Nel pomeriggio di sabato 23 ottobre, si è tenuto l’ultimo appuntamento del ciclo «“Dido” storie di donne. Sulle orme delle grandi figure femminili di San Miniato», promosso dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di San Miniato, coordinato da Andrea Mancini (collaboratore del settimanale diocesano ed editore de “La Conchiglia di Santiago”).
L’appuntamento è stato particolarmente interessante perché si è svolto all’interno della Cattedrale ed ha visto protagonista la figura della scultrice Amalia Duprè (Firenze, 1842 – 1928). Con il coordinamento di Elise Bianchi (Presidente della Commissione Pari Opportunità), sono intervenuti la professoressa e storica dell’arte Mara Roani Villani e il dott. Alexander Di Bartolo bibliotecario del Seminario, oltre alla vicesindaco Elisa Montanelli.
La professoressa Roani ha relazionato sull’attività artistica di Amalia Duprè, nota scultrice fiorentina, attiva anche nella Cattedrale di San Miniato nella seconda metà del XIX secolo. In particolare, sotto la supervisione del più noto padre Giovanni, realizzò le allegorie per i quattro monumenti celebrativi delle navate laterali (la Storia per Jacopo Buonaparte, la Poesia per Pietro Bagnoli, la Religione per mons. Francesco Poggi e la Chimica per Gioacchino Taddei), fra il 1862 e il 1864. Successivamente fu impegnata nelle specchiature del grande pulpito – realizzate fra il 1863 e il 1866, ma installate solamente nel 1870 – raffiguranti Cristo Risorto, la Vergine Maria, San Pietro, San Paolo, San Genesio, San Carlo Borromeo, San Francesco di Sales e San Giuseppe. Ha poi eseguito l’alto rilievo dedicato al proposto Giuseppe Conti (1866) e il medaglione raffigurante il Beato Pio Alberto del Corona (1913). Al di fuori della Cattedrale, ha realizzato parte del tabernacolo dove è collocata la venerata immagine mariana nel Santuario di San Romano. Nella relazione è stato sottolineato come, in tutta la storia dell’arte, sia difficile trovare figure di donne “scultrici”, poiché la lavorazione della pietra è un’attività che richiede molte energie. Tuttavia, questo problema fisico fu superato attraverso la tecnica di produzione: la scultrice realizzava i bozzetti in gesso o in terracotta che poi venivano trasferiti, o meglio riprodotti, su marmo da maestranze specializzate. In questo modo era fatta salva la parte di ideazione, che apparteneva interamente all’artista.
Il dottor Di Bartolo ha proposto un’indagine attraverso l’epistolario tra Amalia Dupré e il Beato Pio Alberto del Corona, vescovo di San Miniato dal 1879 al 1907, sebbene fino al 1897 come coadiutore. Il carteggio – pervenutoci attraverso il copialettere conservato al Convento delle Suore Domenicane dello Spirito Santo a Firenze – rivela un legame profondissimo, tra un padre e una figlia spirituale, iniziato già negli anni ‘60 dell’800 e che proseguì fino alla morte di monsignor Del Corona. L’analisi di alcuni testi ha consentito a Di Bartolo di offrire ai presenti alcuni spunti interessanti circa l’estetica del vescovo domenicano, e della sua idea circa il rapporto tra arte e teologia, oltreché dell’autentica cifra spirituale della stessa Amalia Dupré.