Siamo all’apice delle manifestazioni festose diocesane per la nomina e l’insediamento di monsignor Giovanni Paccosi a nuovo vescovo di san Miniato. Questa occasione porta con sé sentimenti felici e lieti. Nello stesso tempo, però, questi sentimenti non coprono del tutto altri sentimenti suscitati dalla partenza del vescovo Andrea. La curiosità, le notizie del nuovo arrivato non vincono la malinconia del distacco. Sette anni non sono pochi per scoprire le doti di un uomo, di un vescovo, che ha retto il timone di una diocesi non sempre in acque tranquille, seppur senza incorrere in urti violenti su scogliere ispide e dannose.
Ricordiamo quella domenica in cui davanti alla chiesa di San Domenico scese dalla sua Clio bianca. Era un vescovo di prima nomina, giovane vissuto in mezzo ai giovani, attento ai problemi dei seminaristi come ex rettore del seminario di Pavia, ancora impegnato come docente di Diritto Canonico, dotato di una buona forma fisica e voglia di trasmettere il messaggio del Vangelo col desiderio di raggiungere ogni persona. Il tutto accompagnato da un grande sincero sorriso che per sette anni non ha mai perso.
Il frasario può apparire patetico, retorico, quasi fanciullesco, ma non è così, poiché non ci sono altre parole per interpretare il desiderio di quest’uomo di Chiesa di giungere al suo obbiettivo: essere il vescovo di tutti. Lo vediamo in visita nelle nostre parrocchie. I giovani lo applaudono per i suoi interventi, per la sua costante presenza, per le sue iniziative, per la voglia di vivere con loro.
Appassionato conoscitore della Bibbia, chi non ricorda le sue lectio bibliche con tematiche teologiche complesse, sempre calate nelle realtà di oggi? Le sue omelie sono state un costante invito ad aderire alla chiamata di Gesù, che coinvolge, che dona gioia e serenità, che non tradisce mai, perché «Lui sa! Lui ti conosce! Lui ti ama!».
Ora il vescovo Andrea è stato chiamato a guidare una diocesi più grande, costituita da tre diocesi incorporate in una, con altre problematiche, con difficoltà maggiori, ma stavolta non scende da una Clio, ricca solo dell’equipaggiamento di serie, ma da una macchina equipaggiata con ben altri strumenti affinati e vissuti durante i sette anni di episcopato sanminiatese.
Lo saluteremo tutti insieme il prossimo 28 gennaio e il nostro sarà un saluto di augurio per una vita pastorale felice, fruttuosa e ricca di grande spiritualità.