Giovedì 8 dicembre, alle ore 16.30, Mons. Vescovo ha celebrato la Santa Messa nella chiesa parrocchiale di Ponte a Egola per l’ingresso dei nuovi parroci nell’Unità Parstorale. Riportiamo a seguire l’omelia del Vescovo.
Tutta la comunità di Ponte a Egola nutre oggi sentimenti di gratitudine e di commozione.
Anzitutto è la gratitudine e la commozione nel dire il grazie a don Giovanni Fiaschi per tanti anni di dedizione pastorale generosa nella vostra comunità. Don Giovanni ha seminato con abbondanza il dono della Parola, ha accolto diversi carismi nella vita comunitaria, ha servito generosamente tutti. Con la preghiera lo accompagniamo in un tempo nuovo di vita sacerdotale che sarà ancora esercizio del ministero di prete.
Gratitudine e commozione accompagnano coloro che vivranno il servizio del vangelo e dell’unità, della celebrazione della Grazia di Dio e della carità nella parrocchia di Ponte a Egola e li accogliamo.
Benvenuto don Francesco Ricciarelli, parroco di Cigoli che da oggi diventa amministratore parrocchiale di Ponte a Egola e Stibbio, cioè responsabile legale e segno di unità tra le tre parrocchie che condividono un cammino di unità pastorale; benvenuto don Federico Cifelli, giovane prete, che metterà la sua dimora in mezzo a voi, a Ponte a Egola, e diventa, in qualità di vicario parrocchiale, il prete di Ponte a Egola e a lui potrete fare riferimento per la vita pastorale della parrocchia; continuano il loro servizio iniziato già lo scorso anno don Massimo Meini, collaboratore pastorale nei fine settimana con attenzione soprattutto a Stibbio e il diacono Pasquale Fuzio. A tutti loro l’augurio di un sereno cammino nella comunità.
E riguardo a don Federico desidero dire anche una parola di ringraziamento alla comunità da cui proviene, Santa Croce sull’Arno. Quella parrocchia lo ha accolto non ancora diacono e poi lo ha accompagnato a diventare prete e a vivere il suo servizio. Vivono con sacrificio, soprattutto i giovani, questo passaggio di don Federico, ma questo è per un pieno servizio alla Chiesa e con la rassicurazione che nuovi sacerdoti daranno il loro aiuto ai preti di Santa Croce. Saprete certamente coltivare ancora il dono bello della amicizia.
Viviamo questo solenne inizio del ministero pastorale di don Francesco e di don Federico a Ponte a Egola e Stibbio nella solennità della Immacolata Concezione, quasi ponendo sotto la particolare protezione e custodia di Maria la vita da prete e il cammino della comunità tutta.
La festa di oggi ci suggerisce come meditazione e sguardo l’atteggiamento della accoglienza.
Maria, di cui ci narra il brano evangelico della annunciazione, è chiamata ad accogliere il dono della vita, la gratuità della vita che Dio dona, la venuta del Messia e da quell’Eccomi di quel giorno Maria vivrà una straordinaria avventura di vita nella quale ella rinnoverà il suo sì e sarà il sì di Madre e il sì di discepola del suo Figlio e poi il sì nella sofferenza sotto la croce e il sì del mattino di Pasqua, il sì alla Chiesa nascente nella Pentecoste e il sì nella gloria del Padre.
Maria è donna del “sì”, dell’ “eccomi”, dell’accoglienza del progetto di Dio è quindi è la donna del “si” all’amore.
Ed è un “si”, un “eccomi” che apre all’esperienza della accoglienza.
Maria, all’annuncio dell’angelo Gabriele, è invitata ad accogliere la vita, il concepimento di Gesù, la venuta del Messia.
E’ importante notare le parole dell’angelo che invita Maria alla accoglienza: Rallegrati; piena di grazia; il Signore è con te e poi, non temere, concepirai un figlio, lo Spirito santo scenderà su di te, la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra; nulla è impossibile a Dio.
