La Candelora, celebrata ogni anno il 2 febbraio, è una delle feste più ricche di simbolismo del calendario liturgico. Nota come la festa della Presentazione di Gesù al Tempio, racchiude in sé due temi fondamentali: la purificazione di Maria, come richiesto dalla legge mosaica, e il riconoscimento di Gesù come «luce per illuminare le genti», secondo le parole del vecchio Simeone (Lc 2,22-40). La tradizione cristiana si lega profondamente al simbolismo della luce: le candele benedette in questa occasione rappresentano Cristo, che dissipa le tenebre del peccato e della morte. La Candelora segna anche la fine del periodo natalizio, accompagnata da riti che richiamano l’antico desiderio umano di celebrare la vittoria della luce sulle ombre dell’inverno.
Molti elementi della Candelora cristiana hanno un parallelo con le antiche celebrazioni pagane. Una delle più conosciute è quella dei Lupercali, una festa romana di metà febbraio dedicata al dio Fauno (Luperco), protettore dei pastori e del bestiame. Durante i Lupercali, i sacerdoti luperci correvano per le strade di Roma con fiaccole e pelli di capra, celebrando la fertilità e l’allontanamento degli spiriti maligni. Con l’avvento del cristianesimo, molte festività pagane furono trasformate in ricorrenze liturgiche. Così, i Lupercali e altri riti legati al ciclo della luce e della fertilità furono assorbiti e reinterpretati nel contesto della Presentazione al Tempio e del tema della purificazione. Il simbolismo delle candele è centrale nella celebrazione della Candelora. Durante la liturgia, le candele vengono benedette e distribuite ai fedeli, che le accendono in processione. La luce simboleggia Cristo, definito nel Vangelo di Giovanni come «la luce vera che illumina ogni uomo» (Gv 1,9). La saggezza popolare ha intrecciato alla Candelora proverbi e detti legati al ciclo delle stagioni. Uno dei più noti recita: «Per Candelora dall’inverno siamo fora; ma se piove o tira vento, dell’inverno siamo dentro». Questo detto riflette l’antica attenzione contadina al clima e ai ritmi naturali, poiché il 2 febbraio segnava una tappa importante nel passaggio dall’inverno alla primavera.
Il significato simbolico della Candelora varia da regione a regione. In molte zone d’Italia, si usava accendere falò o portare in processione candele accese per chiedere la protezione divina contro le calamità naturali e garantire raccolti abbondanti.
Anche nella diocesi di San Miniato, la Candelora è stata per secoli una ricorrenza molto sentita. In passato, le nostre chiese ospitavano una solenne processione di fiaccole, durante la quale i fedeli portavano le candele benedette, intonando canti dedicati a Maria e a Cristo, luce del mondo. Un’altra tradizione sicuramente diffusa in diocesi riguardava la benedizione delle campagne: i sacerdoti di solito nei giorni che precedevano o che seguivano la Candelora visitavano le case e i campi, portando con sé una candela benedetta, simbolo di protezione e speranza per il nuovo anno agricolo. La Candelora resta oggi un momento di grande intensità spirituale, capace di unire tradizione liturgica e folklore popolare. È una festa che parla di luce e purificazione, ma anche di continuità e trasformazione. Ogni candela accesa è un invito a lasciarsi illuminare dalla luce che non conosce tenebre. E così, tra passato e presente, la Candelora continua a ricordarci che, come dice il proverbio, dall’inverno siamo fora. Almeno nel cuore.