Avvento 2025

Si rinnova la speranza

+ Giovanni Paccosi

L’anno liturgico, che gioca d’anticipo sull’anno solare, ci spinge a fare già quei bilanci di fine anno che di solito sono riservati alla fine di dicembre. Un anno fa attendevamo l’inizio del Giubileo, speravamo finisse la guerra, e ognuno aveva le sue speranze di pellegrini della vita. Poi abbiamo vissuto dei mesi imprevedibili, per il mondo e per la Chiesa. Il dramma della Terra Santa, dell’Ucraina, di tante altre guerre, è continuato e anzi ci ha riempito ancor più di sgomento.

La morte di papa Francesco, che ci ha lasciati smarriti e poi l’elezione di papa Leone, imprevedibile per quasi tutti, hanno rinnovato la coscienza della Provvidenza divina che veglia sulla Chiesa e ci sfida sempre a passi che poi scopriamo essere proprio quelli di cui abbiamo bisogno.

Il Cammino Sinodale ci ha consegnato la coscienza di doverci mettere in missione, per comunicare in modo nuovo il tesoro che ci è dato, cioè la presenza di Cristo Salvatore dell’umanità, e che dobbiamo farlo insieme, costruendo insieme la comunità in cui Lui accade. Ma l’Avvento è il nuovo inizio. La saggezza della Chiesa ci invita a riscoprire che Cristo viene, ma siamo noi che dobbiamo sempre riprendere coscienza di quanto abbiamo bisogno di Lui. Senza Cristo che viene, tutto sembra piccolo e inutile. Serpeggia nella società un timore che nasce dall’apparente mancanza di significato di tutto. Se la nostra vita fosse degna solo quando tutto va bene, allora saremmo davvero tutti perduti. Invece siamo amati, esistiamo perché un Dio «si è scomodato per noi» accettando tutta la nostra debolezza, facendola sua fino in fondo.

Nella nostra bellissima Chiesa del Ss. Crocifisso a San Miniato, sotto al dipinto che rappresenta l’adorazione dei pastori, c’è un cartiglio che dice: «Initium crucifixionis Jesu: quot enim paleae, tot tenerrimae eius carni dirae cruces.– L’inizio della crocifissione di Gesù: la sua tenerissima carne soffrirà tanti orribili supplizi quanti sono ora i fili di paglia». Anche l’immagine dolce di Gesù nel presepio, nei tanti e bellissimi presepi della nostra diocesi, porta lo stigma della sofferenza, della povertà, dell’emarginazione, dell’essere stranieri. Tutto Lui ha voluto prendere su di sé per dirci che tutto ha un valore, vissuto con Lui, in Lui, come Lui.

Siamo chiamati a rimetterci in attesa, cioè a riscoprire che solo se Cristo viene, oggi, qui, nella nostra vita concreta, tutto ritrova il suo valore e la sua dignità, e ci ritroviamo fratelli con tutti, mendicanti di Lui, che mendica, povero, il nostro cuore per riempirci di vita. L’Avvento ci propone le figure di Giovanni Battista, di Maria, di Giuseppe, perché immedesimandoci con loro sia più facile andare all’essenziale, rimetterci in preghiera, rianimare il nostro amore rendendolo servizio agli altri. Allora anche il clima natalizio ritrova il suo senso: l’attesa gioiosa di Cristo, la memoria lieta e sfidante della sua Incarnazione, la coscienza che solo Lui può riempire il nostro bisogno di bene, di pace, di giustizia e farcene costruttori, perché il mondo in Lui trovi il cammino verso la pienezza che tutti attendono ma che per molti sembra impossibile.

Che questo Avvento vissuto insieme ci renda più certi e lieti del suo amore infinito, che attendiamo, ma che, in realtà, ci attende.

Giovanni Paccosi, Vescovo di San Miniato