Nell’incontro formativo per tutti i fedeli della diocesi di San Miniato, l’esigenza della preghiera per l’unità dei cristiani in una prospettiva storica e teologica.
La preghiera che le chiese del Minnesota hanno redatto per l’annuale settimana per l’unità dei cristiani, una preghiera fondata sul Battesimo, radicata nella fede del Cristo morto e nella speranza dello Spirito Santo, ha introdotto l’importante riflessione tenutasi mercoledì 18 gennaio presso il convento francescano di san Romano. Al tavolo dei relatori, accanto al vescovo Andrea Migliavacca, frate Adalberto Mainardi, monaco di Cellole, da sempre dedito alle questioni che riguardano l’ecumenismo.
Tema dell’incontro: «Perché pregare insieme per l’unità? La speranza ecumenica oggi». «I momenti sono difficili – ha osservato il monaco – nelle guerre, come in Ucraina e in Etiopia, i cristiani vengono uccisi da altri cristiani. Ecco allora che occorre pregare insieme. Una consapevolezza che è stata fatta propria dai cattolici nel Concilio Vaticano II.
«Unitatis Redintegratio», il documento sull’ecumenismo, ha segnato la svolta e ha indicato la strada: «Non esiste un vero ecumenismo senza un’interiore conversione… Anche per le colpe contro l’unità vale la testimonianza di san Giovanni: “Se diciamo di non aver peccato, noi facciamo di Dio un mentitore, e la sua parola non è in noi” (1 Gv 1,10). Perciò con umile preghiera chiediamo perdono a Dio e ai fratelli separati, come pure noi rimettiamo ai nostri debitori».
Ma qual è stato il cammino di questa preghiera per l’unità dei cristiani nella storia? All’inizio troviamo l’idea del reverendo Ignatius Spencer, nel 1840, di costituire l’«Unione di preghiera per l’unità». Quest’idea viene accolta dalla Chiesa anglicana e inizialmente anche dalla Chiesa Cattolica sotto il pontificato di Leone XIII, che nel 1895 invita i cattolici a una novena di preghiera per l’unione degli animi all’interno della Chiesa. Nel 1908 il pastore episcopaliano americano Paul Watson – che successivamente si convertirà al Cattolicesimo – ha l’idea della Settimana per l’unità dei cristiani. Ma i non cattolici sentivano quest’iniziativa come una specie di proselitismo della Chiesa di Roma. Intanto gli incontri ecumenici del 1910 ad Edimburgo e nel 1927 a Losanna vedono la partecipazione di tutte le chiese tranne quella cattolica. Il contributo fondamentale lo darà però proprio un prete cattolico, il francese Paul Couturier che scrive in un articolo: «Noi dobbiamo fare una preghiera insieme ai cristiani che non sono cattolici, anche se non abbiamo risolto tutti i problemi teologici che ci dividono».
«Cristiani disuniti: premesse per un ecumenismo cattolico» è il libro che Yves Congar invia all’Assemblea ecumenica di Edimburgo, non potendo essere presente a causa del divieto, risalente al 1928, che impediva la partecipazione dei cattolici al movimento ecumenico. I problemi dovranno attendere la soluzione fino al Concilio Vaticano II quando il papa stesso, Giovanni XXIII, inviterà i cattolici a pregare per l’unità dei cristiani. Momento simbolico ma importante è stato successivamente, nel 1964 quello che ha visto protagonisti Papa Paolo VI e Athenagoras I, tolte le reciproche scomuniche fra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli, che ripeterono insieme a Gerusalemme la preghiera di Gesù affinché tutti siano una cosa sola (Gv 17). L’ultimo accenno Mainardi lo dedica alla preghiera scritta da un gruppo di cristiani russi di diverse chiese apparsa in via telematica sulla rete, prima di Natale: «Signore dona al nostro popolo e a tutti i popoli della terra uno spirito di pace; spegni l’odio e la sete di vendetta che alimentano questa guerra; ferma coloro che compiono il male; difendi con la tua misericordia coloro che soffrono e dona al nostro popolo uno spirito di discernimento». È una preghiera di pace, di penitenza, di perdono e di invocazione dello Spirito Santo perché doni a noi la pace nell’unità che il Signore vuole.