Ucai San Miniato e Associazione nazionale Città dei presepi insieme agli artigiani del territorio hanno realizzato l’icona itinerante che girerà l’Italia per la confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia.
La richiesta era di quelle importanti: realizzare per la Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia un’icona per una peregrinatio in tutte le confraternite della penisola (circa 800) nell’anno giubilare. Per l’occasione Fabrizio Mandorlini (che ha coordinato il progetto insieme ad Andrea Del Bianco dell’area Valori e al vescovo Agostinelli, Correttore Nazionale delle Misericordie) ha creato un gruppo di lavoro attingendo a professionalità artistiche dell’Unione Cattolica Artisti Italiani di San Miniato e dell’Associazione Nazionale Città dei Presepi coinvolgendo gli artigiani più competenti del territorio.
Ecco che l’architetto Emilio Bertini ha realizzato il progetto, Gabriele Corti ha realizzato la croce, Giancarlo Turini la struttura, Claudio Terreni il Golgota, Andrea Lavecchia l’illuminazione, Carlo e Beatrice Calvetti hanno impresso le scritte a fuoco sulla croce, Sauro Benedetti ha curato l’assemblaggio. Il legno dell’olivo su cui è stata ricavata la croce proviene da Cerreto Guidi grazie all’interessamento di Massimo Irrati. La scheggia e il filo spinato sono stati messi a disposizione da Michele Fiaschi, l’ancora apparteneva ad una piccola imbarcazione di Viareggio.
«Una bella esperienza, che sarà arricchita ancora di più dall’incontro con il santo padre Papa Francesco il 15 gennaio quando benedirà l’icona durante l’udienza. – Spiega Fabrizio Mandorlini – Poi per tutto l’anno la Croce del Giubileo passerà in peregrinatio da una misericordia all’altra».
«Per trasportare l’icona abbiamo usato una ambulanza – spiega Maurizio Chinaglia responsabile del coordinamento zonale Area Empolese- Valdelsa- Valdarno perché è il nostro strumento di lavoro quotidiano, il principale possiamo dire, e quindi abbiamo voluto accogliere l’icona con il nostro lavoro quotidiano. La scelta è stata quella di iniziare la Peregrinatio da una piccola Misericordia (La Serra il 6 gennaio), forse la più piccola del coordinamento. Lo spirito che anima i volontari è forse il più genuino, il più vicino ai valori che ci contraddistinguono: ci è sembrato il posto migliore per accogliere la Sacra Immagine».
Intanto sono proprio le misericordie della diocesi di San Miniato ad aver tenuto a battesimo l’icona giubilare. La Serra, San Romano, San Miniato Basso, San Miniato, poi Cerreto Guidi, Santa Croce sull’Arno. L’icona porta con sé una serie di simboli che ci richiamano all’anno giubilare e al momento storico che stiamo vivendo, con una particolare attenzione al tema della pace.
La croce
La croce è realizzata interamente in legno di olivo ricavata da un tronco di una potatura. L’olivo richiama, nel suo significato, la ricerca di pace da parte dell’uomo. Sulla croce è impressa infatti la parola pace in diciotto lingue del mondo, mentre sull’asse orizzontale è contenuto il motto del giubileo «Pellegrini di Speranza».
Il ramoscello d’ulivo è simbolo della rigenerazione, perché, dopo la distruzione causata dal diluvio, la terra tornava a fiorire. Allo stesso tempo diviene anche L simbolo di pace perché attestava la fine del castigo e la riconciliazione di Dio con gli uomini. Prendere un ramoscello di ulivo significa assumersi l’impegno per la pace, lavorare per la pace, fare la propria parte per costruire un mondo migliore. Significa assumersi la responsabilità di promuovere la pace e di essere costruttore di pace nella vita di ogni giorno. La pace deve nascere anche dentro di noi. Dobbiamo essere in pace con noi stessi, con gli altri e con Dio. Dobbiamo imparare a perdonare, a chiedere perdono e a lasciar andare le offese.
La Roccia
La croce poggia su un Golgota che richiama la roccia. Sulla sua sommità destra troviamo una scheggia di guerra e un filo spinato a significare che sulla croce Gesù porta il dolore dell’umanità in ogni tempo e in ogni luogo, anche il dolore e la sofferenza causati dalle guerre. Sulla roccia poggia l’ancora, mentre ai piedi della croce è Maria. «La sua volontà è salda, tu le assicurerai la pace, pace perché in te confida. Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna» – racconta Isaia (26.4). «Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza» è scritto nel libro dei Salmi (89,27). Dio «è la roccia: perfette le sue opere, giustizia tutte le sue vie; è un Dio fedele e senza malizia, egli è giusto e retto» è scritto nel Deuteronomio (32,4). La Terra La terra che circonda la roccia vuol significare la buona terra su cui caddero i semi della parabola del seminatore. Semi che portarono frutto e «giunsero a dare il trenta, il sessanta e il cento per uno».
L’ancora
L’ancora è metafora della speranza. L’ancora di speranza, infatti, è il nome che in gergo marinaresco viene dato all’ancora di riserva, usata dalle imbarcazioni per compiere manovre di emergenza per stabilizzare la nave durante le tempeste.
Il filo spinato
Il filo spinato rimanda alla guerra, alla reclusione forzata, al dolore. Ma sotto la croce diventa segno di speranza e di salvezza. Richiama la fede in quanto associato alla corona di spine indossata da Gesù Cristo e simboleggia sacrificio e sofferenza. Il filo spinato proviene da una trincea veneta nella quale fu combattuta la prima guerra mondiale.
La scheggia
La scheggia ha più di cento anni essendo parte di un proiettile sparato durante la prima guerra mondiale. Simboleggia le guerre nel mondo e le morti innocenti per mano dell’uomo.
La Madonna della Misericordia
La Vergine Maria che apre il mantello per dare riparo e protezione alle persone che la venerano, deriva dalla consuetudine medievale della «protezione del mantello», che le nobildonne altolocate potevano concedere a perseguitati e bisognosi d’aiuto. I fedeli sono gerarchicamente più piccoli e sono disposti a semicerchi, quattro per parte (uomini a sinistra e donne a destra), lasciando un ideale posto al centro per l’osservatore. Tra di essi si vede un confratello incappucciato, un ricco notabile vestito di rosso e, secondo una lunga e plausibile tradizione, l’uomo voltato verso lo spettatore accanto alla veste di Maria sarebbe un autoritratto del pittore. La Madonna poggia su una base scura organizzata prospetticamente, che richiama l’attenzione sulla figura centrale. Ben evidente è l’interesse di Piero della Francesca per la geometria, nell’accumularsi di forme regolari, quali il cilindro del mantello, il tronco di cono dell’aureola e la corona della Vergine, le forme ovali dei visi. La cintura di Maria è annodata in modo da formare una croce. La Madonna della Misericordia è stata rappresentata da Piero della Francesca tra il 1445 e il 1462 e fa parte di un polittico conservato presso il Museo Civico di Sansepolcro (Arezzo).
La corona del rosario
È la corona che pende dal cordiglio, la cintura, o la cintola, che serve per cingersi i fianchi. Il cordiglio è uno degli elementi che compongono la divisa storica del Misericordioso, insieme alla cappa, alla buffa, al sarrocchino, al cappello, al bordone. La corona del rosario è il sistema di dire tutti la stessa cosa, il pregare Maria camminando insieme.