Dalla Diocesi

La testimonianza di don Alfonso Marchitto

di Don Alfonso Marchitto

Descrivere la propria vita in un articolo è sempre riduttivo, quando poi è intrecciata con il progetto di Dio lo è ancor di più. Cos’è la vocazione, guardando al mio cammino posso dire che è un’esperienza d’amore, di un Dio che come un giocatore d’azzardo si gioca tutto per me. Senti che qualcosa non ti basta, che sei chiamato ad altro, a qualcosa in più. Ti senti inadatto, speri di esserti sbagliato e invece no, quella voce interiore chiama proprio te, quello sguardo di misericordia ha incrociato i tuoi occhi, e per quanto tu possa scappare dal Signore, dalla tua vocazione, Egli troverà sempre il modo di raggiungerti.

Un ruolo fondamentale nel mio cammino lo hanno avuto i sacerdoti che ho incontrato, alcuni sono stati dei veri e propri provocatori vocazionali, hanno visto in me segni di questa chiamata che non vedevo, ne intuivo. Vedere la loro dedizione pastorale, la loro passione e il loro amore, ha facilitato l’accoglienza e la scoperta della mia vocazione. Come ogni scelta che riguarda la vita, non è stato sempre facile, il percorso non è stato privo d’ incomprensioni, fatiche, scoraggiamenti che talvolta sembravano rallentarlo ma proprio in questi momenti l’amore di Dio si faceva sentire più forte e inaspettato, attraverso quelle persone che il Signore mi chiamava a servire.

È vero ho lasciato la mia famiglia, la mia terra per seguire il Signore in quest’angolo di paradiso che è la diocesi di San Miniato. Ma oggi posso dire di aver ricevuto il centuplo, posso professare che Dio è fedele alle sue promesse, nonostante la mia miseria, e che ci dona più di quello che possiamo desiderare o chiedere. Senza la comunità parrocchiale non avrei mai compreso la mia chiamata, ne avrei avuto la forza per viverla. La volontà di Dio l’ho scoperta proprio attraverso le persone incontrate sul mio cammino, vescovi, preti, formatori, laici; quanti sguardi, sorrisi, silenzi, parole, abbracci, tutti segni di un Dio che non ha mai smesso di amare e chiamare.

Santa Teresa del Bambin Gesù diceva che solo quando saremo al cospetto di Dio scopriremo tutte quelle persone che hanno pregato per noi e per la nostra vocazione. Il giorno dell’ordinazione chiederò al Signore di donarmi un cuore umile e umano, e di non privarmi mai del suo Santo Spirito, senza il quale il mio ministero sarebbe un’automobile priva del motore; per essere così presenza che si fa ascolto, e diventare segno del suo amore per quanti mi incontrano. In tutto questo lungo cammino di preparazione al sacerdozio devo riconoscere la presenza di Maria come stella del mio cammino, Maria è davvero una garanzia per ogni credente. Devo riconoscere che questi anni di preparazione e attesa sono stati pieni dell’amore di tanta gente, anni nei quali ho capito che quelle parole che a breve pronuncerò «questo è il mio corpo… questo è il mio sangue» diventavano carne nella mia vita, non si può diventare pane se non ci si lascia macinare e impastare, e non c’è vino se l’uva non si lascia pigiare… Ed è proprio così che Il Signore attraverso le vicissitudini della vita ci rende pane per gli altri.

Alla fine guardando quel poco che sono (o che ho) e che sto consegnando al Signore, lo vedo moltiplicato senza mio merito e dico vale la pena seguire Cristo che è un Dio fedele che non delude mai.