La nascita di questo nuovo Consiglio Pastorale è un segno eloquente della vitalità della nostra diocesi. Non ci nascondianto la crucialità e le difficoltà del tempo presente, ma abbiamo la certezza che timoniere della storia è lo Spirito Santo che guida e sorregge la Chiesa e la sospinge verso uua nuova evangelizzazione.
Il nostro Vescovo, all’inizio del suo ministero episcopale, chiamandoci a leggere e meditare il libro dell’Apocalisse, ci ha esortati ad ascoltare ciò che lo Spirito dice alle nostre comunità ecclesiali e con la lettera ‘Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della Speranza che è in voi’, ha tracciato un preciso itinerario pastorale per dare un volto missionario alla nostra Chiesa locale e formare ‘cristiani con una fede adulta, costantemente impegnati nella conversione, infiammati dalla chiamata alla santità, capaci di testimoniare con assoluta dedizione, con piena adesione e cnn grande umiltà e mitezza il Vangelo’ (Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n. 45).
E Papa Giovanni Paolo II nella ‘Redemptoris missio’ scriveva: ‘Sento venuto il momento di impegnare tutte le forze ecclesiali per la nuova evangelizzazione [‘] la Chiesa, e in essa ogni cristiano, non può nascondere né conservare per sé la novità e la ricchezza, ricevute dalla bontà divina per essere comunicate a tutti gli uomini’.
Sono, questi, inviti pressanti e appassionati e particolarmente urgenti per noi, chiamati a promuovere uno pastorale che abbia al suo centro ‘Gesù Risorto, Speranza del mondo’. Sta davanti a noi la sfida di una ‘nuova evangelizzazione’. Non sono consentiti indugi ed esitazioni. Dire ‘nuova evangelizzazione’ significa, innanzi tutto, capire e far capire che il nessaggio cristiano, quando è spiegato e compreso nella sua autenticità, è sempre qualcosa di inedito, di diverso, di sorprendente rispetto a tutto il tessuto sociale in cui si inserisce, E’ allora importante che tutti, e noi per primi, prendiamo coscienza della perenne giovinezza del Vangelo e della sua viva capacità di ringiovanire i cuori, le culture, la storia umana. Davvero il messaggio evangelico è inconfrontabile con tutte le cangianti e senescenti ideologie dei vari tornanti storici.
La Parola di Dio, che illumina l’avvenimento cristiano, ce lo presenta come una ‘alleanza nuova’ con il Creatore, come una ‘dottrina nuova insegnata con potenza’, come una ‘vita nuova’ sorretta dal comandamento nuovo: ‘amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi’.
In questa nostra società, stanca e logora, dove si fanno strada sempre più atteggiamenti di gnosticismo, di relativismo in campo gnoseologico ed etico, di smarrimento delle radici cristiane, di rifiuto e , incerti casi, di lotta contro espressioni e tradizioni cristiane, dove non mancano tentativi di far prevalere un’antropologia senza Dio e senza Cristo, l’incidenza della proposta evangelizzatrice per larga parte dipenderà dalla nostra capacità di far percepire come una scoperta la sua novità sostanziale.
‘Nuova evangelizzazione’ deve indicare, in secondo luogo, la nostra determinazione a proclamare il messaggio di Cristo con slancio più generoso, con voce più fresca, con animo più risoluto. ‘Dopo oltre due secoli di predominio della cultura illuministica – scrive il Card. Biffi – il mondo occidentale ha quasi consumato il suo patrimonio residuo delle convinzioni cristiane che fino a pochi anni fa apparteneva ancora alla coscienza comune (per esempio: la saldezza della famiglia, l’intangibilità della vita umana,l’educazione al senso del dovere…), anche se venivano spesso violate, le norme cristiane dell’esistenza erano riconosciute praticamente da tatti. Ora non è più così: la società è profondamente mutata soprattutto perché sembra non aver più le stesse regole del gioco sociale’. Si ha oggi l’impressione di una ‘apostasia silenziosa’ da parte di uomini sazi che vivono come se Dio non esistesse.
Tenendo conto di questo contesto culturale, penso che tra i compiti principali del Consiglio Pastorale dovrà esserci quello della formazione di un laicato adulto, maturo nella fede, dotato di una forte armatura spirituale. Si chiedeva il Prof. Franco Giulio Brambilla nel suo magistrale intervento al Convegno Ecclesiale di Verona: ‘Dove sono oggi i credenti che abbiano la fierezza di dirsi cristiani, dove il nome cattolico non è un’etichetta per schierarsi, ma l’indicazione di una sorgente a cui si alimenta la ‘speranza viva’? Bisogna ritornare, nelle diocesi e nelle parrocchie, ad essere gli annunciatori premurosi e tenaci della necessità insopprimibile di formare credenti solidi, storie di vita cristiana che possano dire: ‘Io ho visto il Signore!’ ‘
Sempre a detta del teologo milanese, ‘si peofila al nostro orizzonte un tempo dove la Chiesa o sarà comunità dei molti carismi, servizi e missioni o non esisterà semplicemente’. E questo non perché è in atto, almeno da noi, una vistosa scarsità di sacerdoti, ma perché è il Vangelo stesso che postula un annuncio nella corale diversità e complementarietà di carismi e missioni.
Occorre pensare ad una Chiesa abitata da persone che faranno uscire il laicato dall’essere semplice collaboratore dell’apostolato gerarchico per diventare – sempre in perfetta docilità al magistero episcopale ‘ corresponsabile di una comune passione evangelica.
Sarebbe davvero auspicabile che questo nostro Consiglio Pastorale riuscisse a formare e far crescere, nelle nostre parrocchie, laici abili nel coniugare le esperienze della vita con le esigenze del Vangelo. Dei credenti in grado di unificare nelle loro scelte esistenzinli le forme del cristianesimo bramato, e insieme escatologico, Laici che non abbandonano la terra per guardare le cose di lassù, ma vedono le cose di lassù abitando la terra.