Era iniziata giovedì 25 luglio la nuova e inedita esperienza formativa per alcuni giovani della nostra diocesi che, accompagnati dal direttore della Caritas diocesana don Armando Zappolini e da don Udoji Onyekweli, si sono imbarcati ad Ancona per un viaggio di formazione in Albania e Macedonia.
L’iniziativa rientrava nei ranghi del progetto «Le 4 del pomeriggio» di Caritas e Pastorale giovanile.
Negli anni questi itinerari hanno permesso a tanti giovani dei nostri territori di sperimentare esperienze formative a contatto con luoghi e persone che vivono situazioni di testimonianza e di cittadinanza attiva, sia in Italia, sia all’estero, come in questo caso.
Il programma del viaggio prevedeva la visita ad alcuni luoghi e centri di accoglienza di diverse città albanesi, la visita alla capitale Tirana e la partecipazione a oratori estivi organizzati per i ragazzi.
Oltre a ciò, questo viaggio nei Balcani ha permesso a questi giovani di conoscere e visitare alcuni luoghi simbolo della tragedia consumatasi nel Paese delle Aquile in quasi cinquanta di dittatura comunista, come il «Muzeu i Kujtesës» (il Museo dei Crimini della Dittatura) di Scutari, progettato dall’architetto Viktor Dhimgjini come un viaggio simbolico attraverso una galleria di circa 50 metri, che ripercorrono la distanza attraversata dai detenuti dalle celle di carcerazione preventiva alle carceri vere e proprie. Situato nell’ex carcere e sede dei Servizi segreti (Sigurimi), il museo preserva intatti quegli ambienti. Un luogo che ricorda la crudeltà della dittatura, principalmente a Scutari, dal 1944 agli anni ’90. Espone oggetti, fotografie e memorie che testimoniano la violenza subita dai detenuti. Il percorso espositivo include anche postazioni video con testimonianze di sopravvissuti e prigionieri politici, suddiviso in tappe tematiche sulla prigionia. Una visita che ha scosso nel profondo i nostri ragazzi e gli accompagnatori, come ha testimoniato Mimma Scigliano nel pezzo che ha scritto per Toscana Oggi a pagina 15 del fascicolo regionale.
Di tutt’altro tenore è stato invece lo sconfinamento effettuato lunedì 29 luglio nel nord della Macedonia, per raggiungere la città Skopje, per la visita alla casa natale di Madre Teresa di Calcutta, diventata oggi una casa memoriale della santa. Qui è stata grande l’emozione per don Zappolini, che ebbe il privilegio di avere nel maggio 1990 la piccola suora albanese ospite nella sua parrocchia a Perignano.
«Finalmente dopo tanti anni sono riuscito a venire a Skopje dove è nata Madre Teresa – ha commentato don Armando -. È un sogno che avevo da sempre, da quando nel ’90 ci siamo incontrati la prima volta con lei e da quando – l’anno dopo – è cominciata la storia di Bhalobasa, con i viaggi a Calcutta e gli incontri con la Madre». «Sono qui soprattutto per dire “grazie!”, – ha proseguito il parroco di Ponsacco – perché quell’incontro ha cambiato la mia vita, l’ha fatta ricca di tante esperienze e di tanta gioia, di sogni molto belli che ho realizzato e sto realizzando. Quel primo incontro a Perignano nacque dall’amicizia con padre Orson Wells (colui che presentò Madre Teresa a don Armando – ndr), e ha poi prodotto tutta questa bella storia, mia personale e soprattutto della grande famiglia di Bhalobasa, alla quale mando un saluto grande da qui, salutando insieme anche padre Orson, i suoi ragazzi, tutti quelli che hanno condiviso con Madre Teresa questa storia a Calcutta e coloro che, con fatica, cercano di portarla avanti ancora oggi. Noi continuiamo a sognare e a realizzare i sogni… e questo è molto bello».
Al termine dell’incontro don Armando e don Udoji hanno lasciato come testimonianza alla direttrice della casa memoriale, un libro di fotografie pubblicato nel 2004 dal titolo: «Tra Calcutta e Perignano. Madre Teresa, padre Orson e l’Associazione Bhalobasa», curato da Claudia Batoni.
Il rientro in Italia con imbarco da Durazzo è avvenuto venerdì 2 agosto.