Che grande festa è quella di oggi: come nella visione grandiosa dell’Apocalisse, siamo chiamati ad ampliare lo sguardo della nostra immaginazione per intravedere ciò che è nel mistero, ma reale più delle nostre apparenze quotidiane.
Nell’orizzonte infinito della misericordia di Dio si compie nell’eternità la storia fatta delle circostanze quotidiane in cui continua il miracolo dell’incontro con Gesù, della sua conquista dei cuori e della sua redenzione del mondo.
Noi siamo chiusi nel piccolo orizzonte circondato dal filo spinato della violenza, dai muri dell’odio, della banalità, del rifugio nell’egoismo e questa festa invece ci eleva a vedere più in là, anzi più nel profondo. Allora vediamo che il tempo è la pazienza con cui Dio continua a dire ai suoi angeli: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».
E nel tempo il mondo continua a essere salvato da Cristo reso presente da ognuno della moltitudine immensa che accoglie Cristo e dà con Lui la vita per il bene dell’altro. «Una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua». Sono loro la generazione di cui ci ha parlato il salmo 23, «la generazione che cerca il tuo volto, Signore». E oggi questa generazione siamo noi, anzi, siamo noi chiamati a rispondere all’amore immeritato per cui Dio ci ha scelti.
Non dimentichiamo che per i primi cristiani il termine santi non definiva solo coloro che sono nella gloria di Dio, ma ognuno di noi, chiamati ad esserlo per la partecipazione, l’accoglienza dell’amore di Dio che ci ha scelti. «Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!». È il grande compito, la grande sfida che oggi, contemplando i Santi dobbiamo risentire per noi. Dire con tutto noi stessi il nostro sì a Cristo, rimetterci insieme in cammino.
Il cammino della Chiesa è un cammino di santità e questo significa che è un cammino di conversione, che si rinnova sempre per la speranza che Gesù ha acceso in noi. «Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro». E la Chiesa vive di questo sì, di questa conversione che genera santi e della vita nuova che i santi annunciano, testimoniano al mondo. I santi di oggi insieme a tutti quelli della storia: penso ad alcuni appena canonizzati. A Carlo Acutis, di cui abbiamo le reliquie in questa cattedrale, un adolescente appassionati di Internet; a Piergiorgio Frassati uno studente universitario; a José Gregorio Hernandez, medico venezuelano luminare della scienza e medico di tutti i poveri di Caracas: esempio di una santità possibile a tutti e fonte di speranza per tutti.
La santità che consiste nel vivere le Beatitudini. Sembra un programma toppo grande ma l’alleluia ci ha dato la chiave della Santità, insieme alla prima beatitudine: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro». E poi: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli». Fa tutti Lui! Basta essere disponibili, cercarlo nella preghiera e nell’appartenenza sempre rinnovata alla Chiesa, nel volto dei poveri e di ogni fratello uomo.
In questo cammino pieno di sfida cominciamo già a sperimentare la promessa di Gesù: «Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Infatti, questa ricompensa comincia ora, ne cento volte tanto di cui con i santi anche noi facciamo esperienza.
+ Giovanni Paccosi

