Appena arrivato in piazza Napoleone a Lucca, il 9 luglio a sera, ho visto un popolo ordinato e unito, eloquente nel suo silenzio, anche mediatico, in quanto difficilmente trova spazio, ed è stato bello farne parte. Parlo della manifestazione regionale organizzata dall’associazione Pro vita e famiglia per ribadire il no a un ddl che in teoria vorrebbe tutelare i diritti delle persone omosessuali e transessuali, ma nella pratica mette a rischio la libertà di espressione, la libertà educativa oltre che confondere le idee ai bambini, promuovendo l’ideologia gender che papa Francesco ha bollato come «uno sbaglio della mente umana».
Chi scrive è un cristiano, un parroco e un insegnante di religione che non può non sentire tutta la problematicità di questo dibattito la cui posta in gioco è altissima. Questo vale anche per non credenti in sintonia con la visione cattolica su vita e famiglia. Potremmo davvero continuare ad essere noi stessi dopo l’approvazione di questa legge? La risposta di chi la difende è davvero poco convincente mentre lo è la posta in gioco per farci scendere in piazza. Interessanti sono stati gli interventi nella serata di persone esperte nel campo medico, sociale, culturale e politico. Per quanto riguarda il mio aver preso parte alla manifestazione, mi rifaccio alla famosa frase di Giovanni Paolo II: «Dobbiamo testimoniare la verità anche se tornassimo ad essere dodici», ecco il senso del mio essere stato a Lucca con tanti amici mossi dalla stessa passione per l’uomo o per Dio o per entrambi. Per difendere la vita, per ribadire la realtà e l’esperienza ovvia e scontata di tutti, per ricordare la verità biologica, per riaffermare i diritti e i bisogni fondamentali dei bambini, di ogni uomo e donna chiamato all’esperienza unica e irripetibile della propria vita, per affermare la libertà di espressione anche di chi non la pensa come me ma ha il diritto di dirla. Al cristiano è vietato non metterci la faccia e non testimoniare pubblicamente, è vietato non prendere posizione e dunque favorire quella sbagliata, è vietato nascondere “la lampada sotto il moggio”, un peccato di omissione sarebbe stato non esserci. E più noi si tace, più si restringe la possibilità di farsi sentire e più va a discapito di chi non ha voce.
Ma non è finita qui. Ora per chi crede c’è da continuare a stare in ginocchio perché è in ginocchio che si fanno e si vincono le battaglie più importanti della vita. Chi cammina nella fede sa che dico il vero. Che Dio ce ne scampi e liberi da questa legge, lo dico col cuore preoccupato e trepidante, che Dio ci salvi dall’ennesima sciagura. Il nostro è un paese già segnato da leggi che sono bestemmie contro Dio e la dignità dell’uomo: divorzio, aborto, fecondazione assistita, unioni civili… Non abbiamo meriti da accampare ma facciamo conto su un cuore di Padre più grande della nostra povertà.