«È la prima volta che, in forma ufficiale, il vescovo Fausto, mio predecessore nella diocesi di San Miniato, si rivolge a tutti noi trasferendoci l’insegnamento sulla relazione, intima e dominante, che lo Spirito Santo ha verso l’intera Chiesa. Per questo lo ringraziamo della sua presenza». Queste le parole del vescovo Andrea in prolusione all’intervento di monsignor Tardelli organizzato il 18 gennaio scorso, nell’aula magna del Seminario, dal «Serra Club» diocesano. Il tema sulle cui corde ha mosso le sue riflessioni l’attuale vescovo di Pistoia aveva come titolo «La Chiesa dello Spirito Santo». L’organizzazione laicale internazionale del «Serra Club», non a tutti nota, è al servizio delle vocazioni, aggregata alla Santa Sede, nata per promuovere, nella società civile, una cultura favorevole al rispetto dei sacerdoti e della vita consacrata e per accompagnare i giovani nel loro percorso di maturazione umana e spirituale.
La tematica della relazione non è semplice e non sempre dimostrabile nella sua profondità di verità e nella sua complessità dottrinale. Il vescovo Fausto a questo proposito ha introdotto l’argomento enunciando alcuni discorsi di papa Francesco, precisando subito che la Chiesa non è un’istituzione umana, se pur gestita da uomini, ma divina per volontà di Dio Padre. «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma è il Padre mio che sta nei cieli. Ed io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa». Gesù indica a Pietro quale sarà la sua missione terrena, ma come attuare questo immenso progetto divino? «Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste – narra il capitolo 2 degli Atti – gli apostoli, con Maria, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi».
Così nacque la Chiesa, poi con Pietro e Paolo, a motivo della loro inesausta predicazione sull’unità e l’universalità della fede, si allargarono i confini del neo-nato cristianesimo. Fede da intendersi come dono dello Spirito concesso a tutti i battezzati e generante la Chiesa. Il vescovo Fausto si è soffermato a lungo su questi temi, concettualmente alla radici della nostra fede, definiti ed accettati come doni dello Spirito Santo e carismi. Ogni cristiano riceve questi doni con la grazia del Battesimo, doni poi confermati dal sacramento della Cresima o Confermazione. Dio porta all’uomo, attraverso lo Spirito Santo, i sette doni che, a sua volta, è in grado di dispensarne altri: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, e timor di Dio. Parlando di questi doni, che sono caratteristiche umane e spirituali dell’uomo, monsignor Tardelli ha preso spunto per approfondire la tematica concettuale e dottrinale sulla terza persona della Trinità.
Ogni dono ci insegna la via della saggezza, dell’umiltà, che è vedere con gli occhi di Dio, amare con il cuore di Dio, giudicare le cose con il giudizio di Dio. Ogni dono va oltre l’aspetto umano della sua realtà e scruta le profondità del pensiero di Dio e del suo disegno di salvezza, ricordandoci sempre la nostra piccolezza di fronte a Lui. Il Signore ha ricolmato la Chiesa, sua creatura, dei doni del suo Spirito, rendendola così sempre viva e feconda. Tra questi doni se ne distinguono alcuni che risultano preziosi per l’edificazione ed il cammino della comunità cristiana. Si tratta dei carismi, doni particolari dati da Dio a qualcuno per il bene di tutti. Non è qualcosa che ci si può dare da soli e per il solo proprio interesse. È all’interno della comunità che «sbocciano e fioriscono i doni di cui si ricolma il Padre» ed è in seno alla comunità che si impara a riconoscerli come un segno del suo amore per tutti i suoi figli. Rivolgendosi in una sorta di interrogativo perplesso interrogativo è stato poi lanciato ai presenti: «Cosa vuol dirci, come Chiesa, come comunità sociale, il buon Dio, rispetto alla nostra attuale sordità ed invisibilità verso questi doni che lo Spirito Santo ha riversato sulla nostra entità di persona?».
Ci sta forse dicendo che il cammino intrapreso oggi porta all’individualizzaazione di ogni azione per raggiungere il solo scopo di profitto egoistico e personale? Il cristiano, in nome della sua fede, questo lo deve respingere ed il cattolico, nella sua Chiesa, si deve maggiormente impegnare per camminare insieme, in unità di spirito, in mitezza d’animo, con tutti i membri che la compongono, affinché, illuminati dallo Spirito Santo, diventino una cosa sola: ut unum sint. Il momento attuale ci spinge ad edificare una Chiesa in cammino verso un’alleanza ancora più stretta con Dio, anche più coraggiosa, nella pienezza della Sua volontà, come ci testimonia il si della Vergine Maria.
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