Pastorale familiare

Incontro mondiale delle famiglie, appuntamento preparatorio a Lucca

La Redazione

Al pellegrinaggio diocesano a Lucca, in programma per sabato 18 giugno, seguirà domenica 19, sempre a Lucca, un altro importante appuntamento: le diocesi di San Miniato, Pescia, Volterra, Pisa, Lucca e Massa Carrara si ritroveranno nel Seminario arcivescovile di Monte San Quirico in preparazione all’incontro mondiale delle famiglie di Roma (22-26 giugno). L’iniziativa ha per titolo: «L’amore familiare, modello di sinodalità nella Chiesa». All’incontro interverrà anche don Stefano Salucci, docente di Teologia del matrimonio allo studio teologico interdiocesano “Mons. Bartoletti” di Pisa. Per l’occasione gli abbiamo rivolto alcune domande.


 

Don Stefano, in vista dell’incontro mondiale delle famiglie, vengono proposte iniziative in collaborazione tra più diocesi, come avviene per le sei del nord della Toscana. Come valuta questa opportunità di condivisione?

«Sicuramente è una opportunità. Certo, se non fosse stato per il Pontificio consiglio per la famiglia che a causa di questa pandemia ha dato il suggerimento di vivere questo evento nelle diocesi, forse non avremmo avuto l’input per avviare questa collaborazione. Infatti la partecipazione a Roma è riservata ad una stretta rappresentanza. Ma questa collaborazione sul territorio la valuto molto positivamente, anche perché è vero che avviene per un evento specifico, ma porta con sé la potenzialità di poter essere prolungata ed estesa anche ad altri momenti successivi».

Nel clima e nell’impegno sinodale che siamo chiamati a vivere in questo periodo, perché indicare la famiglia come modello di sinodalità, come si legge nel titolo dell’incontro di Lucca?

«Sinodo significa camminare insieme, e dov’è il luogo dove si impara a camminare insieme? La D famiglia. E quando di fatto la famiglia non cammina insieme abbiamo una famiglia disgregata, separata, disunita. Quando invece in maniera virtuosa la famiglia sa camminare insieme, il che significa rispettare ciascuno il tempo dell’altro, il marito della moglie prima di tutto, ma poi i genitori dei figli e poi i figli anche dei genitori… Perché c’è un tempo in cui anche i figli si fanno custodi dei genitori nell’anzianità. Quando questo avviene si impara a vivere per l’altro. L’aspettarsi e non lo scartarsi, per usare un termine caro a papa Francesco, l’accogliersi nella propria situazione reale è il luogo dove noi impariamo a vivere per l’altro, visto non come ostacolo a noi stessi ma come opportunità di vivere diversamente anche la relazione. Quindi credo che la famiglia sia davvero un luogo dove si impara a camminare insieme. Quindi la scelta del titolo ci pare essere opportuna, visto il clima sinodale che stiamo vivendo. Questo cammino verso l’Incontro mondiale delle famiglie ha, tra l’altro, una configurazione sinodale che vede come nel nostro caso diverse diocesi insieme nel farlo».

Il 19 giugno a Lucca oltre a lei interverrà anche una coppia di sposi – Laura Viscardi e Claudio Gentili – che commenterà e presenterà l’Esortazione di papa Francesco Amoris Laetitia. Secondo lei, sintetizzando al massimo, perché è così importante questo testo?

«È importante perché è l’espressione dell’insegnamento dei vescovi in comunione col Papa, dopo due sinodi sul tema: uno straordinario e uno ordinario. Nella Chiesa il magistero esprime la fiducia che lo Spirito Santo, attraverso gli organi con cui la Chiesa lavora, porti avanti il cammino della Chiesa. Poi, un secondo aspetto dell’importanza di questo testo, è che si tratta di un documento sulla famiglia che arriva più di trent’anni dopo la Familiaris Consortio, quindi certamente recepisce la situazione contemporanea delle famiglie».

Al termine dell’incontro del 19 giugno interverrà anche mons. Paolo Giulietti, arcivescovo di Lucca, che è anche presidente della Commissione famiglia, giovani e vita della Conferenza episcopale italiana. L’incontro mondiale delle famiglie che si svolgerà a Roma, potrà dire qualcosa su questi aspetti più ampi: “Famiglia, giovani e vita”?

«Difficile rispondere dovendo ancora ascoltare le proposte che verranno fatte, ma certamente ogni momento in cui si riflette sulla famiglia ha un suo valore perché ci ricorda che la famiglia non è un capriccio del nostro desiderio, ma una realtà data da Dio nella natura dell’uomo. Certamente, se posso dire, anche nella Chiesa finora si è avuta una visione troppo poco unitaria di questi tre elementi: famiglia, giovani e vita. Ancora lavoriamo su pastorali parallele e questo dispiace perché non si può pensare di lavorare coi giovani estrapolandoli da una pastorale familiare, non si può lavorare sulla famiglia, quindi con gli sposi quasi dimenticandosi che saranno o già sono anche genitori. Ecco sono tre realtà interconnesse che necessiterebbero di una pastorale totalmente integrata. Cosa che nelle nostre diocesi ancora si fa fatica a fare».