Le parole di Gesù che concludono l’episodio di Betania con una lode dell’atteggiamento di Maria, seduta ai piedi del Maestro mentre la sorella Marta è indaffarata nei servizi domestici, da sempre hanno interrogato i credenti. La tradizione ha visto in Marta e Maria la personificazione, rispettivamente, della vita attiva e della vita contemplativa, attribuendo a quest’ultima il primato («Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta»). Tuttavia, nella sensibilità contemporanea, il rapporto sembra essersi rovesciato. Fu proprio dalla tensione tra contemplazione e azione che nacque la conversione di Simone Weil al cristianesimo. Ebrea di nascita, raffinata intellettuale formatasi all’École Normale Supérieure di Parigi, insegnante di filosofia e operaia nelle fabbriche per condividere le fatiche del proletariato, Simone Weil morì a soli trentaquattro anni, a Londra nel 1943, consumata dalla tubercolosi. La vita di Simone Weil fu un continuo oscillare tra l’impegno sociale più radicale e la più intensa ricerca mistica. Così imparò che non si tratta tanto di scegliere tra azione e contemplazione, quanto di dare a queste due dimensioni il giusto ordine. La vera azione, diceva, scaturisce dalla contemplazione come l’acqua sgorga dalla sorgente.
L’«ozio creativo» di Maria, come lo chiama Simon Weil, non è pigrizia ma uno spazio vuoto che permette a Dio di entrare. L’agitazione di Marta, invece, è paragonata alla «gravità» che spinge l’uomo a fuggire da se stesso alienandosi in un lavoro compulsivo. Solo chi ha imparato a «perdere tempo» con Dio può agire con autentica libertà. L’«ozio creativo» diventa, nella riflessione di Simone Weil, un atto di resistenza, un rifiuto della schiavitù dell’efficienza e del «capitalismo performativo».
Per questo, secondo la filosofa francese, gli operai dovrebbero unire lavoro manuale e studio filosofico. Maria, che «ha scelto la parte migliore», diventa il modello di chi agisce a partire da una verità assimilata e non da un dovere imposto. Il paradosso è che proprio quando sembra che «non facciamo nulla» come Maria ai piedi di Gesù– la vita diventa più feconda, nella consapevolezza che senza di Lui non possiamo far nulla. Perciò abbiamo bisogno di ritrovare il coraggio di fermarci ad ascoltare, di «perdere tempo» con Lui. Come ci ricorda ancora Simone Weil, l’«ozio» di Maria di Betania è anche la radice di ogni giustizia, perché senza contemplazione l’azione rischia di diventare alienazione, violenza, autoesaurimento.