Mentre camminavo incontro al mio Signore/ ho attraversato il giardino dei Salmi»: con questi versi di questa semplice poesia, «Il Giardino dei Salmi«, accompagnata da un’immagine di Marc Chagall, è iniziato il quinto sabato di «ricerca spirituale» delle «Vie dello Spirito» sabato 8 febbraio nell’eremo di San Martino ad Agliati.
A farci partecipi della sua riflessione è stata Mariangela Nencioni, conosciuta per la sua tesi sui Salmi. Tutto l’intervento è stato importante e Mariangela ci ha consegnato esaustive coordinate storiche, teologiche e linguistiche sui Salmi, argomento della serata. Ma senza ombra di dubbio il messaggio della Nencioni ha voluto essere risposta ad una domanda: «Come si fa ad entrare in relazione con i Salmi?». È vero … li possiamo imparare a memoria, anche solo alcuni versetti, li possiamo cantare, rileggere. Ma quello che ci è stato proposto sono tre metodi che potranno costituire esercizio pratico per ognuno di noi.
«Ciascuno di voi può comporre il salmo 151. Si leggono i salmi, si coglie qualcosa che ci tocca il cuore, si scrive e si mette insieme per comporre il salmo». Nessuno infatti ci vieta di comporre un salmo che ci parla di Dio: «Tu sei mia difesa, Tu sei mia gloria, Tu sei giudice giusto, Tu sei il re, Tu sei il mio sostegno, Tu sei il giusto, Tu sei il mio Signore». Ognuno, è vero, può comporre il suo. «Un altro modo che vi propongo è quello di parafrasare il Salmo» che, certe volte, usa un linguaggio che non è proprio adatto a noi. Non si tratta, tuttavia, di cambiarne il significato ma di renderlo più adatto al modo in cui parliamo noi. Un esempio ce lo da la stessa Mariangela: «Io ho parafrasato il Salmo 50, da “Pietà o Dio secondo la tua Misericordia, nel tuo grande amore cancella il mio peccato” a “Guardami con amore o Dio perché tu sei misericordia e, poiché tu sei amore, non tener conto del mio peccato ma del tuo amore”». Il terzo modo è quello di prendere un versetto, girarci intorno e allargarlo fino a scrivere cose diverse ma partendo da lì, a cerchi concentrici. Qualcuno ha fatto qualcosa di simile con il vangelo delle Beatitudini: da «Beati i poveri in spirito» è arrivato a «Felici i poveri in spirito, perché sono felici con niente e per tutto, perché non possiedono niente e hanno tutto in dono, perché il loro cuore è aperto a Dio e ai fratelli e non è chiuso in sé».
A conclusione di questo primo momento della giornata l’invito di Padre Benedetto: «d’ora in poi ognuno componga i suoi Salmi, con i suoi sviluppi, il suo collage, le sue parafrasi, le sue adorazioni». E dopo la pausa tisana tutti nel piazzale a fare una grande danza, un ballo ringraziando Dio per quello che ci ha donato oggi: una luce sui Salmi, una luce sulla Misericordia di Dio.