Riflessioni

Ma che ne sa Fedez della felicità?

di Sandro Assanelli (Pavia)

Sandro Assanelli, amico del nostro vescovo Andrea, ci invia la seguente lettera già publlicata sul quotidiano “La Provincia Pavese”.

Un prete, don Mirco Bianchi, ha lanciato un appello ai personaggi in grado di influenzare l’opinione pubblica, cosiddetti influencers: «Aiutiamo le mamme a far nascere e a non fare aborti». Prontamente li ha risposto Fedez: «Appello a tutti i preti: non rompete le p… alle donne che scelgono di abortire». A parte il linguaggio colorito, l’azione dei preti trova giudizi diversi. Elogi nel mondo della tossicodipendenza, della prostituzione, della povertà che investe un sempre più grande numero di famiglie. Se però gli stessi parlano della difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, spesso suscitano critiche anche pesanti.

L’aborto è un gesto così tragico che segna per sempre la vita di una persona e ciò vale sia per i credenti che per i non credenti. Certamente per tante persone, essendo l’aborto un argomento “spinoso”, sarebbe opportuno non parlarne più. Ma non credo che ciò sarebbe un bene. Due sono i motivi: il primo è che la vita inizia con il concepimento; il secondo perché, come volontario da oltre 40 anni del Centro di Aiuto alla vita di Pavia (C.A.V.), ho presente i volti e i sorrisi di centinaia di bambini nati anche grazie all’impegno di tanti volontari. Vorrei citare tra questi solo due nomi: Giancarlo Bertolotti che ha speso la sua vita come valentissimo ginecologo e come persona che ha aiutato tante mamme, in modo discreto e silenzioso. L’altro è don Leo Cerabolini, fondatore nel 1979 della prima Casa di accoglienza alla vita in Italia (a Belgioioso – in provincia di Pavia ndr). In questo luogo hanno trovato e trovano tuttora accoglienza tante mamme che per disperazione sarebbero ricorse all’aborto.

Cosa ne sa Fedez di tutte quelle mamme che, avendo messo al mondo un bambino che è la luce dei loro occhi, non smettono di ringraziarti? Forse si commuoverebbe anche lui e anche tutti quelli che inneggiano all’aborto facile. Il concetto di gioia è soggettivo. Per quanto mi riguarda penso di averlo provato, soprattutto, quando ho visto nascere i miei figli e i miei nipoti e anche quando ho potuto stringere tra le braccia un neonato che aveva corso il pericolo di non nascere. In Italia abbiamo una legge che dovrebbe aiutare a far riflettere le donne che chiedono di abortire; poi, lo Stato dovrebbe farsi carico dei loro problemi, anche economici, per evitare l’aborto; infine, quando ogni tentativo fosse risultato vano, malvolentieri le si concede di abortire in ospedale. In questi anni abbiamo visto che non è così e che la legge 194/78 in questa parte non è applicata se non in pochissimi casi.