Domenica 12 novembre, sarà intitolata a don Morello Morelli una sala della struttura di via Cecafumo a Prataccio. L’omaggio gli verrà tributato nel giorno in cui avrebbe compiuto 84 anni, essendo nato il 12 novembre 1939 a Lari.
Ordinato sacerdote il 29 giugno 1962, per 28 anni è stato abate a Capannoli e in seguito parroco della Collegiata di San Lorenzo di Santa Croce sull’Arno per 6 anni. Nominato vicario generale dal vescovo Fausto Tardelli nel 2011, monsignor Morelli ha anche guidato per un anno la diocesi come amministratore diocesano durante la sede vacante tra 2014 e 2015. Raffinato biblista è stato l’autore delle lectio bibliche utilizzate per le catechesi diocesane.
La casa Prataccio, di proprietà del Seminario vescovile di San Miniato è stata recuperata all’attività pastorale grazie all’impegno di don Armando Zappolini, don Ernesto Testi e di un bel gruppo di volontari il cui proposito era stato accolto proprio da don Morello che, in qualità di responsabile del Seminario diocesano, aveva permesso loro di muovere i primi passi nel recupero della struttura. Questa iniziativa ha già permesso di accogliere centinaia di ragazzi nelle ultime due estati e di poter iniziare l’iter per la regolarizzazione formale della struttura, che è stata chiamata «Casa Laudato Sì», una casa di formazione sui temi ambientali e della giustizia sociale, secondo le linee indicate dall’enciclica di papa Francesco.
Un particolare regalo di compleanno, quindi, che sarà offerto a don Morello da parte della diocesi, dei vescovi che lo hanno conosciuto e apprezzato e dei suoi familiari ed amici.
La grande umanità e lo spessore spirituale di monsignor Morelli emergono dalle parole di don Armando Zappolini, uno dei promotori di questo particolare dono di compleanno:
«Quando ho conosciuto don Morello avevo 14 anni, era il rettore del seminario di San Miniato nei miei primi anni di formazione. Ho condiviso con lui quasi tutta la mia vita, soprattutto nel periodo che mi ha portato a diventare sacerdote, potendo apprezzare tutta la sua affabilità e simpatia. Aveva sempre uno sguardo positivo, una parola calma e profonda e dava a noi giovani seminaristi una sensazione di famiglia. Ricordo ancora le vacanze estive a Bedonia, i campi dei catechisti a Alba di Canazei, i campi scuola a Gavinana e tutte quelle occasioni nelle quali avevamo la possibilità di stare insieme. Quando si giocava a calcio ci sorprendeva per la sua vitalità e l’agonismo e manifestava grandi capacità tecniche che ci sorprendevano. Il ricordo più importante che mi lega a don Morello è però quando mi ha aiutato a fare una scelta in un passaggio delicato del mio cammino verso il sacerdozio: se volevo non sbagliare strada, dovevo farmi guidare dal desiderio della gioia, di dare una pienezza alla mia vita. Mi disse: “Sogna il tuo futuro in una o nell’altra direzione e vai dove ti sembra di essere più felice”. Ho capito in quel colloquio con lui che essere prete non vuol dire rinunciare a qualcosa, ma scegliere qualcosa di più bello che ti riempie come niente altro la vita. Ho fatto così la mia scelta ed ho realizzato così il mio sogno di diventare prete, un sogno che da quaranta anni riempie ancora di tanta gioia la mia vita. Tante volte gli ho ricordato questo nostro incontro e gli ho chiesto – scherzando – se non si riteneva in parte responsabile di tutta la confusione che ho fatto poi nella mia vita da prete. Ne abbiamo parlato anche nella mia ultima visita fatta a Orentano ed il suo sguardo pieno di affetto mi è arrivato nel cuore e resterà sempre con me. Il suo amore per Perignano, per la sua parrocchia di origine, lo portava ogni fine settimana a trascorrere qualche ora con la sua bella famiglia e ci permetteva di incontrarci per un saluto. Pensavamo che nella sua pensione avremmo potuto stare un po’ più insieme, ma il nostro servizio nella chiesa diocesana ci ha chiesto cose diverse. Il vuoto lasciato dalla sua scomparsa è veramente grande, ma sono sicuro che, con la consueta discreta amabilità, il nostro don Morello continuerà a vegliare su di noi, sulla nostra diocesi, sulla sua Perignano. E continuerà dal cielo a guardarmi con occhi pieni di affetto».