Per quest’anno giubilare, il “punto pace” di Pax Christi della diocesi vuol proporre l’identificazione sul nostro territorio di «Santuari di Pace», in netta contrapposizione con i cimiteri di guerra che si continuano ad allestire in altri consessi. Per avere come centralità nel nostro cuore e nella nostra mente la pace, dobbiamo pregarla costantemente: «Signore Gesù, donaci la tua Pace!».
Ecco che le nostre chiese debbono aprirsi ai pellegrini del Giubileo che cercano il perdono, ma anche ai pellegrini che perseguono la pace. Il primo appuntamento che abbiamo pensato è a Balconevisi, piccolo paese della Valdegola, che non ha conosciuto natali famosi ma ha avuto un prete minimo che ha segnato la storia di tanti giovani della diocesi nell’immediato periodo post concilio Vaticano II. Don Silvio Galletti. Chi ha superato i 60 anni non può non ricordare il Maggiolino (verde o cachi) con il quale attraversava tutte le nostre campagne con la potente determinazione del missionario in terra di missione. E come tale anche ci appariva quando, con la tonaca consunta e logora, presenziava adunanze di giovani per convincerli a muoversi per la solidarietà e promozione umana dei popoli del sud del mondo. Quando con video, quando con libretti, quando con il suo foglio di collegamento di tutte le realtà missionarie della diocesi, «Testimonianze Missionarie».
Un sacerdote che non ha tenuto mai nulla per sé: quello che aveva lo mandava in missione. Un vero uomo di pace perché amava i più poveri del mondo e amava narrare le meraviglie che l’annuncio del Vangelo e la solidarietà, tramite i missionari, andava realizzando. Uomo di pace perché ha sempre avuto il sorriso stampato in faccia e con serenità ha affrontato le avversità della vita. È stato necessario, per preparare questo incontro, recuperare memorie e documenti, abbinare volti e sogni di un periodo che ha anticipato di poco quello che poi negli anni ’70 altri, con grande efficacia e capacità, avrebbero trasformato in assoluti percorsi di vita. Una storia bella che come Pax Christi abbiamo voluto riportare in vita dalle nebbie del tempo ma anche dalle ragnatele delle case. Grazie a don Simone Meini, parroco di Balconevisi, è stato ritrovato in canonica un patrimonio storico importantissimo dato dai fogli di collegamento («Testimonianze Missionarie») che don Galletti, con i suoi ragazzi, ha realizzato, ciclostilato, fascicolato, imbustato e consegnato a tutte le parrocchie della diocesi per 20 anni. Una testimonianza unica di un lavoro paziente di stimolo e attenzione verso la sensibilità propria dei giovani di quegli anni. Un lavoro dove ogni attenzione era rivolta ai poveri e ai minimi del mondo: ma quanto era povero e minimo don Silvio! Una vita che merita questa memoria, proprio perché non ha mai cercato notorietà ma ha aperto i solchi per la semina.
Oggi che la pace è l’ultimo dei pensieri dell’uomo, oggi che il povero che vive nella precarietà lo si evita volentieri, e quelli che vorrebbero trovare una nuova vita in occidente vengono rispediti senza tanti complimenti, il prete (canonico) don Silvio ci provoca con il suo sorriso, con i suoi occhi grandi, messi in evidenza da occhiali spessi come fondi di bicchiere, con la sua voce stridula e penetrante: «Oggi, ragazzi di ieri, c’è bisogno ancora di voi. Non dimenticate che Gesù sta lì, in mezzo ai più piccoli e poveri del mondo; non vi perdete d’animo e soprattutto non Lo perdete!».
Domenica 17 novembre, alle ore 16, proveremo a fare un semplice ricordo di don Silvio a Balconevisi, insieme agli amici di un tempo, ai suoi amici missionari – molti ancora in vita – ai suoi familiari e ai suoi ragazzi, che per una sera torneranno quelli di allora, fantastici adolescenti sognatori.