Il legame con la natura caratterizza la storia dell’essere umano fino dalle sue origini. Com’è noto, la madre terra con i frutti che è capace di produrre e offrire è stata da sempre celebrata sia in ambito religioso sia in ambito laico. Oggi, il termine «natura» è molto spesso al centro del dibattito, anche mediatico, specialmente nella sua declinazione terminologica più specifica di «ambiente». Si discute della necessità di tutelarlo a fronte delle emergenze climatiche che spesso colpiscono anche i territori della nostra penisola. Tutelare, conservare, proteggere l’ambiente sono compiti che vengono sempre più avvertiti come doveri, l’adempimento dei quali non giova solo agli uomini e alle donne di questo tempo, ma anche alle future generazioni.
All’inizio del 2022, venne approvato il disegno di legge costituzionale che ha aggiunto all’art. 9 della Costituzione, norma dedicata alla «tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione», il comma che recita: la Repubblica «tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali».
La crescente sensibilità per la tutela dell’ambiente, che caratterizza il nostro tempo, nasce dalla consapevolezza della scarsità e limitata disponibilità delle risorse naturali, che, in quanto beni comuni appartenenti all’umanità, necessitano di una gestione sostenibile ed efficiente. L’urgenza della «cura» dell’ambiente, inteso come «casa comune», è il tema della lettera enciclica «Laudato sì», scritta da papa Francesco e pubblicata nel 2015. Questo documento papale si colloca peraltro nel solco di una tradizione ben consolidata nella Chiesa cattolica posto che, anche altri Pontefici, hanno avuto a cuore la problematica ecologica. Papa Paolo VI denunciò lo «sfruttamento sconsiderato della natura» in una lettera apostolica del 1971. Giovanni Paolo II invitò a «una conversione ecologica globale» (2001). Benedetto XVI sottolineò che, come esseri umani tendiamo a considerare la natura «di proprietà nostra» e la «consumiamo solo per noi stessi»: tutto ciò si traduce nello «spreco della creazione» che «inizia dove non riconosciamo più alcuna istanza sopra di noi, ma vediamo soltanto noi stessi» (2008). Anche religioni diverse dalla cattolica, cristiane e non, hanno elaborato riflessioni profonde sul valore della natura e dell’ambiente. Il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, che lo stesso papa Francesco cita nell’enciclica «Laudato sì», è stato soprannominato «il patriarca verde» per la sua critica ferma nei confronti delle azioni degli esseri umani che «compromettono l’integrità della terra e contribuiscono al cambiamento climatico, spogliando la terra stessa delle sue foreste naturali» e per il suo impegno nel promuovere una serie di comportamenti virtuosi basati sul sacrificio, sulla generosità, sulla capacità di condividere al fine di arginare il degrado dell’ambiente e lo spreco delle risorse. L’esperienza del confinamento all’interno delle proprie abitazioni, vissuta durante il lockdown, ha in parte permesso di ristabilire un contatto con la natura e l’ambiente contribuendo a farci tornare ad apprezzare le meraviglie del creato.
Una passeggiata all’aria aperta, specialmente per chi ha avuto la fortuna di abitare in campagna o, comunque, in piccoli borghi, ha spesso rappresentato l’unico momento di evasione dai social network, spazi virtuali che, soprattutto durante l’emergenza pandemica, ci hanno illuso di essere in relazione con una miriade di persone, ma che, di fatto ci hanno resi più soli, autoreferenziali e tristi. La mia personale esperienza è quella di tante altre persone che hanno vissuto l’intero periodo del lockdown in Valdegola, ossia in quella parte di territorio del Comune di San Miniato, caratterizzato da aree pianeggianti e collinari, con borghi più datati e paesi di più recente costruzione. Per molti mesi, durante la pandemia, lo splendore dei colori della campagna, il silenzio interrotto soltanto dai versi degli animali, dallo sbattere delle ante di cancelli di ferro arrugginiti, o dal rumore metallico del moschettone di un guinzaglio di un cane restio a farselo mettere, hanno accompagnato la nostra quotidianità. La bellezza dei paesaggi ci ha, in qualche misura, rinfrancati durante quei mesi di isolamento forzato che tutti noi mai dimenticheremo.
