Partiamo dai numeri: 5000 persone in presenza e ben 27 mila collegate in streaming da tutta Italia (e da diversi paesi stranieri), 45 delle quali sintonizzate da San Miniato. Queste in sintesi le cifre sui partecipanti agli annuali esercizi spirituali della Fraternità di Comunione e Liberazione, svoltisi da venerdì 14 a domenica 16 aprile al Rimini Fiera, cui ha partecipato in presenza anche il nostro vescovo Giovanni. A San Miniato, nell’aula magna del Seminario si sono ritrovati gli appartenenti alla fraternità della nostra diocesi e della comunità di Montelupo-Fibbiana.
A condurre gli esercizi quest’anno, come lo scorso anno, è stato chiamato padre Mauro Lepori, abate generale dei Cistercensi, che ha guidato, attraverso quattro sessioni d’insegnamento, meditazioni che avevano come cardine il suggestivo titolo «Gli occhi fissi su Gesù. Origine e compimento della fede». Alcuni dei partecipanti di San Miniato, nei tre giorni di esercizi hanno vissuto in un clima di vero e proprio ritiro, partecipando alla liturgia eucaristica del giorno, consumando insieme i pasti e pernottando nella struttura stessa del Seminario. Il “metodo” di don Giussani, riproposto come introduzione anche agli esercizi di quest’anno, resta esemplare ed efficace per l’uomo di ogni tempo: preparare l’ascolto dell’intelligenza attraverso la visione di una galleria di opere d’arte indimenticabili per bellezza e statuto… il succedersi dei colori con l’accompagnamento di brani scelti di Bach, Mozart, Rachmaninov… hanno ricordato come Dio si riveli anche nei dettagli, nei particolari e come questo procedere favorisca molto l’accesso della Parola nelle profondità dell’essere.
Venendo più strettamente agli esercizi e ai contenuti esposti: dopo la prolusione introduttiva – il venerdì sera – di Davide Prosperi, presidente di CL, padre Lepori ha condotto i partecipanti a un dialogo serrato con le corde più profonde del cuore, alla conoscenza di Cristo attraverso l’unica dimensione necessaria della fede. Difficile sintetizzare la sua lectio, tanto ampia e profonda è risultata alla fine.
Riguardando le 24 serrate pagine di appunti che abbiamo preso, cerchiamo di distillarne alcune idee madri, riproponendole per come le abbiamo annotate sul momento. «Senza Cristo la fede non ha contenuto, non ha senso. Non è la fede che ci salva, ma la fede permette a Cristo di salvarci». «Dio per sua natura non può riprendersi un dono che ci ha fatto, i suoi doni sono irrevocabili. Potremmo addirittura dire, paradossalmente, che l’inferno è il deposito dei doni irrevocabili di Dio che la creatura non ha portato a frutto».
Sul carisma: «Soffriamo di una incapacità strutturale a mantenere vivo il carisma che è in noi. Da questa condizione è passato anche Timoteo, e a tal proposito san Paolo invita l’amico a non scandalizzarsi di questo affievolimento, ma ad adoperarsi per ravvivarne il fuoco. Se ravvivato in noi, si ravviverà per contagio anche in chi ci sta accanto». «Quante volte, anche nel matrimonio, ci si lamenta del carisma che si spegne. Ma è qui che bisogna comprendere la potenza che ha la nostra libertà. Abbiamo il potere di ravvivare il fuoco del carisma nel nostro cuore». «Un carisma è sempre un dono dello Spirito che fa riconoscere e abbracciare Cristo, perché il primo e fondamentale carisma che abbiamo ricevuto è il cuore fatto per incontrare Dio». «Nessun carisma è solo per noi stessi. Dopo tanti anni sono ancora edificato dal ricordo di una donna che mi servì un caffè in Etiopia. Un servizio fatto con gioia, circonfuso di gesti bellissimi, pieni di grazia. Quel caffè ancora oggi mi edifica, edifica la mia vita».
Sullo Spirito Santo: «Noi siamo abituati a trattare lo Spirito come un soffio senza volto, non siamo abituati a dialogare con Lui. Eppure… Lui lo fa con noi continuamente… La più intima familiarità che possiamo avere con lo Spirito Santo è quella di Maria. È solo lo Spirito che muove la nostra inquietudine verso la pace di Cristo». «Occorre ripensarci alla luce del vero scopo della vita, che lo Spirito continuamente ci annuncia: vedere e annunciare Cristo, e questo è vero anche se questo incontro avviene alla fine della vita, come è stato per Simeone, per la profetessa Anna o per il buon ladrone. Gesù definisce la nostra vita da sempre e per sempre». «I grandi testimoni ci dicono che c’è un punto di maturità nella fede che consiste nell’accettare e riconoscere di essere un semplice chicco di grano che cade a terra, muore e diventa qualcosa di diverso da quello che pensavamo di essere all’inizio. C’è chi capisce questo subito e vive come in una specie di continua benedetta mendicanza, penso a don Giussani, a Madre Teresa, agli ultimi papi…». «Quando il mondo per me finirà, con la mia morte, Cristo troverà la fede? Ma anche: quando il mondo finirà, Cristo troverà in me la fede? La fede è il grido “Vieni Signore Gesù” espresso in ogni circostanza». «Nelle situazioni critiche della mia vita ho fede o perdo la speranza? In tutto ciò che mi accade Gesù trova la mia fede? Perché Lui sempre chiede: “Ma tu come stai di fronte a me? Cosa ti definisce di fronte a me?”. La sola faccia che ci definisce adeguatamente di fronte a tutta la realtà è la fede. Quando avremo Lui davanti nell’ultimo momento della nostra vita, nei suoi occhi vedremo tutta la nostra vita. E solo la fede ci farà chiedere perdono dei nostri peccati. Altrimenti non sapremo sbiascicare parola». «Ogni crisi che viviamo a livello personale, come a livello planetario, è una crisi di fede, indotta da una posizione che teniamo davanti alla vita. Avere fede vuol dire collocarsi nel posto giusto, tra la situazione di crisi e Dio che salva. È solo questa nostra posizione che permette a Dio di salvarci, e la fede è la posizione giusta che permette a Dio di abbracciare il mondo, di cambiarlo, di trasformarlo e salvarlo. Le crisi non hanno bisogno di soluzioni ma di salvezza». Sarebbero ancora molti gli incisi densi di contenuto da riportare, ma ci possiamo fermare qui.
Martedì 2 maggio, alle ore 21, la fraternità di CL diocesana si collegherà, sempre dall’aula magna del Seminario, con Milano per la presentazione del percorso di «Scuola di comunità» che sarà modellato sulla nuova edizione del libro «Il senso religioso» di don Giussani, pubblicato con una introduzione scritta nel 1998 dall’allora arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio.