina da cui passa una “variante” del cammino di Santiago de Compostela.
Ma torniamo lungo la valle dell’Arno nei pressi di San Romano alla ricerca della chiesa di San Jacopo di Monte. Per raggiungere l’oratorio dobbiamo spostarci da San Romano verso la zona artigianale di Capanne. Prima di arrivare tra i capannoni delle aziende, voltando in via Belvedere, si sale leggermente e sulla sinistra; inserita a fianco di un nucleo di abitazioni si scorge la piccola chiesa conosciuta tra la gente come San Jacopo a Puce, dalla località (minuscola) da cui probabilmente prende l’appellativo, mentre per altri è conosciuta come chiesa della Madonna delle Rose. L’edificio ha subito molti rimaneggiamenti nel corso dei secoli, ma sono comunque visibili esternamente e nella parte posteriore i segni originari della struttura. Di proprietà privata, al proprio interno è contenuta una statua di San Jacopo. L’oratorio, dicono alcuni conoscitori della zona, non va confuso con un altro oratorio, quello di San Michele di Limite che si trovava a diverse centinaia di metri quasi a ridosso dell’Arno. Le cronache tramandate da generazioni dicono che la piccola chiesa era il luogo dove si attraversava il fiume e dove si trovava anche la “barca del vescovo” che nei secoli passati i prelati utilizzavano per navigare l’Arno e raggiungere le parrocchie situate dall’altra parte della riva.
Facciamo finta anche noi di aver attraversato il fiume sulla “barca del vescovo” per raggiungere l’ultima tappa del viaggio: Montecalvoli. Senza dubbio è uno dei paesi dove il culto verso S. Giacomo è ancora vivo, annualmente alle iniziative liturgiche si affiancano momenti di festa paesana. La chiesa dei Santi Giorgio e Jacopo ha subito importanti restauri negli ultimi secoli. Il passaggio del fronte provocò pesanti danni all’edificio sacro, ma questo non ha impedito di conservare e preservare in canonica una tela seicentesca di anonimo toscano raffigurante la Vergine con il Bambino e i Santi Rocco, Giorgio, Francesco e Jacopo.