Abbiamo reimparato l’importanza di essere solidali, in particolare nei rapporti con i vicini di casa, del prendersi cura, del valore di un sorriso, di un saluto rivolto a chi ne aveva bisogno. L’interruzione dei ritmi frenetici che, fino a prima del lockdown, avevano caratterizzato le nostre vite di uomini e donne del XXI secolo, ha significato l’inizio di nuovi cammini, l’apertura di nuovi percorsi, la scoperta di un senso diverso delle cose. Non solo in senso metaforico. Ma anche in senso concreto perché un gruppo di persone residenti in Valdegola ha cominciato a camminare sui sentieri battuti, sia nelle aree con fitta vegetazione, sia nelle radure. Infatti, terminate le restrizioni legislative dovute all’emergenza pandemica, quando si è ricominciato a fare le classiche riunioni dopo cena per discutere, confrontarsi e organizzare iniziative varie, è emerso da parte di molti abitanti della Valdegola il desiderio di passeggiare per scoprire le bellezze del territorio, per dare in qualche misura seguito e continuità a quelle buone abitudini assunte durante la pandemia. Sono state organizzate sei camminate tra giugno e agosto dello scorso anno, con percorsi di varie lunghezze, in media dai tre ai cinque chilometri, caratterizzate dal fatto di avere sempre, come punto di arrivo e punto di partenza, un edificio di culto del territorio della Valdegola. I camminatori hanno così potuto visitare la Pieve di San Giovanni Battista a Corazzano, la Chiesa dei Santi Iacopo e Pietro di Balconevisi, la Chiesa di San Germano a Moriolo, quella di San Regolo a Bucciano e altri tesori del patrimonio storico e artistico di questa zona, come piccole edicole votive disseminate lungo i percorsi. Il programma delle sei camminate è stato pubblicizzato dagli organizzatori tanto che hanno partecipato anche persone provenienti da fuori la Valdegola.
Come è ormai buon uso, al fine di facilitare la comunicazione, è stata creata una chat di gruppo che conta, ad oggi, ben sessanta partecipanti. Già dalla primavera dell’anno scorso, quando iniziammo a progettare le nostre camminate, abbiamo voluto attribuire un nome preciso a questa iniziativa territoriale: «La Valdegola dei Sentieri». Di recente, domenica 5 marzo 2023, si è svolta un’altra passeggiata che si è conclusa con un pranzo conviviale dove gli organizzatori hanno presentato l’idea di costituire un’associazione, attraverso la sottoscrizione di una tessera con un contributo minimo, per dare una struttura più solida e una veste più giuridica, seppur semplice, a «La Valdegola dei Sentieri». Lo Statuto è già in bozza e richiama, nella premessa, tutti quei valori e principi che ne hanno caratterizzato la nascita spontanea e il suo sviluppo dall’anno scorso ad oggi. In primo luogo, la necessità, ormai non più procrastinabile, di prendersi cura della natura e dell’ambiente che ci circondano: tale necessità è riconosciuta in senso trasversale sia dall’ordinamento giuridico civile sia dalle religioni, cristiane e non. In secondo luogo, la solidarietà che si concretizza nelle relazioni umane sia come forma di impegno per la salvaguardia dei beni comuni sia come forma di convivenza pacifica con gli altri. È l’inizio di un percorso che vedrà presto la convocazione di tutti coloro che fanno parte del grupo per la lettura e l’approvazione dello Statuto. Dopodiché, verrà consolidato il gruppo di coordinamento che procederà a stilare il programma delle nuove passeggiate del 2023.