Da Cigoli a Perignano, don Ricciarelli

«Mi metto in ascolto dei sogni e dei bisogni della gente»

di Francesco Fisoni

Iniziamo con questo numero una serie di interviste per conoscere meglio i parroci interessati dai trasferimenti annunciati dal vescovo in cattedrale lo scorso 5 ottobre. La prima è rivolta don Francesco Ricciarelli, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali e la cultura della nostra diocesi, nonché coordinatore di questo settimanale. Con la prima domenica di Avvento, don Ricciarelli lascerà il santuario di Cigoli per fare il suo ingresso ufficiale nella parrocchia di Perignano-Quattro Strade e Lavaiano

Don Francesco, iI Signore è tornato di nuovo a bussare alla tua porta… dopo un’esperienza pastorale di 5 anni a Cigoli, dalla prima domenica di Avvento sarai il nuovo parroco di Perignano. Ricordo un tuo vecchio editoriale in cui parlavi della disponibilità che sempre deve avere il prete all’obbedienza e agli spostamenti. Come vivi oggi, concretamente, queste parole che hai scritto in passato?

«Come sacerdoti diocesani non abbiamo il voto di stabilità e in ogni caso, di sicuro, non ce l’ho io. Da quando ho risposto alla chiamata al sacerdozio non sono mai rimasto troppo a lungo nello stesso posto. Certo, la mia partenza da Cigoli dopo solo cinque anni non era prevista, ma c’è stato un evento inatteso che ha creato dei “vuoti”. C’era bisogno di un nuovo parroco a Perignano Quattro Strade e Lavaiano e il vescovo ha pensato a me per questo incarico. Così, dopo 20 anni in cui la mia attività è gravitata intorno a San Miniato, dovrò trasferirmi in un’altra zona che conosco molto poco: la Valdera. Da parte mia vedo ogni spostamento come una sfida e un’opportunità e ho risposto semplicemente: «Quando?». La Chiesa infatti è un corpo che dev’essere ben coordinato e compaginato. Se venisse meno l’obbedienza e ognuno facesse quello che vuole sarebbe il collasso».

Il tuo percorso spirituale ha tratti particolari e originali: all’inizio hai affrontato un periodo di discernimento con i Gesuiti, poi sei stato frate nei Trinitari a Roma, infine sacerdote diocesano. Come hanno arricchito il tuo cammino queste diverse esperienze? Cosa di ciascuna di esse porti ancora con te nel tuo ministero?

«Anche questo fa parte della mia “itineranza”. Vorrei ricordare anche i tre anni passati al Santuario della Madonna del Divino Amore, quando ero seminarista a Roma. Rientrando dal colloquio col vescovo in cui mi è stato affidato il nuovo incarico di Perignano, mi risuonavano nella mente proprio le parole di don Umberto Terenzi, prete romano, primo rettore del Santuario della Madonna del Divino Amore, che aveva per motto: «Tutto, sempre, subito e volentieri». Ogni esperienza, ogni incontro, ogni frequentazione di tradizioni spirituali nella Chiesa, arricchisce e plasma la spiritualità personale e ispira l’azione. E anche negli ultimi anni al Santuario della Madre dei Bimbi ho ricevuto tanti esempi di vita cristiana, ho conosciuto una straordinaria storia di pietà popolare e, grazie ad alcuni fedeli del Santuario, ho avuto occasione di attingere alle D ricchezze spirituali del Terz’Ordine Domenicano e del Movimento di Schoenstatt».

Sei coordinatore del settimanale diocesano, appassionato di musica e di teatro. Come queste tue passioni si intrecciano con il tuo essere prete? In che modo la cultura e l’arte possono essere strumenti di evangelizzazione oggi?

«Guardando indietro, mi rendo conto di quanto i film, le letture, la musica abbiano contribuito a plasmare il mio immaginario. Non saprei pensare al mio essere cristiano senza il Gesù di Zeffirelli, alla mia vocazione sacerdotale senza «Il potere e la gloria» di Graham Greene, alla mia fede nella Resurrezione senza le sinfonie di Gustav Mahler. Sono convinto che la fede abbia bisogno di queste «aperture» all’Altro attraverso l’arte. Questo ha ovviamente influito sulla mia azione pastorale. In tutti gli ambienti in cui mi sono trovato a operare non sono mai mancati gli eventi musicali, i cineforum, i gruppi di lettura e approfondimento. Sul settimanale diocesano ho spesso cercato di fare divulgazione in questo senso. Anche l’esperienza teatrale iniziata con l’opera «devozionale pop» dedicata a Sant’Eurosia va in questa direzione. Infine, il fatto che a cinquant’anni suonati abbia intrapreso gli studi universitari di Scienze dello spettacolo è stato visto da alcuni come una fuga dal ministero, ma a me sembra che sia perfettamente in armonia con la vocazione educativa del sacerdote».

