L’Oratorio del Loretino, inserito nel complesso del prestigioso Palazzo comunale di San Miniato, è ritornato, dopo tre anni di laboriosi e complessi lavori di restauro, al suo originale splendore. Il sindaco Vittorio Gabbanini, Andrea Muzzi, direttore della Soprintendenza delle Belle Arti di Pisa e Livorno, supportati dai funzionari Maria Grazia Tampieri e Maria Grazia Ristori e dai restauratori Francesco Bartolommei, Luigi Nieri, Sandra Pucci e Lidia Cinelli, hanno illustrato, nella sala consiliare del Comune, le varie fasi dei restauri, mettendo bene a fuoco quanto, questa nicchia di bellezza, abbia avuto nel passato ed abbia ancora oggi, un ruolo centrale nella storia cittadina. L’oratorio del Lorentino infatti, è stato alle sue origini cappella privata dei magistrati dell’antico comune, successivamente come sede del venerato Crocifisso di Castelvecchio ed infine come cappella dedicata alla Madonna di Loreto.
Il dottor Giovan Battista Mattii, vice presidente della Fondazione Cassa di Risparmio, che ha finanziato i lavori, ha sottolineato quanto il recupero dei beni artistici del territorio sanminiatese stia al cuore della Fondazione, poiché queste opere, oltre ad avere una notevole importanza culturale, arricchiscano il territorio in tutte le sue articolazioni socio-economiche, predisponendo luoghi e strutture adeguate alla richiesta di una domanda sempre più esigente per conoscenze storiche ed artistiche. Appena entrati nella cappella, lo sguardo viene attirato immediatamente oltre la grata in ferro, dalla ricchissima pala d’altare, con al centro un tabernacolo ligneo “ scandito da due coppie di colonne scanalate con capitelli compositi che sostengono idealmente un timpano,
sovrastato da un Cristo bambino benedicente”. La descrizione della pala si fa ancora più complessa nel rilevare gli innumerevoli intagli e pitture, mentre spiccano alle due estremità i due santi patroni della città, San Genesio e San Miniato e nella parte mediana della pala, si trovano due Angeli in adorazione ed in alto “l’Angelo annunciante e la Vergine annunciata”.
Tali comportamenti, nella loro unione, costituiscano una vera singolarità e raffinatezza della sua completa architettura. Al termine della presentazione storico-artistica e strutturale della pala, il vescovo Andrea, ha celebrato, nella cappella stessa, la Santa Messa. Nella sua eloquente omelia ha evidenziato come questi luoghi, in cui vi sono racchiuse preziose opere d’arte e tratti significativi di storia di un territorio, possano maggiormente costituire ed unire una comunità, in special modo quando il senso civile si unisce al sentimento religioso, quando un’amministrazione pubblica collabora, ascolta, dialoga con l’organizzazione religiosa del luogo ed insieme agiscono, ognuno nel proprio ruolo, per la realizzazione del bene comune della loro comunità. Un concetto che è stato completamente condiviso dai presenti, volendo suggellare questa visione di vita con una foto comune, che testimoniasse quanto l’essere una comunità richieda anche il giusto concorso di tutte le realtà (politiche e religiose) al bene e all’interesse generale della collettività.