Nella puntata del 5 luglio di «A Sua Immagine» (Rai1) è stata ricordata la strage del 22 luglio 1944 a San Miniato, senza menzionare il cannoneggiamento americano che la causò. Un testimone ha raccontato il rastrellamento tedesco, ma nella ricostruzione – come segnalato in un articolo dallo storico locale Francesco Fiumalbi sono state taciute le responsabilità alleate, nonostante le sentenze del Tribunale Militare di La Spezia (2002) e gli studi che le confermano. L’occasione per una narrazione completa, utile a onorare le vittime e riflettere sulla guerra, è stata persa.
Lo scorso 5 luglio, nella puntata di «A Sua Immagine» su Rai 1 si è parlato della strage del 22 luglio 1944, all’interno della rubrica «Le ragioni della speranza» dedicata alla tappa della via Francigena da Altopascio e San Miniato. Il racconto, però, è stato – come spesso accade – segnato da diverse omissioni. Lo ha segnalato Francesco Fiumalbi in un articolo sul sito di Smartarc (San Miniato Arte e Architettura). Nella trasmissione televisiva, è stato intervistato un testimone che all’epoca era dodicenne e che ha raccontato di come i tedeschi radunarono con la forza la popolazione in chiesa prima dell’esplosione. Questa testimonianza però non è stata integrata da nessuna menzione del cannoneggiamento americano che causò la strage.
Una ricostruzione incompleta, quindi, che rischia di perpetuare una narrazione imprecisa che, come sappiamo, ha avuto anche dei risvolti calunniosi nei confronti dell’allora vescovo Ugo Giubbi. «Per ironia della sorte scrive Fiumalbi -, tutto questo su un programma televisivo prodotto dalla Rai in collaborazione con l’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana».
Dopo la visita al Museo della Memoria, i partecipanti alla trasmissione, invece di rimanere sulla piazza davanti alla Cattedrale, avrebbero potuto entrare e osservare la copia del bassorilievo di Giroldo da Como, fatta recentemente collocare dal vescovo Paccosi, col raggio di luce che mostra la traiettoria del proiettile americano, o ascoltare la testimonianza diretta di chi, come Giuseppe Chelli, ha speso tutta la vita per ricostruire e raccontare quei fatti in cui perse la vita suo fratello Carlo. Ricordiamo inoltre che nel 2002 il Tribunale Militare di La Spezia escluse responsabilità tedesche nella strage e studi storici (Paoletti, Biscarini, Lastraioli) che hanno confermato l’origine alleata del bombardamento. Certo, la produzione Rai, impegnata nell’organizzazione di diverse tappe attraverso l’Italia, non ha avuto modo di approfondire la complessità dell’evento, accontentandosi di ascoltare una sola “campana”. Importante e commovente è stato il riferimento alle odierne guerre e alle atrocità che colpiscono tanti innocenti. Ma la storia va raccontata per intero, solo così si può onorare davvero la memoria delle vittime e trasmettere una lezione significativa alle nuove generazioni.
La guerra, come sappiamo, è una tragedia che non fa distinzioni di fronti e ideologie, e questo – piuttosto che nasconderlo – dovrebbe essere sottolineato per far emergere ancor più chiaramente la necessità della pace. L’occasione, anche stavolta, è stata sprecata.