Scuola e territorio

Insegnamento della Religione Cattolica in Diocesi

L’analisi statistica

I numeri parlano chiaro: l’indagine annuale sugli studenti che si avvalgono dell’Insegnamento della religione cattolica (Irc) nelle scuole del nostro territorio diocesano manifesta un fenomeno di progressivo disimpegno. Nell’anno scolastico 2024-25, su 18.032 studenti complessivi il 77,20% si avvale dell’Irc. Una percentuale ancora maggioritaria ma che segna una diminuzione dell’1,82% rispetto all’anno precedente e un calo drastico di oltre sette punti percentuali rispetto al 2019-20, quando gli avvalentisi erano l’84,72%. Il dato più basso si registra negli istituti professionali, dove gli avvalentisi sono crollati dal 51,87% del 2019 al 26,59% attuale.

Questa preoccupante diminuzione non può essere attribuita solo alla presenza di studenti stranieri, che pure rappresentano il 19,79% del totale. È significativo notare che anche tra gli studenti italiani la percentuale di chi si avvale dell’Irc è scesa dall’89,15% all’87,52%. Tra gli stranieri il calo è ancora più marcato, passando dal 37,09% al 34,60%. Per la prima volta quest’anno si sono registrate classi nella scuola secondaria senza nemmeno uno studente che si avvalga dell’Irc.

Questa dinamica rivela una crisi generale che attraversa la società italiana: il progressivo allentamento del legame con le tradizioni religiose, l’emergere di una mentalità sempre più secolarizzata e, non da ultimo, un crescente individualismo. Da questo punto di vista, fa riflettere il problema della gestione degli studenti che non partecipano ai corsi di Irc, particolarmente nella scuola secondaria di secondo grado. Mentre nella primaria prevale la scelta di attività alternative, oppure lo studio con la presenza di un docente, e nella secondaria di primo grado cresce lievemente lo studio con l’ausilio di un docente, nelle classi superiori il 59,74% degli studenti non avvalentisi sceglie l’entrata posticipata o l’uscita anticipata – una percentuale che sale addirittura all’87,76% negli istituti professionali -, e risultano inchiodate allo 0% le offerte di attività alternative e lo studio con docente. Questo dato è emblematico: l’assenza di una vera alternativa educativa lascia a se stessi centinaia di giovani, che perdono completamente un’ora settimanale di crescita culturale e formativa.

Questa situazione interpella le istituzioni e richiede forse un ripensamento delle modalità di presenza dell’Irc nelle nostre scuole. Non si tratta solo di difendere un’ora di insegnamento, ma di rilanciare la comunicazione alle nuove generazioni di valori e significati importanti. È necessaria una riflessione seria su come rendere l’Insegnamento della religione cattolica più incisivo, capace di parlare ai ragazzi, ripensando metodologie didattiche, linguaggi e contenuti. D’altra parte, come sottolineato nel documento pubblicato dal Servizio diocesano per l’Irc, sarebbe opportuno superare la normativa attualmente in vigore, offrendo reali attività alternative ai non avvalentisi, evitando che l’ora di religione si trasformi in un’occasione di evasione scolastica. In particolare, dovrebbero essere previste attività obbligatorie con un piano organico di tematiche e iniziative, elaborato accuratamente dal collegio docenti. I dati ci dicono che siamo a un bivio. Possiamo assistere passivamente al declino della partecipazione degli studenti all’ora di religione, considerandolo un fenomeno inevitabile dei tempi che stiamo vivendo, oppure possiamo cogliere questa sfida come un’opportunità per rinnovare la proposta educativa, per continuare ad offrire ai giovani il patrimonio di valori, cultura e umanità della tradizione cattolica, tenendo conto dei linguaggi e della sensibilità del nostro tempo.