«I titoli, nella Chiesa, non sono esercizio del potere o di supremazia ma ci raccontano il servizio, il donare la vita», lo ha ricordato il vescovo Andrea Migliavacca alla comunità dei fedeli di Larciano Castello, venerdì 25 giugno quando è stato celebrato, nella chiesa di Santo Silvestro, il monsignorato di don Agostino Cecchin.
A tal proposito il vescovo ha esortato don Agostino a proseguire il cammino, prendendo spunto dalla lettura liturgica che parlava di Abramo: «Proprio quando ti sembra che non ci sia più un orizzonte, il Signore viene e ti dice: Cammina». E come ad Abramo ha donato il figlio della promessa a 99 anni, anche con don Agostino Dio non verrà mai meno alle sue promesse. La fede, infatti, è sempre capace di fecondità, di portare la vita agli altri. La fecondità della vita di don Agostino si esprime nella sua dedizione di parroco nella parrocchia di Larciano Castello e nel suo servizio come cappellano ospedaliero. Ed è proprio ai più bisognosi e ai cari ammalati – che don Agostino da tanti anni sostiene – che è andato il pensiero del vescovo commentando il brano del vangelo: «Gesù nella folla vide il lebbroso, il quale si prostrò davanti ai suoi piedi e disse: “Signore se vuoi puoi purificarmi”. Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: “lo voglio, sii purificato” e la lebbra fu guarita». Ma per guarire – ha sottolineato il vescovo – bisogna vivere i passi e gli atteggiamenti di I Gesù, gli stessi atteggiamenti che monsignor Cecchin vive con i suoi cari ammalati». Proprio a tal proposito don Agostino ha reso tutti partecipi di una sua testimonianza: «Questa mattina nel mio servizio all’ospedale, ho accompagnato quattro ammalati con la preghiera e l’aiuto del Signore, con l’assoluzione e il sacramento dell’unzione. Uno dei quattro mi ha commosso. Aspettava il sacerdote. Ha pregato con me, più di me, fino a far scendere dai propri occhi lacrime, lacrime di speranza, di contentezza per aver ricevuto il dono della presenza del Signore».
Un’altra testimonianza ha riguardato il vescovo «di una vita fa», monsignor Paolo Ghizzoni, «che mi ha voluto bene più di un padre – ha detto don Agostino -. Prima di lasciare questa terra, in ospedale a Pisa mi stringeva le mani nei suoi ultimi undici giorni e diceva: “Ti amo, ti voglio bene, ti ringrazio, non ti lascerò mai solo. E la sua presenza l’ho sempre sentita nella preghiera». Don Agostino ha fatto sua un’immagine del Nuovo Testamento: «Come Paolo anche io sono caduto da cavallo sulla via che porta a Damasco. Sono rimasto in mezzo a voi per aiutarvi ad amare e a servire il Signore, tutti assieme». In questa circostanza, il sindaco di Larciano, Lisa Amidei, ha voluto ricordare un episodio rimasto nel cuore di tutti: «Era la vigilia di Natale del 2014. Eravamo all’annuale scambio degli auguri del comune di Larciano e apprendemmo che di li a poco il nostro sindaco Antonio Pappalardo ci avrebbe lasciato. Tutti eravamo sbigottiti ma don Agostino, con la sua umiltà lo abbracciò forte. Un gesto che ci confortò in quel momento triste». Per questo il sindaco ha sottolineato l’importanza che ha rivestito per Larciano la figura di don Cecchin: «Come lui ce ne sono veramente pochi», ha detto.
(Foto di Giovanni Rastrelli)