Cigoli è la Madre dei Bimbi. Che legame hai saldato con questa veneratissima immagine in questi anni?

«Essere rettore di un santuario mariano che attira tanti fedeli, anche e soprattutto da fuori parrocchia, è una grande grazia. Questo “punto di osservazione” privilegiato permette di partecipare allo stupore e alla gioia di quanti sperimentano l’aiuto e la protezione di Maria, di veder fiorire la fede in cuori apparentemente lontani e di assistere a veri e propri miracoli, sia fisici che morali. Io stesso ho trovato conforto davanti all’immagine della Madre dei Bimbi, durante il periodo del covid, quando persone care erano state colpite dall’infezione e versavano in gravi condizioni, o in momenti critici per la parrocchia o in occasione di delicati snodi per la vita nazionale. Dopo il buon esito di uno di questi snodi, ho aggiunto alle giaculatorie con cui si conclude la preghiera alla Madre dei Bimbi l’invocazione “Aiuto dei cristiani”. Sono sicuro che il sorriso dolce della Madonna di Cigoli continuerà ad accompagnarmi anche in futuro».

Quali frutti pastorali e spirituali lasci a Cigoli? Quali semi sono stati piantati che continueranno a crescere?

«Quali semi continueranno a crescere non lo so. So di lasciare il Santuario in buone mani. C’è un gruppo del Rosario molto fervoroso, un’équipe di catechisti e volontari affiatata ed entusiasta, i presepisti che in occasione del Natale creano la magia e la poesia del presepe artistico, il gruppo Scout che organizza delle belle iniziative per i più piccoli, alcuni fedeli che prestano con grande spirito di servizio la loro opera per le attività liturgiche e il decoro del Santuario, senza dimenticare tutto il patrimonio di fede e di vita dei devoti che assiduamente salgono sul colle di Cigoli».

Immagino non sia semplice lasciare una comunità con cui hai condiviso cinque anni di vita. Cosa porterai nel tuo cuore di Cigoli e della sua gente? C’è un ricordo o un momento particolare che custodisci con particolare affetto?

«I ricordi più belli sono legati alle feste del 21 luglio. Indimenticabile in particolare la visita del cardinale Pietro Parolin in occasione del centenario dell’incoronazione della Madre dei Bimbi, le cene in terrazza la sera della festa e i concerti sul sagrato della chiesa. Porto nel cuore anche i pellegrinaggi del primo sabato del mese e le Messe all’aperto nel mese di maggio. Preziosi, poi, i legami di amicizia creati in questi anni che spero proseguiranno, nonostante la distanza».

Conosci già la parrocchia di Perignano? Cosa ti aspetta in questa nuova realtà? Vuoi dire qualcosa ai tuoi nuovi parrocchiani?

«Ultimamente ho avuto modo di partecipare a una cena di gemellaggio tra la parrocchia di Perignano e una parrocchia svizzera di Berna. Nella grande sala del centro pastorale c’erano più di 200 persone a tavola, con tanti volontari impegnati in cucina e nei vari servizi. Ho trovato una comunità molto viva e accogliente, per cui mi preparo al nuovo incarico con fiducia e anche con entusiasmo. Uno degli aspetti che più mi attraggono nella nuova parrocchia è la forte presenza spirituale di Madre Teresa di Calcutta, che anni fa visitò Perignano, nella cui chiesa parrocchiale si custodisce una sua reliquia. Devo ancora conoscere le realtà di Lavaiano e Quattro Strade. Al mio arrivo mi metterò in ascolto dei sogni e dei bisogni, dei problemi e delle speranze della gente e del territorio, cercando di dare continuità all’azione pastorale di chi mi ha preceduto. Ringrazio don Matteo, che ha cominciato a farmi conoscere la nuova realtà, le suore e i fedeli che con calore e affetto mi hanno salutato, e il vescovo Giovanni per la fiducia che mi ha dimostrato. Ai miei nuovi parrocchiani dico: Iniziamo questo cammino insieme! Affidiamoci sempre al Signore e alla Vergine Maria, e porteremo frutto».