Nella vigilia della solennità di San Francesco, lo scorso 3 ottobre, ha fatto il suo ingresso come parroco di San Romano padre Marco Sebastiani, arrivato pochi giorni fa al Santuario della Madonna delle Grazie. Il vescovo monsignor Andrea Migliavacca, che ha presieduto la Santa Messa di insediamento, ha esortato il nuovo parroco e la comunità a mettere al centro della vita il vangelo «sine glossa», sullo stile di San Francesco: «Cosa può fare di più significativo e importante una fraternità di francescani, come quella che ci ritroviamo rinnovata a San Romano, se non mettere al centro della loro comunità e di tutta la parrocchia il vangelo? E cosa può fare di più un parroco come padre Marco, che accogliamo questa sera, se non mettere al centro della vita pastorale della parrocchia il vangelo?».
Al parroco, ha ricordato il vescovo, è richiesto soprattutto di annunciare, di testimoniare il vangelo alla sua comunità. Ha quindi commentato la pagina del Siracide che parla dell’opera di un sacerdote del tempo antico, Simone figlio di Onia. «Di questo sacerdote il testo ci racconta anzitutto la cura che aveva del tempio di Dio, il suo santuario e poi la custodia del popolo di Dio, un popolo che assediato viene protetto dal sacerdote, al punto da diventare luce, che splendo come il sole e la luna piena nella notte. In questo orizzonte di tutela del santuario e del popolo ci viene indicata una identità: santuario di Dio, vero santuario è il popolo». Dalla pagina di san Paolo ai Galati, il vescovo Andrea ha tratto una frase dell’Apostolo che riassume bene la vocazione del sacerdote e del parroco: «Per me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo». È dall’incontro col Signore che nasce la vocazione a lasciarsi toccare e segnare da Lui (e qui è venuto spontaneo il riferimento alle stigmate di San Franceco), «a lasciarsi marchiare con il timbro dell’amore di Gesù». Anche il vangelo della domenica ha offerto spunti autenticamente francescani, con la constatazione che i misteri del Regno sono rivelati ai piccoli e agli umili. «I frati nella comunità e anche il nuovo parroco – ha notato il vescovo – sono segno di questa piccolezza, di questa “minorità” e ci indicano dove cercare il vangelo». Infine, l’invito di Gesù, «venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò ristoro», è riecheggiato nelle parole del vescovo Andrea che si sono fatte intensamente suggestive e quasi teatrali: «Ma sentite? È una voce che arriva ancora un poco da lontano, ora è più chiara, la si riconosce, assomiglia a quella di padre Valenino, ma ora è più chiara, pare quella di padre Marco e ci dice: “venite a me”…
Bell’invito del nuovo parroco! Ma ascolta bene, prova a capire… non è la voce di padre Marco, ma nei toni del suo dire è il Signore che ti ricorda e ti ripete: “Venite a me”. Questo è il riassunto più bello della vita di una parrocchia, della parrocchia di San Romano».