Il modello di «Chiesa in uscita» desiderato da papa Francesco conferisce particolare attenzione a tutte le forme di povertà e in particolare a quelle determinate dalle disuguaglianze. «Economy of Francesco» del novembre scorso ha rappresentato un’importante occasione per puntualizzare e riformulare certe attese e speranze riguardo a un’economia possibile per il futuro. Di questo ha parlato un webinar in diocesi con il vescovo Andrea.
Con le ormai consuete modalità on line, si è svolto mercoledì 10 marzo scorso il webinar dedicato alla «Economy of Francesco», organizzato dall’Azione cattolica diocesana, insieme all’Ufficio di Pastorale giovanile e a quello per i Problemi sociali e del lavoro della diocesi di San Miniato.
Si è trattato d’un incontro che ha consentito di approfondire la recente iniziativa del Santo Padre in tema di economia globale, che ha riunito nel novembre 2020 – purtroppo soltanto virtualmente a causa della pandemia – duemila giovani economisti, imprenditori e «promotori di economia sostenibile» provenienti da ogni parte del mondo, per confrontarsi sulle scelte economiche necessarie per il futuro della terra. Dopo il saluto della presidente diocesana di Ac, Michela Latini, l’incontro è stato introdotto dal nostro vescovo Andrea, il quale ha ricordato come il meeting rientrasse in una strategia dell’attenzione verso l’economia, che ormai da molti anni il magistero, occupandosi anche di dottrina sociale, non poteva non considerare. In particolare esso fa parte d’una «architettura unitaria» relativa alle riflessioni dell’attuale Pontefice sull’economia del futuro, che trova i suoi presupposti fondativi già nella «Laudato si’», con il richiamo lì contenuto ad un’attenzione verso la casa comune, poi nelle esortazioni apostoliche «Querida Amazonia», con lo sguardo verso il Sud del mondo, e «Christus vivit», promulgata al termine del sinodo dei giovani, per arrivare alla recentissima «Fratelli tutti». Il modello di «Chiesa in uscita», pensato da Francesco per i nostri tempi, non poteva non considerare una marcata attenzione verso tutte le forme di povertà e, segnatamente, verso quelle determinate dalle sperequazioni economiche.
Successivamente vi è stato l’intervento di Simone Bini, un giovane partecipante della nostra diocesi all’evento voluto dal Papa, il quale ha fatto una puntuale ricostruzione dei momenti organizzativi e dell’articolazione dei lavori, che hanno visto un ampio confronto – che continua tuttora a distanza, in attesa dell’evento in presenza previsto per l’autunno di quest’anno – sui temi più caldi dell’economia: dalle energie rinnovabili alla finanza, dall’inquinamento alle disuguaglianze, alla produzione del profitto. Quindi è stata la volta del professor Andrea Piccaluga della Scuola di Studi Superiori “Sant’Anna” di Pisa, autore del pregevole volume «Sorella Economia», dedicato appunto all’iniziativa del Papa, guardata dall’ottica del francescanesimo. Nel suo intervento Piccaluga ha notato come oggi, con la pandemia, la società si trovi in mezzo ad una «tempesta perfetta», la quale, accanto ai tanti risvolti negativi, ne ha pure uno assai positivo: il fatto, cioè, che mai come adesso si abbia, da parte di tutti, la consapevolezza che l’economia debba essere cambiata. In passato ciò che interessava alle analisi economiche era la creazione del profitto; adesso, invece, si riflette sulla necessità di nuovi modi di crearlo, più sostenibili ed equi.
Ecco allora che la visione solidale della Chiesa, ben espressa dai documenti che sopra ricordavamo, si riallaccia alla migliore tradizione del francescanesimo, dove si era percepita, sin dai primordi, la necessità di relazioni fraterne anche in economia. L’esempio storico dei monti di pietà ci fa comprendere come di fronte alla piaga dell’usura, nascosta nel diffuso bisogno di denaro della società mercantile basso-medievale, i francescani seppero dare una risposta concretissima, dettata proprio dal desiderio di sovvenire ai fratelli nel bisogno. Alle relazioni hanno fatto seguito interventi via chat di molti ascoltatori, che hanno sottoposto domande, richieste di approfondimento e anche semplici curiosità, che hanno reso ancor più interessante la serata. È stata veramente una bella occasione per discutere di tematiche molto rilevanti per la vita delle nostre comunità e, soprattutto, per consentire ai giovani di avvicinarsi ad esse, consapevoli che gli esiti futuri sono in larga parte nelle loro mani.
Mi prendo allora la licenza di concludere con un ricordo ed una sommessa raccomandazione. Il ricordo va ai tempi (lontani) in cui, giovane frequentante di sacrestie, mi ritrovai con tanti amici ad intraprendere la strada del cattolicesimo democratico, convinto che fosse ineludibile la chiamata ad un impegno diretto nella gestione della cosa pubblica, condotta non mediante una visione di parte, ma per il bene comune; una visione che adesso vedo ripresentarsi, grazie a Dio, in tanti giovani che vogliono essere protagonisti attivi del cambiamento economico. La raccomandazione riguarda questo mondo sconquassato dalla pandemia del coronavirus, dove ci si è resi conto del fallimento dei grandi modelli economici del Novecento: da una parte del dirigismo comunista e dall’altra del capitalismo sfrenato, frutto della logica mercantilista del laissez-faire; modelli che probabilmente quella pandemia hanno concorso a creare. Qui si erge la parola autorevole del Papa che, unica, richiama i popoli ricchi alle proprie responsabilità per la costruzione d’un mondo migliore e più equo: forse sarebbe il caso di ascoltarla.