Il Mercoledì delle Ceneri segna l’inizio del cammino quaresimale per i cristiani: un tempo di riflessione, silenzio e valutazione del proprio percorso di vita. È un momento per porsi domande profonde e talvolta inquietanti: Dove sto andando? La strada che sto percorrendo mi conduce verso il fine ultimo del mio essere cristiano? Domande che esigono risposte sincere, in un periodo dedicato all’ascolto dello Spirito e al ritorno a Dio.
L’imposizione delle Ceneri, gesto carico di simbolismo, affonda le sue radici nelle tradizioni degli antichi popoli e nella cultura ebraica. Mettere le ceneri sul capo o sedervisi sopra è considerato un atto di penitenza, di pentimento per i peccati commessi e di ritorno a Dio.
È un richiamo alla mortalità dell’uomo e alla necessità di convertirsi. «Convertitevi e credete al Vangelo», sono le parole del rito, che sottolineano non solo l’aspetto penitenziale, ma anche quello positivo della Quaresima: un tempo di conversione, di preghiera assidua e di rinnovato amore per Dio. La preghiera, spesso sottovalutata o ignorata, è il cuore pulsante di ogni atto di carità. Ma cos’è davvero la preghiera? Qual è il suo potere rivoluzionario nel connetterci alla I dimensione del sacro? Don Luciano Marrucci, nel suo testo teatrale «Il ragazzo della conchiglia», offre una risposta suggestiva attraverso una storia emblematica. Don Luciano racconta di due famiglie: una composta da Silenzio e Parola, l’altra da Sogno e Realtà. Silenzio, prima di incontrare Parola, era solo e triste; Parola, al contrario, era invece allegra. Così diversi, credettero di esser fatti l’uno per l’altro. Si conobbero e si amarono; dalla loro unione nacque una bella bambina: la Preghiera. L’altra coppia, Sogno e Realtà, pur amandosi, non poté avere figli, poiché Realtà era sterile e non poteva dare a Sogno un figlio che gli somigliasse. Intanto, Silenzio e Parola ebbero un’altra figlia, la Poesia, ma Parola morì poco dopo averla data alla luce. Ebbe appena il tempo di guardarla che tra le braccia del marito. Silenzio, rimasto solo, accettò di allevare la Poesia insieme a Sogno e Realtà, che la adottarono con amore. Nella casa di Silenzio rimase, più sola di prima, una bambina scalza e ignuda, che nessuno guardava: la Preghiera. Siccome nessuno la voleva, la prese Dio. La bambina fu molto contenta di rivedere sua madre.
In un incontro pubblico chiesi a don Luciano se potevo commentare con particolarità questa sua storia commovente e riflessiva. Don Luciano salì in cattedra e da buon e severo professore ascoltò la mia sintesi. I nomi che hai messo ai genitori delle bambine, dissi, aprono a una visione della famiglia in cui, pur nelle diversità e contrasti, si vivono l’amore e la comprensione delle reciproche scelte. Ma ciò che più attira l’attenzione è la fine delle due figlie. La Poesia si trova bene, non le manca niente. La Preghiera invece è scalza e ignuda, e Dio la prende con sé perché nessuno la cura e la aiuta. Notiamo come la fine della Preghiera rispecchi in pieno la realtà di oggi: molti hanno smesso di pregare, di ringraziare Dio, di aprirgli il cuore. Si ricorre a Lui solo nei momenti di bisogno, dimenticando che la preghiera è un dialogo costante, un atto d’amore e di fiducia.
Un ragazzo, commosso dalla storia, chiese: «Ma chi è Dio? Dove si trova?». Il narratore rispose: «Dio è nella conchiglia che hai dentro di te. Vuoi imparare a suonarla?». Ecco il senso profondo della Quaresima: cercare Dio, invocarlo, amarlo. Ritrovare il desiderio della preghiera, che non si limita a ripetere le parole che la Chiesa ci ha insegnato, ma si esprime anche attraverso gesti concreti di giustizia, saggezza e carità verso il prossimo. La preghiera, come quella bambina scalza e ignuda, trova finalmente la sua casa nel cuore di chi la accoglie. Dio, che è più in fondo degli abissi e più in cima delle montagne, ascolta e risponde. «Dio: io ti sento, io ti parlo. Come sono contento che mi ascolti! Sono vicino a te e tu sei vicino a me!». In questo tempo di Quaresima, riscopriamo la forza rivoluzionaria della preghiera, che ci avvicina a Dio e ci trasforma, rendendoci testimoni del suo amore.