I tempi cambiano ad una velocità impressionante e gli eventi si susseguano precipitosamente annullandosi a vicenda, causando contraddizioni, rigurgiti emotivi, dubbi e paure. La strada maestra del buon vivere, in serenità d’animo ed in tranquillità di vita, si perde, oscurandosi sempre di più in una «selva oscura, ove la retta via era smarrita».
Questo incrocio di sentimenti oggettivi, si è notato, con forza, in politica, dopo la defenestrazione dei partiti politici tradizionali che, se non altro, avevano avuto il grande merito di far convergere, con le loro prospettive sociali, masse significative di popolo, indicando programmi ed azioni. È per la mancanza di queste guide concettuali e programmatiche che il cittadino si sente oggi disorientato, e valuta come dispersiva e non convincente la politica attuale. Riempe il suo animo di rabbia e lo scarica su forze o movimenti politici attivi, elaborando iniziative con un linguaggio di richiesta-risposta che spacca equilibri, infrange sobrietà, cultura formativa e concetti costruttivi di vero progresso.
Quelli che un tempo erano considerati disvalori, oggi sono à la page e sono diventati post-valori. Nella politica rappresentativa parlamentare assistiamo ad un comodo, personale trasformismo che ha messo fuori campo le basi del pensiero, dell’azione e della coerenza. Si è perso ogni riferimento identitario e – fatevelo dire da un vecchio e inossidabile democristiano come me questo non ci ha fatto bene per niente. Altro evento fondamentale di questa politica inconcludente e rissosa, è stata la globalizzazione intervenuta a rendere «Paese globale» il mondo intero e a dissolvere progressivamente le categorie che separavano rigidamente la società in ordini e classi. Così, morale ed etica si sono perse e con esse l’interesse del «bene comune». Siamo giunti ad una «società stretta» come affermava da profeta Giacomo Leopardi, il governo dei pochi, delle élites, delle oligarchie. Come ci si può salvare? Non è semplice rispondere e si rischia lo smarrimento a voler elaborare una risposta. Ma a ben vedere la salvezza non può che risiedere nell’ottimismo della volontà che sfida perennemente il pessimismo della ragione, bisogna cioè avere il coraggio di sfoderare una volontà forte di ricostruzione, ricostruire su termini nuovi ed ancora universali, le strade che conducono alla politica. La politica, quale strumento della democrazia non solo può, ma deve farcela. Il grande Giorgio La Pira sosteneva, ad esempio, che se ami la gente, se vuoi fare il bene delle persone e dei poveri in particolare non puoi che fare politica. In questa chiave di lettura degli eventi vissuti, ed attualmente in vigore, vi è una realtà, una forza, che si erge al di sopra delle competizioni politiche di sistema e di parte, una realtà perennemente temprata nel crogiolo della parola del vangelo, che è la Chiesa cristiana e cattolica. È vero che la Chiesa deve avere la prudenza e l’accortezza di non addentrarsi in diaspore politiche ma può e deve intervenire per suggerire soluzioni e visioni, proprio laddove la politica tutta registra falle, buchi vuoti, non compiendo il proprio dovere: fare il bene della gente si diceva poc’anzi, perché, e cito don Sturzo questa volta, «la politica è l’arte di passare più ideali possibili nel reale».
La città di «San Miniato, nella sua storia ormai millenaria, è stata sempre feconda di maitres à penser collettivi ed individuali», scriveva monsignor Vasco Simoncini sul volumetto «Fede e Politica a servizio dell’uomo negli anni ’90» edito per volontà del Centro di formazione socio-politica monsignor Torello Pierazzi. «Mentre le altre associazioni culturali – continuav ancora monsignor Simoncini – operano in specie di “riserve” privilegiate, il “Centro monsignor Pierazzi” pone l’accento sull’uomo, su tutto l’uomo immerso nella sua realtà esistenziale. (…) Ci auguriamo che il centro con la sua attività e il suo metodo, possa divenire, specialmente per i giovani, un punto di riferimento nell’incerto cammino della riscoperta dei valori umani e cristiani che hanno, nei secoli, costituito il tessuto della nostra civiltà». Ebbene, perchè rammento qui questa l’indimenticato Simoncini e il laboratorio di formazione politica Torello Pierazzi? Ma perchè dopo alcuni anni di inattività e vari avvicendamenti di persone, mercoledì 4 dicembre, nei locali sella Nunziatina, il vecchio consiglio del «Centro», presieduto a livello ecclesiale da don Andrea Cristiani ed a livello organizzativo dalla professoressa Mariagrazia Messerini, si è nuovamente riunito, confermando il desiderio di riportare a vita fertile questo strategico e prestigioso laboratorio di pensiero ed elaborazione politico-culturale della nostra diocesi. Molti i volti nuovi di donne e uomini desiderosi di acquisisre maggiore consapevolezza della “polis”. Come entrée, nella prima serata, per carburare i motori e riavviare il discorso, i temi in discussione sono stati quelli poco sopra elencati.
Da questo fecondo stare insieme è scaturito il desiderio di ritornarci sopra, aiutati magari da ospiti di alta cultura politica e religiosa che vorremmo invitare a San Miniato. Il desiderio e l’intento resta sempre quello di lumeggiare le uscite d’amergenza dalla crisi antropologica che ci avvinghia, fornendo al contempo un aiuto alla formazione civile di chi vorrà seguirci. «Lo scopo di questo Centro – si legge sulle sue finalità – è la formazione di quanti da laici, vogliono servire con spirito cristiano, nelle strutture civili; ed è altresì nato con l’intento ambizioso di contribuire alla formazione sociale delle giovani generazioni». Noi ci crediamo, e vogliamo impegnarci per stimolare un nuovo protagonismo del laicato cattolico al servizio del Paese. Solo un cristianesimo vissuto nella sua operatività sociale e politica può sfidare l’umanesimo ateo ed i suoi effetti disumanizzanti. E come dice sempre il mio amico Francesco Fisoni, citando il suo amato Gustav Thibon: «Compito del credente è l’essere insieme straniero e presente al proprio tempo: straniero alle sue illusioni, ma presente a tutti i mali che da quelle illusioni derivano». Il campo è aperto… per chi vuol impegnarsi c’è posto.