Quando ho letto «Admirabile signum», la lettera apostolica di papa Francesco sul significato e il valore del presepe, dove è contenuto un particolare incitamento a realizzarlo nei luoghi pubblici e nelle piazze, quasi non ci credevo. Sei anni fa i principali presepi della Toscana, lungo la valle dell’Arno decisero di incontrarsi e di mettersi in rete tra loro.
Di presepi non parlava quasi nessuno, la tradizione sembrava essersi ricondotta a pochi eroici temerari che quasi avevano il timore di manifestarsi e il presepe era tipico solo di realtà di lungo corso. Altri tempi. Nessuno avrebbe immaginato che un Papa avrebbe incoraggiato a fare il presepe attraverso una lettera apostolica. Terre di Presepi ebbe il merito di far uscire allo scoperto e trasformare singole realtà in gruppo di presepisti che cresceva ogni anno di più, contagiando a sua volta altre persone e paesi, divenendo incubatore nella realizzazione di altri presepi.
La mission originaria di Terre di Presepi, di andare nei paesi, nelle vie e nelle piazze, a portare tra gli uomini, attraverso l’arte presepiale il messaggio di Dio che si fa uomo in una mangiatoia, trova dunque pieno compimento nella nelle parole di Papa Francesco e il riconoscimento di un lavoro svolto negli anni che è artistico, sociale e al tempo stesso pastorale. Artistico, perché di questo si tratta. Dal piccolo presepe fatto in casa al grande presepe all’aperto, nella piazza o lungo la via, la creatività e l’ingegno creano una bellezza sempre nuova che è incanto, stupore e ammirazione. Sociale, perché il presepe fa incontrare le persone e le comunità diventando in molti casi identitario. Pastorale, perché il presepe, porta e trasmettere ogni anno sempre nuovo il messaggio dei pastori dopo l’annuncio dell’angelo: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Fare il presepe è mettersi in cammino.
Ecco che da alcuni anni gli itinerari di Terre di Presepi sono diventati per chi lo desidera, un cammino alla scoperta dei volti della Natività nel mondo di oggi, un cammino fisico e spirituale, perché usando le parole di Papa Francesco «rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia…» e «…mentre contempliamo la scena del Natale, siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo». Per questo da tre anni una semplice «Credenziale del Pellegrino Presepista» permette di trasformare un viaggio in un cammino. Per chi ha provato con tutte le difficoltà, antisignano rispetto ai tempi, a percorrere la strada del presepe nei luoghi di incontro e della società, fuori dalle chiese e dagli ambiti parrocchiali, la lettera apostolica di papa Francesco non può che essere un nuovo punto di partenza. Terre di Presepi è il coordinamento presepiale più lungo d’Italia e mette in rete, paesi, associazioni, presepisti e parrocchie dell’Italia centrale muovendo più di un milione di visitatori. Da due anni propone il «Corteo delle Natività» nelle vie e nelle piazze, nel quale sfilano insieme i figuranti dei più bei presepi viventi.
Grande emozione per i partecipanti all’inaugurazione della mostra «100 presepi in Vaticano». Papa Francesco, accompagnato da monsignor Rino Fisichella si è presentato a sorpresa a visitare questa esposizione internazionale di rappresentazioni della Natività giunta alla sua 44a edizione. Il presidente di «Terre di Presepi» Fabrizio Mandorlini, gli espositori e i visitatori provenienti dalla nostra diocesi hanno potuto salutare il Santo Padre, che – lo ricordiamo – recentemente ha promulgato una lettera apostolica, «Admirabile signum», in cui invita ad allestire il presepe «nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze…», rivitalizzando e riscoprendo questa dolce tradizione.