Si è celebrata domenica 25 settembre la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato. In Italia l’inizio di questa giornata risale al 1914, alla vigilia della prima guerra mondiale. Di fronte alle migliaia di nostri connazionali che partivano con le navi dai porti di Napoli e di Genova per le Americhe, per l’Australia con le poche cose in borse di cartone e con tante speranze nel cuore, prima fra tutte quella di poter migliorare con il proprio lavoro le condizioni di vita per sé e per le proprie famiglie, la Chiesa italiana di quei tempi seppe trovare preti e suore disposti ad accompagnare questi lavoratori in questi lontani Paesi per garantire loro un’assistenza spirituale non meno importante del pane che ricercavano.
Papa Francesco domenica scorsa a Matera per la conclusione del Congresso Eucaristico nazionale, ha tenuto un’omelia tutta incentrata sul valore del pane, visto come fonte di dignità umana da raggiungere, da difendere, da garantire a tutti, pane umano che discende dal Pane dell’Eucarestia, fonte dell’amore di Dio per l’uomo e che dona dignità, due pani che si richiamano a vicenda e si intrecciano per offrire all’uomo la vera vita. Al termine della Messa, Papa Francesco ha richiamato l’attenzione su questa Giornata del Migrante e del Rifugiato, insistendo su quei quattro verbi a lui cari e che altre volte ha pronunciato: «il migrante va accolto, accompagnato, promosso ed integrato», scoraggiando ad «alzare i muri dell’indifferenza e dell’individualismo, nei quali rimaniamo intrappolati».
Nella nostra diocesi. sulle due rive dell’Arno, specialmente a Santa Croce e a Ponsacco, in questi ultimi anni sono sorte strutture di accoglienza e di accompagnamento di questi nostri fratelli immigrati per cercare di promuoverli ed integrarli nella nostra società, senza annullare le specificità della loro cultura, che sono arricchimento per la nostra stessa società. Forse, il cumulo di iniziative rimandate a settembre ha fatto sì che non sia arrivata alle nostre parrocchie l’informazione di questa Giornata e non si è provveduto alla sua celebrazione. Ebbene, recuperiamola nella prossima domenica, sia col parlarne, sia con la preghiera e con la colletta, il cui ricavato va a sostegno della cura spirituale dei nostri fratelli emigrati all’estero e degli altri fratelli immigrati tra noi.