Si avvicina l’Anno Santo 2025: intervista a don Giovanni Gori

Il Giubileo della speranza: dialogo con uno storico della Chiesa

di Francesco Fisoni

Don Giovanni Gori, 40 anni, sacerdote fiorentino, è esperto di Storia della Chiesa che ha studiato all’Università Pontificia Gregoriana; svolge attualmente servizio come vicario parrocchiale nella parrocchia di San Piero a Ponti a Firenze. Prima degli studi condotti alla Gregoriana, aveva conseguito all’Università di Firenze la laurea triennale in Scienze delle comunicazioni e la laurea magistrale in Scienze politiche e successivamente il baccalaureato in teologia alla Facoltà teologica dell’Italia centrale. Lo abbiamo raggiunto per rivolgergli alcune domande sulla storia e sul significato profondo del giubileo che verrà inaugurato da papa Francesco la prossima vigilia di Natale.

 

Don Giovanni, il giubileo è un evento di straordinaria importanza per la Chiesa. Qual è il cuore spirituale di questo appuntamento?

«Se il giubileo ha un centro fisico, concreto, questo è certamente la città di Roma e in particolare la Basilica di San Pietro e le altre basiliche papali (Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura) dove si trovano le porte sante. Ma certamente esiste anche un cuore spirituale e questo centro è il pellegrinaggio: ne parla anche la bolla di indizione, Spes non confundit. Si mette in cammino chi è in cerca del senso della vita. Il pellegrinaggio fa riscoprire il valore del silenzio, le cose veramente essenziali e anche il loro valore e la fatica che richiedono. Sia che il pellegrinaggio sia svolto a piedi o con altri mezzi, non c’è esperienza di giubileo senza una partenza, senza il decidere di dedicare un tempo a compiere quest’opera di pietà che ci può, se fatta veramente con il cuore, avvicinare a Dio. E questo è lo scopo di ogni opera della Chiesa».

Le origini del Giubileo risalgono al Medioevo; nonostante questa antichità resta un evento fortemente attuale. Può raccontarci brevemente come e perché nell’anno 1300 nasce questo “anno di grazia” e quali sono stati alcuni dei momenti più significativi nella storia della Chiesa legati a questo evento?

«Senza dubbio c’è un elemento D umano: Bonifacio VIII era in conflitto con il re di Francia Filippo IV e il giubileo fu certamente anche questo: uno sfoggio di potenza. Ma questo non spiega la partecipazione straordinaria al giubileo del 1300, dalla quale vediamo che esso rispondeva ad una richiesta di grazia e di trascendenza che l’uomo del XIV secolo avvertiva in maniera sempre più pressante. Questo periodo è infatti quello in cui si afferma, in una società in trasformazione, la richiesta di una santità alla portata di tutti, distinta dal contemptus mundi (disprezzo del mondo, ritiro, isolamento) che era la proposta culturale del monachesimo. In questo secolo nascono le confraternite, i terziari e una grande fioritura di mistici. Quanto agli eventi significativi mi vengono in mente le “pause” che il giubileo si prese: le indulgenze e i giubilei furono contestati da Lutero e solo dopo il Concilio di Trento si tornò a celebrare un giubileo. Non ci sono giubilei inoltre anche dal 1825 al 1925. Durante quel secolo molte cose erano cambiate per la Chiesa: una tra tutte la perdita del potere temporale con la breccia di porta Pia del 1870».

Papa Francesco ha scelto il tema della “misericordia” per il giubileo straordinario del 2016. Il prossimo anno invece si porrà l’accento sull’essere “pellegrini di speranza”, uno stile perfettamente congruente a un tempo storico di così stringente incertezza. Come pensa che questo giubileo possa incidere sulla vita spirituale delle persone e sulle dinamiche delle nostre società?

«Certamente oggi c’è bisogno di speranza: l’umanità è dilaniata da conflitti che stanno diventando sempre più endemici. C’è poi la crisi della denatalità. Anche il nostro paese, con 1,2 figli per coppia, è ben al di sotto del tasso di sostituzione di 2,1. Una simile crisi, trasversale nel mondo, indica una mancanza di fiducia nel futuro. Spero che il giubileo possa essere un segno di speranza per le famiglie e anche per tutti noi».

Da fiorentino e studioso di storia della Chiesa, dove coglie gli aspetti più rilevanti di questo grande evento per le comunità locali, in particolare per le Chiese toscane?

«Questo giubileo è caratterizzato da una grande abbondanza di appuntamenti e possibilità. Penso al giubileo della comunicazione o del volontariato. C’è anche la possibilità di condividere la propria esperienza di fede con i colleghi, i confratelli o le persone che vivono in un contesto simile al proprio: le forze armate, i diaconi, i sacerdoti ecc. Il rischio di queste iniziative è forse quello di perdere però la dimensione di popolo, con tutta la varietà di vita che la caratterizza. In questo senso so che la Conferenza episcopale toscana sta pensando ad una data per un pellegrinaggio comune delle diocesi toscane. Potrebbe essere una bella opportunità per conoscerci e imparare a collaborare meglio».

Da ultimo le chiedo cosa consiglia ai giovani che si preparano a vivere questo anno di grazia? Quali opportunità esistono per loro di riscoprire la fede attraverso questo evento?

«La Cei ha approntato un sussidio in preparazione del giubileo, diretto proprio ai giovani. È veramente corposo e ricco di contenuti per la riflessione all’interno dei gruppi, oppure individuale. Si può scaricare facilmente dal sito della pastorale giovanile (giovani.chiesacattolica.it). Il mio consiglio personale, da amante del pellegrinaggio a piedi, è quello di prendere un bel paio di scarpe da trekking e cercare di fare almeno qualche giorno di cammino per arrivare a Roma: dopo la fatica del viaggio si apprezza certamente di più la meta».

I Riti d’apertura

La vigilia di Natale papa Francesco aprirà la Porta Santa di San Pietro, dando così avvio al Giubileo, l’Anno Santo nel quale i fedeli di tutto il mondo sono chiamati a essere «Pellegrini di Speranza». Successivamente il Pontefice aprirà le Porte Sante nelle basiliche papali di Roma. La bolla di indizione del Giubileo, «Spes non confundit» la speranza non delude), dispone che domenica 29 dicembre in tutte le cattedrali del mondo, «i vescovi diocesani celebrino la santa Eucaristia come solenne apertura dell’Anno giubilare, secondo il Rituale che verrà predisposto per l’occasione. […] Il pellegrinaggio da una chiesa verso la cattedrale sia il segno del cammino di speranza che, illuminato dalla parola di Dio, accomuna i credenti». Sarà possibile ottenere l’indulgenza giubilare secondo le consuete disposizioni della Chiesa (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice).