Eccoli di ritorno dal loro secondo pellegrinaggio in Terra Santa: sono i giovani della diocesi di San Miniato che hanno risposto all’appello del vescovo Andrea a mettersi di nuovo in viaggio nei luoghi della vita terrena di Gesù. Alla guida del gruppo, il giovane francescano fra Matteo Brena. «È proseguito così – scrive una delle partecipanti, Sara – un percorso lasciato a metà ben 2 anni fa, quando il vescovo Andrea insieme a numerosi giovani e preti della diocesi, decisero di assaporare e conoscere la Terra Santa. Reduci da una magnifica esperienza sia dal punto di vista spirituale che di convivialità del gruppo, grazie all’organizzazione dell’equipe della Pastorale Giovanile è stato possibile replicare il pellegrinaggio in chiave più profonda, con un itinerario e delle esperienze che tenevano di conto del fatto che questo fosse un vero e proprio “ritorno” in Terra Santa».
Il percorso si è infatti arricchito di tappe nuove rispetto all’itinerario usuale: «Oltre ai luoghi classici simbolo della presenza di Dio in questa terra prosegue Sara nel suo resoconto – è stato possibile conoscere e approfondire nuove realtà e culture, come il piccolo villaggio palestinese di AtTuwani, simbolo della resistenza non violenta contro il regime israeliano, ma anche vivere esperienze di riflessione e meditazione sulla parola di Dio, come la lunga camminata al buio nel canale di Ezechia, sui passi della guarigione del cieco nato (Gv 9), o come la passeggiata nel deserto di Giuda, fino ad arrivare a Gerico, passando per il monastero di San Giorgio Khoziba. Se dovessi racchiudere il mio pellegrinaggio in un solo evento non avrei dubbi su cosa scegliere, ovvero la giornata del 12 agosto passata a camminare lungo il Wady Kelt, nel deserto di Giuda. Un luogo molto suggestivo, sia perché la lunga strada che abbiamo percorso era la stessa che Gesù era consueto fare per raggiungere Gerico, sia per gli spunti di riflessione che mi ha dato. La mia vita, la vita del cristiano, può essere paragonata ad un deserto: secca e arida per la maggior parte, senza una direzione ben precisa o un punto di riferimento. Ogni tanto però, tra le dune e i sassi riesce a farsi strada un filo d’acqua, la presenza di Dio, che a lungo andare diventa un piccolo fiumiciattolo che si fa strada nella mia vita, nella vita del cristiano, e da vita a piante, arbusti, fiori e frutti».
Lo stesso entusiasmo traspare dalle parole di un’altra giovane partecipante, Giulia: «Dopo il primo pellegrinaggio in Terra Santa in molti di noi si era acceso il desiderio di tornare in quei luoghi perché avevano parlato al nostro cuore e la nostalgia si faceva sentire, soprattutto ci sembrava che quel cammino fosse rimasto incompiuto. Così abbiamo deciso di partire. Nessuno di noi aveva certezze ma una cosa sentivamo con forza: “la Terra Santa ci attendeva, ci chiamava e non potevamo non rispondere”. Anche questa volta siamo partiti con domande, desideri, speranze e adesso che siamo tornati possiamo dire che quella Terra ci ha donato ancora una volta molto di più di quello che credevamo». Giulia parla anche di un profumo di casa che l’ha accolta nei luoghi già visitati due anni prima: Betlemme, Gerusalemme, Cafarnao… A cui si sono aggiunte le nuove esperienze vissute a contatto con la popolazione palestinese: «Abbiamo avuto l’opportunità di parlare con dei giovani come noi, di sentire le loro storie e di vivere un po’ della loro quotidianità.
Tutto questo ci ha fatto riflettere molto perché quella terra che per noi si era rivelata così accogliente non lo era altrettanto per gli abitanti. Quelli sono luoghi dove i conflitti sono la normalità e ogni volta che provi a costruire qualcosa per il futuro viene distrutto, cancellato, demolito. Eppure, in tutto questo, quegli abitanti hanno una forza inspiegabile». Linda, responsabile del Servizio per la Pastorale Giovanile, esprime a sua volta soddisfazione per gli incontri avuti in questo secondo pellegrinaggio in Terra Santa: «Siamo stati accolti nei villaggi, ci hanno aperto le loro grotte, le loro storie e ci hanno raccontato le loro battaglie non violente. Come si può tornare a casa uguali a come siamo partiti? Impossibile!». Anche Linda sottolinea poi la grazia di poter assaporare in modo nuovo quello che Gesù ha visto, ascoltato, provato e un po’ del suo lungo «camminare, camminare e camminare per testimoniare il Padre».
Giovanni, uno dei giovani che hanno partecipato a questo itinerario, parla a questo proposito di una Geografia della salvezza. «Questa è la disciplina che si impara e si vive durante il pellegrinaggio in Terra Santa», scrive: «ognuno di noi è tornato laggiù con una storia diversa e con domande differenti rispetto a due anni fa, e la Parola di Dio, anche se rimane sempre la stessa, ci dona sempre ciò di cui abbiamo bisogno in quel preciso momento della nostra vita. Questo è successo a noi visitando per la seconda volta Betlemme, Tabga, Cafarnao, Gerusalemme. Ancora una volta abbiamo visto che nella storia di Gesù ritroviamo la nostra storia. Nella Sua storia la nostra storia». Nel suo resoconto, Giovanni elenca le località, legate a riflessioni e meditazioni alla luce della Parola di Dio che gli hanno toccato il cuore: Hebron con le tombe dei Patriarchi, At-tuwani, il monte Arbel in Galilea, il Golan, la zona del monte Hermon con le fonti del Giordano, Baniyas (Cesarea di Filippo), poi il deserto di Wadi Kelt con la grotta di Elia, la tomba di Lazzaro a Betania e il tunnel di Ezechia a Gerusalemme. «Fraternità, condivisione, dono, servizio, incontro sono le parole che hanno fatto da base per questo secondo viaggio in Terra Santa.
Abbiamo vissuto la gioia dello stare insieme, del camminare sotto il caldo della Terra Santa sostenendoci a vicenda, abbiamo incontrato persone del luogo che ci hanno raccontato la loro esperienza di vita, abbiamo servito gli altri amici del gruppo dividendoci in “gruppi cucina” e preparando ogni giorno la colazione e la cena. Abbiamo raccontato e condiviso la nostra vita vicendevolmente, imparando piano piano ad accettare noi stessi e gli altri per come siamo». La testimonianza del giovane si conclude con un invito alla speranza: «La Terra Santa è per tutti sia per chi c’è stato e sia per chi non c’è mai stato, immagine della vita: in quella terra ci sono lotte, divisioni, sofferenze, povertà, come ce ne sono nella nostra vita, ma nello stesso tempo laggiù, in mezzo a tutto quel male, Gesù Cristo ha portato la vita risorgendo e vincendo la morte».