Sorprende che l’invito rivolto a Maria che le chiede di accogliere il Messia non è raccontato con quanto farà Maria, ma con quanto fa Dio. Di Lui si parla, e di Lui si dice il dono con cui accompagna la vita di Maria. Per Lei accogliere vorrà dire accogliere l’iniziativa di amore di Dio, lasciar operare Lui, fidarsi della sua opera, sentire che Lui la accompagna e la guida.
Carissimi don Francesco e don Federico siete chiamati ad accogliere un invito che è a lasciar fare a Dio, a contemplare e consentire l’agire di Dio che è sempre un agire di grazia, di salvezza, di vita.
Siete mandati nella comunità per accogliere l’iniziativa di Dio per voi e per tutti i fedeli. E così accogliere vorrà dire annunciarla nella Parola, celebrarla nei sacramenti, viverla nella carità.
Mi ha colpito un pensiero del Cardinale Van Thuan che, parlando della prigione e dello sconforto nel sentirsi abbandonato, quasi dimenticato da Dio così afferma: “Mi chiedevo perché Dio si fosse dimenticato di me e di tutte le opere intraprese nel suo nome… Una notte sentii dentro di me una voce che mi diceva: ‘tutte quelle cose sono opere di Dio, ma non sono Dio’. Dovevo scegliere Dio e non le sue opere”. E aggiunge che da quel giorno ha ripetuto sempre a se stesso: “Dio e non le opere di Dio”. E continua: “Ciò che conta è vivere secondo il Vangelo”.
Cari fratelli preti fate le opere di Dio, ma scegliete Dio, accogliete Lui e la sua opera in voi.
L’angelo Gabriele del Figlio annuncia chi sarà, quale missione dovrà compiere.
Sarà grande, verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide… il suo regno non avrà fine. Colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio.
Maria è chiamata a dare alla luce colui che è il Salvatore, colui che è per il compimento del Regno di Dio, il Messia atteso che si manifesterà pienamente nella gloria della croce.
Maria è chiamata ad accogliere un dono, Gesù, che è dono per gli altri, dono per tutti.
La Madre dunque, nel Figlio, è chiamata ad accogliere la comunità, il popolo di Dio di cui lei stessa è eminente membro. Maria accoglie colui che custodirà e darà vita vera alla comunità.
E voi, don Francesco e don Federico (insieme a don Massimo e a Pasquale) siete chiamati a custodire la comunità, a cercare il bene di tutti e dei singoli, a conoscere le persone, riconoscere i volti, ascoltare il loro cuore, condividere le sofferenze e le preoccupazioni, pregare con i fratelli, sorridere con chi è nella gioia e piangere con chi è nel dolore.
Siate preti con la gente, e accogliete questa comunità nel segno della condivisione, dell’ascolto, della vicinanza.
Un ultimo aspetto della accoglienza vorrei richiamare e desidero indicarla a tutti voi, alla comunità. Oggi, insieme a don Massimo e Pasquale che già esercitavano il ministero tra di voi, siete chiamati ad accogliere don Francesco e in particolare per la vita di ogni giorno, qui a Ponte a Egola, don Federico. Non si tratta di una accoglienza da vivere oggi con gioia nella Messa e poi, dopo un po’ di festa, tutti a casa propria. Accogliere vuol dire custodire e allora a voi, comunità tutta chiedo di custodire questi preti, abbiateli a cuore, pregate per loro, condividete la vita pastorale con il loro servizio di pastori e insieme sappiate condividere pienezza di umanità con loro, mostrando la gioia, la docilità dell’ascolto e anche la correzione fraterna se dovesse servire. Vi sono affidati questi preti, abbiatene cura, vogliate loro bene, pregate per loro.
Maria che fa sgorgare dal suo cuore il suo “avvenga per me secondo la tua parola” ci indica il segreto della accoglienza. E’ la Parola. In sintesi è la Parola il dono da accogliere, tutti noi, preti e comunità e nell’accogliere la Parola si vivrà il senso più profondo della accoglienza di cui abbiamo parlato.
E su tutti chiediamo, per i preti e il diacono della parrocchia, per tutti i fedeli chiediamo che avvenga per noi secondo la sua Parola… e sappiamo che sempre è una Parola di amore e di vita.