San Miniato

La festa del SS. Crocifisso

di Antonio Baroncini

È sempre emozionante il momento in cui, per la festa del Ringraziamento, le tendine rosse che coprono l’urna sull’altar maggiore del SS Crocifisso di Castelvecchio si aprono e ai due lati si accendono le 12 lampade, illuminando quell’immagine sacra che richiama la totale attenzione e venerazione dei fedeli. È un’immagine che penetra nel cuore e che contrappone, come il vescovo Giovanni ha detto, «alla morte la vita, alla sofferenza la speranza».

È amore e sacrificio, l’amore incondizionato di Gesù per l’umanità intera. È redenzione per tutti, un invito a seguire Gesù, accettando le difficoltà della vita con pazienza, fede, speranza. Questa raffigurazione lignea del XIII secolo non poteva non risiedere nel sontuoso, nobile Santuario del SS Crocifisso in San Miniato, scrigno di bellezza ed eleganza regale nella sua armoniosa pianta strutturale a croce greca. È una costruzione voluta dal vescovo e costruita dai cittadini tra il 1705 ed 1718, su progetto dell’architetto Antonio Ferri ed arricchito da magnifici affreschi del pittore fiorentino Antonio Domenico Bramberini.

La ricorrenza della festa di ringraziamento che si ripete annualmente nella quarta domenica di ottobre è stata aperta, alle luci dell’alba, da una cerimonia solenne, sentita, accompagnata dal maestro Carlo Fermalvento all’organo, presieduta dal nostro vescovo Giovanni, con la presenza di tutti i componenti della Congregazione del Santissimo Crocifisso e i tre nuovi membri che hanno indossato la cappa indicante la loro adesione e dai fedeli mattutini convenuti. Tra questi il sindaco Giglioli, che a nome della collettività ha acceso il cero votivo. È stata un’offerta di devozione, di preghiera, di fedeltà a quel Crocifisso, abbandonato da due viandanti, che nel 1628 salvò la città dalla peste, atto misericordioso ancora presente nel cuore dei sanminiatesi. La fede, però scavalca questi sentimenti umani e pone al centro delle coscienze l’atto culminante della vita terrena di Gesù con la sua morte in croce che si conclude con il perdono dei suoi crocifissori, dimostrando quanto il peccato porta alla morte e l’amore invece conduce alla vita che si concretizza nella gioia dello stare insieme e nella letizia della comunione fraterna.

Il Crocifisso di Castelvecchio ci sprona al perdono, ci consola nel dolore, è sempre presente in mezzo a noi. Su questi temi il vescovo Giovanni ha concentrato la sua omelia, ricordandoci il nostro impegno per essere abbracciati a quelle braccia allargate di Gesù appeso alla croce, che ci dicono che Egli è morto per tutti, nessuno è respinto dal suo amore e dal suo perdono.