Benché si tenda a identificare l’inizio dell’impegno ecumenico della Chiesa cattolica con la svolta del pontificato di Giovanni XXIII e del Concilio Vaticano II, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che stiamo celebrando in questi giorni, ha un’origine più remota. Fu Leone XIII, nel 1896, a istituire una novena per l’unità visibile dei cristiani, che si concludeva con la solennità di Pentecoste. Questa novena originaria si trasformò in un ottavario nel 1908. Fu Lewis Thomas Watson, pastore anglicano statunitense, poi convertitosi al cattolicesimo e fondatore dei Francescani dell’Atonement, a promuovere la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani come la conosciamo oggi, culminante nella festa della conversione di san Paolo il 25 gennaio. Quindi, anche se ufficialmente la Chiesa cattolica rifiutava di partecipare al movimento ecumenico avviato in ambito protestante, nacquero al suo interno, già nella prima metà del XX secolo, iniziative e istituzioni che promuovevano la sensibilità per l’ecumenismo. Impulsi che giunsero a maturazione nel Concilio Vaticano II (1962- 1965), grazie anche ai contributi del movimento biblico, liturgico e patristico e al rinnovamento dell’ecclesiologia. Il movimento ecumenico è stato, per così dire, neutralizzato, nei decenni successivi, dal fenomeno della secolarizzazione che ha reso irrilevanti per la maggioranza delle persone le questioni dottrinali su cui le confessioni cristiane si erano divise.
Oggi all’interno della Chiesa si sono originati altri tipi di fratture, come quella tra chi vorrebbe smantellare definitivamente le barriere dottrinali e chi, per reazione, si trincera in un nuovo confessionalismo. In ogni caso, appare più che mai necessario continuare pregare per l’unità visibile dei cristiani.
Quest’anno il versetto biblico offerto come spunto di meditazione, per la preghiera personale e per la celebrazione delle veglie comunitarie viene dal vangelo secondo Matteo: «In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo» (Mt 2,2). Il valore della nostra preghiera per l’unità della Chiesa, infatti, si comprende solo accettando il grande evento della Visita divina e la necessità, da parte di tutti, di una di sincera conversione.