Si sente parlare di «Nuovo Messale», ma in realtà si tratta di una nuova edizione che traduce in italiano la terza edizione tipica del Messale latino pubblicato nel 2002. Il Messale del Concilio Vaticano II, voluto dal papa san Paolo VI, non cambia. Viene solo corretta la versione italiana tenendo presente la traduzione ufficiale della Bibbia curata dalla Conferenza Episcopale Italiana nel 2008, vi vengono inseriti i nuovi Santi, qualche nuovo prefazio, cambia la veste grafica di questo importante libro liturgico.
La nuova edizione del Messale italiano è stata presentata al clero della diocesi, nella «due giorni» che si è tenuta a San Miniato nel Convento di San Francesco, il 16 e il 17 settembre scorso. A presentarla è venuto da Castellaneta, in Puglia, il vescovo Claudio Maniago, presidente della Commissione per la Liturgia della CEI, che in questi anni ha seguito il lavoro degli esperti. Nonostante il caldo, il fastidio delle mascherine e il distanziamento imposto dal covid-19, monsignor Maniago, con stile semplice e chiaro, ricco di aneddoti, è riuscito ad interessare la numerosa assemblea di clero guidata dal vescovo Andrea. Ha spiegato anzitutto i motivi di questi tempi lunghi – addirittura diciotto anni – per arrivare a questo risultato soddisfacente.
Tutte le modifiche apportate sono passate al vaglio dei vescovi italiani che, nel 2018, hanno approvato definitivamente i nuovi testi. Laboriosa è stata l’approvazione della Congregazione Vaticana per il Culto Divino. Questa cura – che può apparire eccessiva – non poteva mancare per un libro liturgico che esprime la fede della Chiesa nella celebrazione del mistero eucaristico: il dono prezioso che costituisce il culmine e la fonte della vita cristiana. Ora, la nuova edizione del Messale non è consegnata solo al sacerdote, ma a tutta la comunità: è l’assemblea dei fedeli che celebra l’Eucaristia e rende presente la Pasqua del Signore.
Questa riconsegna del Messale, che verrà usato in tutte le diocesi della Toscana a partire dalla prima Domenica di Avvento, il 29 novembre prossimo, è una bella occasione per ripensare alla nostra partecipazione alla Messa. È sempre necessario per noi, preti e fedeli, renderci conto di ciò che facciamo: per mezzo dei riti e delle preghiere è Dio stesso che nel Cristo suo Figlio, morto e risorto, rivela e dona il suo amore perché anche noi, trasformati dallo Spirito Santo, diventiamo «un cuor solo e un’anima sola», capaci di amare chi soffre, chi è povero ed emarginato.
La nuova edizione del Messale, inoltre si presenta con una veste grafica totalmente rinnovata: dai caratteri di stampa alla grammatura della carta, dai «segni d’arte» curati dall’artista Mimmo Palladino alle parti in musica per il canto del sacerdote. Le novità maggiori di questa edizione riguardano i sacerdoti chiamati a presiedere la celebrazione, le risposte dei fedeli rimangono immutate. Le uniche varianti le troviamo nel Gloria e nel Padre nostro. Nel Gloria abbiamo «e pace in terra agli uomini, amati dal Signore». Nel Padre nostro, «Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione».
Le copie della nuova edizione del Messale sono già arrivate alle parrocchie. Per i preti c’è il tempo per leggere l’Istruzione generale e la presentazione della CEI che si trovano all’inizio. La «Due giorni del clero» ha suscitato nuovo interesse per la liturgia: abbiamo capito che non è il caso di stravolgere e cambiare a piacimento formule e preghiere che esprimono la fede della Chiesa. Ci rendiamo conto che accogliere e usare questa nuova edizione del Messale costituisce un’occasione provvidenziale per riprendere una illuminata pastorale liturgica.